JD Vance critica il presidente della Corte Suprema: "Sbagliato pensare che i tribunali debbano limitare l'esecutivo"
Il vicepresidente degli Stati Uniti rilancia lo scontro con il potere giudiziario, difendendo le azioni dell’Amministrazione Trump sull’immigrazione.

Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha definito "un sentimento profondamente sbagliato" la recente dichiarazione del presidente della Corte Suprema John Roberts, secondo cui il ruolo della magistratura è anche quello di "controllare gli eccessi del Congresso o dell’esecutivo". La critica è arrivata durante un'intervista concessa al podcast Interesting Times del New York Times, pubblicata mercoledì.
Le parole di Vance si inseriscono nel più ampio contesto delle tensioni tra l'Amministrazione Trump ed il potere giudiziario, aumentate dopo numerose decisioni di tribunali federali che hanno bloccato provvedimenti del presidente, in particolare quelli riguardanti l’immigrazione. In precedenza, Roberts aveva ribadito in un raro intervento pubblico che la magistratura ha il dovere non solo di risolvere casi concreti, ma anche di vigilare sugli abusi degli altri poteri, legislativo ed esecutivo.
Lo scorso marzo, Roberts aveva anche respinto le richieste repubblicane di impeachment di un giudice federale che aveva ordinato il rientro di voli di rimpatrio con presunti membri di gang venezuelane.
Da parte sua Vance ha criticato con forza la posizione espressa da Roberts, sostenendo che il controllo sugli eccessi dell’esecutivo rappresenta "solo metà" del compito della Corte Suprema. "L'altra metà del suo lavoro è controllare gli eccessi del proprio ramo", ha affermato Vance, aggiungendo che non è accettabile che i tribunali ostacolino la volontà popolare:
"Non si può avere un Paese in cui il popolo americano continua a votare per l'applicazione delle leggi sull'immigrazione e i tribunali dicono al popolo americano che non è permesso avere ciò per cui hanno votato".
Secondo il vicepresidente, i tribunali starebbero tentando "letteralmente di ribaltare la volontà del popolo americano", pur precisando che questa situazione non riguarda la maggioranza dei giudici.
La tensione tra Casa Bianca e tribunali federali non è nuova. Vance aveva già espresso posizioni simili in passato. A febbraio aveva scritto chiaramente che "ai giudici non è permesso controllare il legittimo potere dell’esecutivo". Tali posizioni hanno destato preoccupazioni sulla possibilità che l'Amministrazione possa arrivare a ignorare apertamente gli ordini giudiziari, un'azione che rischierebbe di compromettere il sistema di equilibri e controlli costituzionali degli Stati Uniti.
Va ricordato che il controllo giudiziario, introdotto dal caso storico Marbury v. Madison nel 1803, permette alla Corte Suprema di dichiarare incostituzionali provvedimenti legislativi ed esecutivi quando in contrasto con la Costituzione americana. Ignorare tali decisioni, sottolineano i critici, potrebbe indebolire significativamente il sistema democratico degli Stati Uniti.
Tuttavia, Vance ha chiarito al giornalista Ross Douthat del New York Times che l’Amministrazione continuerà a "lavorare attraverso il processo dei tribunali dell’immigrazione, anche attraverso la Corte Suprema, il più possibile". Un riferimento diretto a un recente caso esaminato dalla Corte Suprema riguardante il diritto di cittadinanza per nascita, una questione centrale per la politica dura sull'immigrazione del presidente Trump. Una decisione definitiva della Corte Suprema su questo caso è attesa entro fine giugno, e potrebbe ridefinire chiaramente i limiti dei poteri di intervento dei tribunali inferiori rispetto alle azioni esecutive del presidente.