Chi è l'assassino della deputata statale del Minnesota
Melissa Hortman, figura di spicco del Partito Democratico locale, è stata uccisa insieme al marito nella notte tra il 13 e il 14 giugno. Il sospetto, in fuga, aveva già ferito un senatore e sua moglie. Nel veicolo usato sono stati trovati un manifesto, una lista di bersagli e volantini “No Kings”

Un attentato di natura politica ha scosso il Minnesota e, con esso, l’intero Paese. Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 giugno, Melissa Hortman, 55 anni, già presidente democratica della Camera dei rappresentanti del Minnesota, è stata uccisa nella sua abitazione insieme al marito Mark. L’uomo ricercato per l’assassinio, identificato come Vance Luther Boelter, 57 anni, è attualmente in fuga e oggetto di una vasta caccia all’uomo che coinvolge centinaia di agenti.
L’episodio è iniziato intorno alle 2 del mattino, quando una pattuglia è intervenuta in seguito a una segnalazione di sparatoria nella periferia di Champlin. Sul posto sono stati trovati feriti da arma da fuoco il senatore democratico John Hoffman e sua moglie Yvette. Entrambi sono stati ricoverati. Una seconda pattuglia, proveniente da Brooklyn Park, ha deciso di verificare lo stato di sicurezza di Melissa Hortman, considerata una delle figure politiche più in vista della zona. Arrivati verso le 3.30, gli agenti hanno trovato davanti alla casa una vettura che imitava un’auto della polizia, con i lampeggianti accesi. Un individuo in uniforme ne è uscito e ha aperto il fuoco. Dopo essersi barricato nell’abitazione, è riuscito a scappare a piedi.
I corpi di Hortman e del marito sono stati ritrovati all’interno. L’ex speaker si era distinta per il suo impegno nella regolamentazione delle armi da fuoco, nella tutela ambientale e nella promozione dei diritti delle donne. Durante il suo mandato, tra il 2019 e il 2024, aveva promosso un’agenda progressista riconosciuta anche a livello nazionale. Il governatore Tim Walz, che con lei aveva collaborato da vicino, ha espresso profonda costernazione per la perdita.
Secondo le autorità, il sospettato ha lasciato diverse prove che indicano una preparazione meticolosa. All’interno della vettura abbandonata sono stati trovati un manifesto, non ancora reso pubblico, una pila di volantini con lo slogan “No Kings” — lo stesso delle manifestazioni di protesta contro il presidente Donald Trump — e una lista di circa 70 nomi. L’elenco comprende medici favorevoli al diritto all’aborto, impiegati del Planned Parenthood e numerosi eletti democratici del Minnesota.
Nella giornata del 14 giugno, nonostante gli avvertimenti delle autorità a evitare i raduni per ragioni di sicurezza, migliaia di persone si sono comunque riunite davanti al Campidoglio di Saint Paul, nel quadro della giornata nazionale di mobilitazione contro l’amministrazione Trump. La polizia ha diffuso l’immagine di una telecamera di sorveglianza che mostra l’uomo ricercato a Minneapolis, con un cappello da cowboy chiaro.
Boelter è stato descritto da un suo presunto amico, intervistato in lacrime da alcuni media, come consapevole della fine imminente. Avrebbe inviato un messaggio alle 6 del mattino in cui si diceva pronto a morire. Il Federal Bureau of Investigation ha messo a disposizione una ricompensa di 50.000 dollari per chiunque fornisca informazioni utili alla sua cattura.
Il profilo del sospetto è particolarmente complesso. Laureato presso la Cardinal Stritch University di Milwaukee, si presenta su LinkedIn come amministratore del Red Lion Group e direttore delle pattuglie per una società privata di sicurezza del Minnesota, la Praetorian Guard Security Services, gestita dalla moglie. Potrebbe essere stato questo il modo in cui ha avuto accesso a un veicolo simile a quelli della polizia. Il sito della società afferma che Boelter avrebbe operato in “situazioni di sicurezza” in zone di conflitto come il Libano, la Cisgiordania e Gaza, ma tali informazioni non sono verificabili tramite il suo profilo LinkedIn.
In passato, è stato nominato da due governatori statali nel Workforce Development Board, un organismo consultivo per lo sviluppo economico locale, di cui faceva parte anche il senatore Hoffman. Più di recente, Boelter aveva espresso su LinkedIn la volontà di rientrare nel settore alimentare statunitense dopo aver svolto progetti nella Repubblica Democratica del Congo. In effetti, il suo nome compare tra i predicatori di un centro evangelico congolese, La Borne Matadi, dove ha officiato come “pastore” tra il 2021 e il 2023. Prima ancora, aveva lavorato come manager per la catena 7-Eleven e, nei primi anni 2000, per Nestlé.
Il presidente Donald Trump ha commentato l’accaduto nel pomeriggio, scrivendo su Truth Social che “una violenza tanto orribile non sarà tollerata negli Stati Uniti d’America”. Ma queste parole si scontrano con una realtà più complessa: negli ultimi anni, la violenza politica è aumentata e la possibilità di una condanna bipartisan si è fatta sempre più remota.
Altri episodi confermano il clima pericoloso. Nell’ottobre 2020, sei uomini furono arrestati per aver pianificato il rapimento della governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer. Recentemente, Trump ha valutato l’ipotesi di concedere loro la grazia. Nel 2022, un uomo radicalizzato da teorie complottiste ha aggredito a martellate il marito della deputata Nancy Pelosi. E il 13 aprile 2025, la casa del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, è stata incendiata da un intruso, costringendo la famiglia all’evacuazione.
Anche lo stesso Trump è stato bersaglio di attentati: durante la campagna del 2024, un proiettile ha sfiorato la sua testa a Butler, in Pennsylvania, e un altro uomo armato è stato arrestato in Florida, nei pressi di un campo da golf presidenziale.
L’assassinio di Melissa Hortman, in questo contesto, è l’ennesimo episodio in una catena crescente di attacchi politici, resi ancora più preoccupanti dalla radicalizzazione solitaria e dalla mancanza di una condanna trasversale condivisa. Le autorità, nel frattempo, proseguono senza sosta nella ricerca di Vance Luther Boelter.