Stop all'ultimo minuto per l'accordo sullo sfruttamento dei minerali rari: ancora divergenze tra USA ed Ucraina
I colloqui tra Washington e Kyiv per un'intesa sui minerali rari hanno subito una battuta d'arresto dell'ultimo minuto, nonostante settimane di negoziati. Il nodo è il pacchetto di documenti richiesti dagli Stati Uniti, tra cui la creazione di un fondo di investimento congiunto.

Stati Uniti e Ucraina hanno incontrato ostacoli dell’ultimo minuto nei negoziati per la firma di un accordo quadro destinato a promuovere lo sviluppo delle risorse minerarie ucraine e la creazione di un fondo di investimento congiunto. L’intesa, frutto di settimane di colloqui tra le delegazioni dei due Paesi, sembrava ormai pronta per essere siglata oggi, ma è stata bloccata da nuove divergenze emerse a ridosso della cerimonia di firma, secondo quanto riportato dal Financial Times.
Il primo vice primo ministro ucraino, Yulia Svyrydenko, è giunta a Washington con l’intenzione di firmare l’accordo, ma ha ricevuto dal team del segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, un ultimatum: o la firma di tutti i documenti previsti oppure rinunciare all’intesa e fare ritorno in Ucraina.
Tre documenti, un solo pacchetto
Al centro del contenzioso vi è la volontà degli Stati Uniti di procedere con la firma simultanea non solo dell’accordo quadro, ma anche di un secondo documento che disciplina in dettaglio il fondo di investimento e di un terzo documento tecnico. Le fonti vicine alla trattativa riportano che l’Ucraina avrebbe cercato di rivedere alcuni termini nel fine settimana precedente, suscitando la reazione americana.
Una fonte informata sul lato statunitense ha indicato che i principali punti di frizione riguardano la governance del fondo, i meccanismi di trasparenza e la tracciabilità dei fondi investiti. Nonostante le tensioni, la stessa fonte ha precisato che, se Kyiv dovesse tornare ai termini originariamente concordati, l’accordo potrebbe essere firmato in tempi molto rapidi.
Da parte sua, l’Amministrazione americana ha ribadito la volontà di procedere celermente. “Il presidente Trump ha dichiarato che il momento di concludere è adesso, e ci stiamo muovendo con tutta la rapidità necessaria verso questo obiettivo”, ha affermato un portavoce del Tesoro.
La posizione ucraina: passaggio parlamentare e mancanza di fiducia
La delegazione ucraina, però, ha contestato la ricostruzione fornita da Washington, sottolineando che la firma simultanea di tutti i documenti richiesti non è tecnicamente possibile, in quanto il secondo accordo – quello relativo al fondo – necessita di ratifica parlamentare a Kyiv.
Un funzionario ucraino ha inoltre espresso timori sull’atteggiamento americano, sostenendo che “gli Stati Uniti non saranno soddisfatti di nulla”. Kyiv si è comunque detta pronta a firmare subito l’accordo quadro, pur riconoscendo che le probabilità di una conclusione positiva erano poco più di “50-50”.
Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, intervenendo oggi, ha cercato di mantenere un tono costruttivo, dichiarando che “non appena saranno definiti tutti i dettagli finali, cosa che spero avverrà nelle prossime 24 ore, l’accordo sarà firmato e faremo il primo passo”.
Contenuti e limiti dell’accordo
L’intesa non prevede garanzie di sicurezza esplicite da parte degli Stati Uniti, come richiesto dall’Ucraina, ma viene descritta come “un’espressione di un più ampio allineamento strategico a lungo termine... e una dimostrazione tangibile del sostegno degli Stati Uniti d’America alla sicurezza, prosperità, ricostruzione e integrazione dell’Ucraina nei quadri economici globali”.
Un nodo cruciale dei negoziati è stato sciolto solo di recente: inizialmente, il presidente Trump aveva richiesto che i precedenti aiuti militari forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina venissero trattati come prestiti da rimborsare tramite l’accordo. Tale proposta era stata respinta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, portando all’annullamento di una cerimonia di firma a febbraio, dopo uno scontro pubblico tra i due leader nell’Ufficio Ovale.
Successivamente, l’Amministrazione americana ha avanzato una proposta più moderata, secondo cui solo i futuri aiuti militari sarebbero considerati come contributo al fondo. Tale modifica è stata accolta favorevolmente da Kyiv.
Verso un’intesa, ma non senza ostacoli
Dopo le tensioni di febbraio, i negoziati hanno assunto un tono più costruttivo. Kyiv si è avvalsa del supporto di uno studio legale statunitense per facilitare la trattativa e, all’inizio del mese, le parti hanno firmato un memorandum d’intenti con l’obiettivo di finalizzare l’accordo sul fondo e sugli asset energetici e naturali.
Secondo i termini dell’accordo in discussione, una volta che entrerà in vigore, qualsiasi nuova assistenza militare statunitense, compresi sistemi d’arma, munizioni, tecnologia e programmi di addestramento, sarà conteggiata come contributo di capitale degli Stati Uniti al fondo.
Nonostante il miglioramento del clima negoziale, la trattativa resta però delicata, come mostrato dallo stop all'ultimo minuto di oggi. Ciò avviene mentre il presidente Trump ha espresso crescente frustrazione per lo stallo nei colloqui di cessate il fuoco e ha manifestato dubbi sulla disponibilità del presidente russo Vladimir Putin a impegnarsi seriamente in un quadro di pace, che Trump sperava di mediare nei suoi primi cento giorni alla Casa Bianca.
Questo contesto aggiunge ulteriore urgenza alla definizione di un'intesa che, pur non coprendo aspetti militari in senso stretto, rappresenterebbe, in ogni caso, un segnale tangibile del rilancio delle relazioni strategiche tra Washington e Kyiv.