Le imprese americane sono già in difficoltà per i dazi
L'amministrazione Trump ha aumentato i dazi sui prodotti cinesi fino al 145%, mentre la Cina ha risposto con contromisure analoghe. Le imprese americane, colpite duramente, sospendono le importazioni e rivedono i piani occupazionali

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto nuovi livelli di tensione, con l’imposizione di dazi altissimi che stanno colpendo duramente le imprese di entrambi i Paesi. Dopo una pausa temporanea sui dazi “reciproci” applicati alla maggior parte degli altri Paesi, l’amministrazione Trump ha incrementato rapidamente le tariffe sui prodotti cinesi, passando dal 54% del 2 aprile al 145% nel giro di una settimana. In risposta, Pechino ha portato i propri dazi sui beni statunitensi al 125%.
Nonostante la gravità della situazione, non ci sono segnali concreti di un riavvicinamento tra le due potenze. Il presidente Trump ha espresso la volontà di dialogare con il leader cinese Xi Jinping, ma ha lasciato intendere che dovrebbe essere la Cina a fare il primo passo. Intanto, il governo cinese si mostra riluttante ad avviare un contatto diretto, temendo un confronto imprevedibile e potenzialmente umiliante.
Ma come riporta il New York Times, crisi ha già avuto un forte impatto su numerosi settori economici statunitensi. Aziende che dipendono fortemente dall’importazione di beni cinesi — tra cui produttori di giocattoli, articoli sportivi ed elettronica — si trovano ora in una situazione di stallo, costrette a sospendere le spedizioni e rivedere i piani aziendali.
Rick Woldenberg, amministratore delegato di Learning Resources, azienda dell’Illinois produttrice di giocattoli educativi, ha dichiarato di aver già interrotto alcune spedizioni dalla Cina a causa dei nuovi dazi. L'anno scorso, la sua azienda ha versato 2,3 milioni di dollari in dazi e imposte doganali. Quest’anno, in caso di mantenimento delle vendite previste, dovrebbe pagarne oltre 100 milioni — una cifra insostenibile anche tagliando tutte le spese tranne gli stipendi base.
Secondo Woldenberg, oltre una certa soglia, il dazio diventa una vera e propria interdizione commerciale. “Potrebbe alzarlo anche al 100 miliardi per cento — non cambierebbe nulla. È come un divieto legale,” ha affermato.
Situazione simile per Christophe Lavigne, presidente della Highfield, azienda produttrice di imbarcazioni con stabilimenti in Cina e negli Stati Uniti. A fronte di dazi fino al 198%, ha deciso di sospendere tutte le importazioni. “Non possiamo riconvertire l’intera catena di fornitura in due mesi,” ha spiegato.
Grandi aziende multinazionali, pur avendo maggiori possibilità di diversificare i fornitori, stanno subendo contraccolpi. La catena Hobby Lobby ha informato i fornitori del ritardo nelle spedizioni dalla Cina, citando “uno scenario instabile e imprevedibile” causato dall’aumento dei dazi.
In un tentativo di ridurre le ricadute economiche, l’amministrazione Trump ha escluso alcuni prodotti elettronici — come smartphone, computer portatili e televisori — dagli ultimi dazi, pur mantenendo un'imposta del 20% introdotta in precedenza come risposta al presunto coinvolgimento cinese nel traffico di fentanyl.
Tuttavia, le ripercussioni della crisi si fanno sentire anche a livello macroeconomico. Il dollaro ha toccato il minimo degli ultimi tre anni, i rendimenti dei titoli del Tesoro sono diventati più volatili e un indicatore della fiducia dei consumatori ha registrato un netto calo.
Alcuni analisti temono che la situazione possa degenerare ulteriormente, con potenziali implicazioni sul piano della sicurezza nazionale. Il Pentagono sta esaminando gli effetti che un blocco delle esportazioni cinesi di terre rare — elementi fondamentali per la produzione di armi e munizioni — potrebbe avere sull’industria militare statunitense.
Intanto, la Cina ha incluso alcune aziende americane in una lista di “entità inaffidabili”, limitandone di fatto le attività sul proprio territorio, e ha introdotto nuove regole che impongono dazi maggiorati sui semiconduttori prodotti all’estero da imprese statunitensi. Il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che le azioni degli Stati Uniti rappresentano “bullismo e coercizione” e che i dazi americani sono ormai “una barzelletta”.
Le restrizioni cinesi alle esportazioni di terre rare e magneti hanno messo in difficoltà molte aziende, in particolare nel settore dei veicoli elettrici, costrette a cercare in fretta fornitori alternativi. Secondo Paul Triolo, esperto della DGA-Albright Stonebridge Group, molte imprese potrebbero dover interrompere la produzione entro 30 o 60 giorni, a seconda delle scorte disponibili.
Sebbene nei primi anni del suo primo mandato il presidente Trump avesse intrattenuto rapporti più distesi con Xi — incluso un noto incontro a Mar-a-Lago — la sua attuale amministrazione appare ancora più decisa e imprevedibile. I funzionari della Casa Bianca affermano che le richieste americane alla Cina sono note e che l’obiettivo resta la rimozione delle barriere commerciali che ostacolano le esportazioni statunitensi.
Ma finora, la strategia dei dazi ha condotto a un inasprimento delle relazioni piuttosto che a un avvicinamento. Come osserva Julian Evans-Pritchard di Capital Economics, “una parziale riduzione dei dazi è ancora possibile”, ma una vera svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Cina appare, al momento, lontana.