OPEC+ ignora Trump: la produzione di petrolio resta invariata
Le nazioni dell'OPEC+ hanno deciso di ignorare l'appello del presidente Donald Trump a ridurre rapidamente i prezzi del petrolio, mantenendo inalterata la politica di limitazione della produzione fino alla fine del trimestre in corso.

Il comitato di monitoraggio dell'OPEC+, co presieduto da Russia e Arabia Saudita, ha confermato la decisione di mantenere in vigore le attuali restrizioni alla produzione, introdotte oltre due anni fa.
Il piano di graduale aumento della produzione, fissato nel dicembre scorso, prevede una crescita mensile da aprile fino alla fine del 2026 e non subirà modifiche, nonostante la pressione della Casa Bianca.
Secondo fonti interne all'organizzazione, il comitato non ha nemmeno discusso la richiesta di Trump di aumentare le forniture di greggio.
L’agenda energetica di Trump e le sue implicazioni
Trump ha fatto della riduzione dei prezzi del petrolio un tema centrale della sua campagna elettorale, ribadendo lo slogan "Drill, baby, drill" anche nel discorso inaugurale.
Pochi giorni dopo il suo insediamento, intervenendo al Forum Economico Mondiale di Davos, ha sollecitato direttamente l’OPEC+ a ridurre il costo del petrolio, sostenendo che ciò avrebbe portato le banche centrali globali ad abbassare immediatamente i tassi di interesse.
Il presidente ha legato il prezzo del greggio anche al conflitto in Ucraina, affermando che il costo elevato dell’energia sta finanziando la guerra e che una sua riduzione costringerebbe la Russia a cessare le ostilità.
Tuttavia, queste affermazioni non hanno smosso l’OPEC+, che continua a seguire una strategia di produzione cautamente calibrata alle condizioni del mercato.
Le dinamiche di mercato
Negli ultimi anni, il cartello ha più volte ritardato l’aumento della produzione per sostenere i prezzi, e ora prevede di incrementarla di 120.000 barili al giorno solo a partire da aprile, fino a un totale di 2,1 milioni di barili entro fine anno.
Tuttavia, gli esperti dubitano che il mercato possa assorbire questa offerta senza difficoltà.
L’economia cinese sta crescendo a un ritmo più lento e si sta orientando verso fonti di energia alternative, mentre anche la produzione di petrolio nelle Americhe è in aumento.
Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, nel 2025 si finirà per registrare alla fine un surplus globale di 750.000 barili al giorno, il che potrebbe indurre l’OPEC+ a rivedere i propri piani di espansione della produzione.
L’impatto dei dazi USA sulle quotazioni del petrolio
Nel frattempo, la decisione di Trump di imporre dazi del 25% sulle importazioni dal Canada (con un’aliquota ridotta al 10% per le risorse energetiche canadesi) ha determinato un immediato aumento dei prezzi del greggio.
Il petrolio WTI statunitense ha registrato un incremento maggiore rispetto al Brent del Mare del Nord, salvo poi ritracciare a causa delle preoccupazioni su un’accelerazione dell’inflazione e un possibile rallentamento della crescita economica.
Alcuni analisti ritengono che i dazi imposti da Washington eserciteranno una pressione rialzista sul WTI, in quanto le raffinerie statunitensi del Midwest dovranno trovare alternative al petrolio canadese e messicano divenuto più costoso.
Tutto questo potrebbe tradursi in una maggiore dipendenza dagli approvvigionamenti interni, con effetti sulle dinamiche globali del mercato energetico.