Lavrov alza la posta: per la pace occorre il riconoscimento dell'annessione russa della Crimea e di altre 4 regioni ucraine

Il Ministro degli Esteri russo fissa come prerequisito per la pace la sovranità di Mosca su Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia e Crimea; Putin dichiara tregua unilaterale dall’8 al 10 maggio, mentre Washington e Kyiv discutono un accordo minerario da miliardi di dollari.

Lavrov alza la posta: per la pace occorre il riconoscimento dell'annessione russa della Crimea e di altre 4 regioni ucraine

Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha fissato una nuova linea rossa per la fine della guerra in Ucraina: non solo il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, come già proposto dal presidente statunitense Donald Trump, ma anche l’accettazione internazionale dell’annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, che Mosca controlla solo parzialmente.

Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata al quotidiano brasiliano Globo e pubblicata sul sito del Ministero degli Esteri russo, definendo la richiesta come "un imperativo" non negoziabile.

"Un imperativo è il riconoscimento internazionale dell’appartenenza alla Russia di Crimea, Sebastopoli, Repubblica Popolare di Donetsk, Repubblica Popolare di Lugansk, regione di Kherson e Zaporizhzhia".

La formula segna un irrigidimento rispetto alla proposta circolata a febbraio da parte dell’Amministrazione USA, che mirava a un accordo limitato al riconoscimento internazionale dell'annessione russa della penisola di Crimea.

Le altre condizioni di Mosca

Il capo della diplomazia russa ha inoltre elencato una serie di ulteriori punti che vanno ben al di là delle proposte della Casa Bianca e che Kyiv dovrebbe accettare prima di qualsiasi negoziato diretto:

  • la rinuncia formale all'ingresso nella NATO e il ritorno a uno status di neutralità permanente;
  • la "smilitarizzazione e denazificazione" dell’Ucraina con la cancellazione delle leggi che, secondo Mosca, avrebbero "eliminato tutto ciò che è russo" dopo il 2014;
  • la revoca delle sanzioni occidentali, dei mandati d’arresto contro i leader russi e la restituzione dei beni congelati;
  • garanzie di sicurezza "affidabili" per Mosca che escludano minacce da parte di NATO e Unione Europea ai confini occidentali della Russia.

Tali impegni, ha precisato Lavrov, dovrebbero avere "validità permanente" e includere "meccanismi di applicazione giuridicamente vincolanti".

Lavrov ha inoltre respinto come "impossibile" la proposta avanzata da Washington di trasferire il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia — occupata dalle truppe russe dal 2022 — sotto supervisione statunitense. L’impianto, ha ricordato, è gestito dalla corporazione statale russa Rosatom con la presenza costante di personale dell’AIEA incaricato di monitorare la sicurezza.

Tregua per l’80° anniversario della Vittoria

In parallelo, il Cremlino ha annunciato una sospensione unilaterale delle operazioni militari dalle 00.00 dell’8 maggio alle 24.00 dell’11 maggio, per celebrare l’80° anniversario della Vittoria sovietica sulla Germania nazista. La nota diffusa dal Cremlino sottolinea che la Russia "si aspetta che l’Ucraina segua l’esempio", avvertendo però che eventuali violazioni riceveranno "una risposta adeguata ed efficace". Una precedente tregua pasquale (19-21 aprile) era stata minata da accuse reciproche di violazioni.

Secondo il comunicato del Cremlino, Mosca resta "disponibile a negoziati di pace senza precondizioni, volti a eliminare le cause profonde della crisi ucraina" attraverso un "confronto costruttivo" con i partner internazionali.

Negoziati USA-Ucraina sulle risorse minerarie

Sull'altro fronte, proseguono invece i colloqui tra Kyiv e Washington per un accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine. Il primo ministro Denys Shmyhal, al termine di una missione negli Stati Uniti il 27 aprile, ha dichiarato che il futuro documento — ancora in fase di revisione legale — non conterrà alcun riferimento agli aiuti militari e finanziari ricevuti dall’Ucraina dall’inizio del conflitto.

La Casa Bianca aveva inizialmente proposto la creazione di un fondo congiunto per compensare un presunto sostegno pari a 500 mila milioni di dollari; Kyiv ha contestato la cifra, definendola di gran lunga superiore alle stime interne (circa 90 miliardi). Successivi ricalcoli della Casa Bianca hanno ridotto l’ammontare prima a 350 miliardi e, secondo Bloomberg, a 100 miliardi di dollari.

L’intesa avrebbe dovuto essere firmata il 28 febbraio durante un vertice alla Casa Bianca tra il presidente Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma l’incontro si è concluso bruscamente senza firma dopo uno scontro pubblico. A marzo, Washington ha consegnato a Kyiv una nuova bozza che prevedeva un accesso privilegiato ai giacimenti ucraini e la creazione di un fondo d’investimento speciale per ripartire i profitti tra i due Paesi.

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