Mosca chiede la cessione di cinque regioni ucraine in cambio della pace: Kyiv rifiuta, Trump indeciso
Il direttore dell'intelligence estera russa elenca le condizioni per un accordo: neutralità ucraina, riconoscimento dei confini attuali e rinuncia ai territori annessi. Zelensky respinge le richieste, mentre la posizione del presidente Trump resta incerta.

La Russia intende subordinare un eventuale accordo di pace con l’Ucraina alla rinuncia da parte di Kyiv alla Crimea e a quattro regioni annesse: Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Lo ha dichiarato il direttore del Servizio di intelligence estero (SVR) russo, Sergei Naryshkin, in un’intervista rilasciata all’agenzia TASS.
Secondo quanto affermato da Naryshkin, i presupposti per un'intesa includono “il riconoscimento della sovranità” della Russia sui territori occupati e l’accettazione degli “attuali confini territoriali”.
A queste condizioni si aggiungono la richiesta di uno status neutrale e denuclearizzato per l’Ucraina, accompagnato da “demilitarizzazione e denazificazione”, termini già ricorrenti nella narrativa ufficiale russa.
Inoltre, Mosca chiede la revoca di “tutte le leggi discriminatorie” approvate da Kyiv dopo il “colpo di Stato” del 2014, definizione con cui le autorità russe si riferiscono alla rivoluzione di Maidan.
Le dichiarazioni del capo dell’intelligence russa si inseriscono in un contesto in cui la Russia mantiene un controllo parziale ma significativo sulle regioni rivendicate. Secondo i dati disponibili, l’esercito russo occupa il 98,6% della regione di Lugansk, il 62,6% di Donetsk, il 71,9% di Zaporizhzhia e il 69,3% di Kherson.
Tuttavia, le forze russe non controllano i capoluoghi di Zaporizhzhia (706.000 abitanti prima della guerra) e Kherson (275.000), due snodi urbani e amministrativi di rilievo.
La richiesta di una cessione totale delle quattro regioni ucraine era già stata formulata dal Ministro degli Esteri Sergei Lavrov e dal segretario del Consiglio di Sicurezza russo Sergei Shoigu, e resta una linea promossa dal presidente Vladimir Putin.
Secondo quanto riferito da Reuters, anche il rappresentante speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, avrebbe suggerito al presidente Donald Trump di appoggiare tale proposta come base per un cessate il fuoco.
Tuttavia, fonti anonime citate dall’agenzia affermano che Trump non ha ancora assunto una posizione definitiva sulla questione.
Nel frattempo, The Moscow Times riporta che il Cremlino sarebbe intenzionato a prolungare i negoziati nella speranza di guadagnare ulteriore terreno sul campo. Secondo quattro fonti informate, un funzionario vicino alla presidenza russa avrebbe dichiarato che Putin punta al “pieno controllo” delle quattro regioni annesse, obiettivo che intende perseguire “a qualsiasi costo”.
Allo stato attuale, però, le forze russe non disporrebbero dei mezzi necessari per conquistare le città di Kherson e Zaporizhzhia, ed è quindi allo studio una strategia alternativa.
Sempre secondo la stessa fonte, Mosca potrebbe tentare di occupare temporaneamente aree di altre regioni, come Dnipro o Sumy, per poi utilizzarle come moneta di scambio in eventuali negoziati, al fine di ottenere la totalità dei territori già rivendicati e costituzionalmente annessi dalla Federazione Russa.
Sul versante ucraino, la posizione ufficiale resta immutata. La Costituzione del Paese vieta qualsiasi modifica territoriale, e il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito più volte che concessioni in tal senso rappresenterebbero una “linea rossa” invalicabile.
Pur ammettendo che le Forze Armate ucraine non sono attualmente in grado di riconquistare tutte le aree occupate, il presidente ha affermato che Kyiv punta a recuperarle attraverso la diplomazia.
Nel corso di un colloquio con Trump, Zelensky avrebbe respinto l’idea di congelare il conflitto lungo l’attuale linea di contatto, sottolineando che una simile soluzione porterebbe allo spopolamento delle città divise dal fronte, in quanto nessuno avrebbe interesse a tornare a vivere in un’area instabile e contesa.