Sondaggio Gallup, Trump parte con livelli di popolarità storicamente bassi per un neo presidente
Il presidente riconfermato non sfonda il 50% e si trova di fronte ad un netto divario di popolarità tra elettori repubblicani e democratici.

A pochi giorni dall’inizio del suo secondo mandato, il presidente Donald Trump registra un 47% di approvazione secondo il primo sondaggio Gallup sulla popolarità della sua nuova Amministrazione.
Un dato che, se da un lato supera di poco il 45% con cui aveva esordito nel 2017, dall’altro continua a rimanere al di sotto delle soglie iniziali di tutti i presidenti eletti dal 1953.
Al contempo, il 48% degli intervistati esprime disapprovazione nei suoi confronti già da subito, segno di una polarizzazione tutt’altro che risolta dopo le elezioni di novembre 2024 che hanno visto la sua vittoria di misura.
Confronti storici e mancata “luna di miele”
I sondaggi di inizio mandato negli Stati Uniti sono tradizionalmente considerati indicatori di un potenziale “periodo di luna di miele”, quando il nuovo o riconfermato presidente gode di un consenso elevato.
Nei fatti, Trump pare ancora l’unico presidente a non aver mai sfiorato il 50% di gradimento durante il suo primo mandato.
Malgrado ora sia salito a un 47% – vicino alle valutazioni iniziali di Ronald Reagan e George H.W. Bush (entrambe al 51%) – non si tratta di un vero e proprio “rimbalzo” favorevole, visto l’alto tasso di disapprovazione e la netta polarizzazione partitica.

Secondo Gallup, infatti, i repubblicani si schierano quasi compattamente con il loro beniamino con il 91% di approvazione, mentre solo il 6% dei democratici approva l’operato del presidente.

Una distanza di 85 punti percentuali che ricalca, se non addirittura supera, l’ampia forbice già evidente nella prima era Trump dal 2017 in poi.
L’incognita dell’azione rapida e delle prime misure
Il neo presidente ha avviato la sua seconda Amministrazione con una raffica di ordini esecutivi, toccando settori chiave come immigrazione, difesa, politica estera, ambiente ed efficienza governativa.
Non sorprende dunque che gli americani appaiano subito divisi sui ritmi di questi interventi: il 40% reputa la velocità “adeguata”, il 37% la giudica “troppo rapida” e il 14% vorrebbe ancora più decisionismo.
Tra i repubblicani, l’83% sostiene che la tabella di marcia sia perfettamente calibrata, mentre la maggioranza dei democratici (61%) la trova eccessiva.
Gli indipendenti si attestano invece a metà strada, ricalcando i numeri del campione complessivo. Interessante notare che, rispetto all’esordio del 2017, gli americani appaiono persino meno propensi a considerare “troppo rapida” l’azione presidenziale.
Un consenso fragile ma in leggera ascesa
Nonostante l’assenza di un vero “effetto luna di miele”, l’attuale 47% di gradimento si avvicina ai picchi massimi raggiunti dal presidente nella sua prima Amministrazione, quando arrivò al massimo il 49%.
Durante il primo mandato, la media di popolarità è stata, infatti, solo del 41% ed – al termine del quadriennio, tra le tensioni del post-elezione 2020 e l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 – è crollata persino fino ad un minimo del 34%.
Ora, con l’avvio di questo secondo mandato, Trump sembra, invece, ripartire da un livello di popolarità leggermente superiore rispetto al suo dato iniziale del 2017, ma che resta ancora ancora lontano da quelli che altri presidenti hanno goduto nelle prime settimane in carica.
Ci sarà davvero una luna di miele?
La storia insegna che spesso i presidenti hanno spesso iniziato con indici di consenso elevati, ma la vera prova arriva con il passare dei mesi.
Nel caso di Trump, i numeri suggeriscono che un margine di recupero esista, ma solo se riuscirà a intercettare i giudizi degli indipendenti e di una parte dell’elettorato democratico, attualmente molto distante dalle posizioni della base repubblicana.
Se la sua approvazione dovesse restare stabile o addirittura salisse, è possibile che nei prossimi mesi si guardi a queste settimane come a un periodo persino “favorevole” per il presidente.
In caso contrario, la mancata luna di miele non farà che sottolineare la singolarità di un fenomeno politico che continua a dividere in due il Paese.