Trump nega la sua responsabilità per il calo dei mercati: "È il mercato azionario di Biden, non di Trump"
Il presidente attribuisce la flessione degli indici all’Amministrazione precedente, ma un suo messaggio del 2024 raccontava un’altra storia. I dati attuali mostrano un S&P 500 in calo del 3,8% da novembre 2024, del 6% da inizio anno e di quasi il 10% dal 20 gennaio, suo insediamento.

Nell giornata di oggi il presidente Donald Trump ha negato ogni responsabilità per la recente flessione di Wall Street, intervenendo con un post sulla sua piattaforma Truth Social: "Questo è il mercato azionario di Biden, non di Trump. Non avevo alcuna responsabilità fino al 20 gennaio", ha scritto, puntando il dito contro l’Amministrazione precedente per le difficoltà economiche attuali.
Nel suo post di oggi Trump ha anche promesso un futuro rimbalzo, affermando che "i dazi presto inizieranno a entrare in vigore" e che "le aziende stanno iniziando a trasferirsi negli Stati Uniti in numeri record". Secondo il presidente, il Paese "prospererà" una volta rimossa "l’eredità di Biden", benché "ci vorrà del tempo", invitando gli investitori ad "essere pazienti".

La presa di posizione si discosta, però, nettamente da quanto affermato dallo stesso Trump il 17 gennaio 2024, quando gli indici viaggiavano in territorio positivo e lui non era ancora alla Casa Bianca. All’epoca proclamò che quello fosse "il mercato di Trump", attribuendo la spinta delle quotazioni alla fiducia degli investitori in un suo futuro successo elettorale. Il messaggio, pubblicato tutto in maiuscolo, sosteneva che i buoni sondaggi a lui favorevoli "fanno salire il mercato".

Entusiasmo post-elettorale e l’impatto dei dazi
Fin dal giorno della sua rielezione, molti operatori di mercato avevano salutato con favore la prospettiva di un’Amministrazione repubblicana intenzionata ad alleggerire le regolamentazioni e a ridurre le imposte. Nelle settimane immediatamente successive, le quotazioni erano così salite in maniera consistente. L’aria è cambiata drasticamente dopo il cosiddetto “Liberation Day”, quando il presidente ha annunciato dazi elevati e generalizzati sulle importazioni da ogni Paese: l’S&P 500 ha registrato subito una brusca contrazione.
Da quel momento i listini hanno vissuto una volatilità storica, alternando rialzi e ribassi a seconda delle notizie provenienti dalla Casa Bianca. Le azioni hanno recuperato terreno ogni volta che affiorava la possibilità di un alleggerimento dei dazi, come avvenuto nei giorni scorsi. Al contrario, hanno ripreso a scendere dopo l’ipotesi — poi ritrattata — di licenziare il presidente della Federal Reserve Jerome Powell.
Numeri alla mano: indici in flessione dopo la sua elezione
Rispetto al periodo immediatamente precedente le elezioni, l’S&P 500 è sceso oggi del 3,8%. Il bilancio da inizio anno è -6%, mentre dal giorno del secondo insediamento di Trump, il 20 gennaio, la perdita sfiora il 10%.
Ma, contrariamente, alla narrazione del presidente, l’economia alla fine del 2024 mostrava ancora fondamentali solidi, pur con segnali di rallentamento. I principali indicatori macroeconomici erano positivi, circostanza che rende meno immediato imputare l’attuale correzione di Borsa esclusivamente al ciclo ereditato da Biden.
A influenzare gli scambi, come conferma anche Lisa Shalett, Chief Investment Officer di Morgan Stanley Wealth Management, intervistata da Axios, è soprattutto "la sequenza di annunci politici della Casa Bianca, prima confermati poi smentiti, che ha alimentato la volatilità".
Al netto delle difficoltà nell’attribuire in modo univoco l’andamento dei listini all’azione di un singolo presidente, ad ogni modo, i dati mostrano che il clima di incertezza generato da dazi, dichiarazioni contraddittorie e revoca di decisioni continua a pesare in modo tangibile sull'andamento delle borse statunitensi.