La Cina potenzia le capacità per un attacco improvviso a Taiwan

L’Esercito Popolare di Liberazione cinese è ora in grado di passare rapidamente da uno stato di pace a operazioni offensive. Crescono le pressioni militari su Taipei attraverso esercitazioni, incursioni aeree e schieramenti navali.

La Cina potenzia le capacità per un attacco improvviso a Taiwan
Photo by Martin Lindstrom / Unsplash

La Cina ha potenziato significativamente le sue capacità militari nell’area dello Stretto di Taiwan, in particolare in funzione di un possibile attacco improvviso. A riferirlo è il Financial Times, che cita valutazioni di funzionari militari taiwanesi e americani. Le nuove capacità operative dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese comprendono un’accresciuta prontezza delle forze aeree, navali e missilistiche, in grado di avviare operazioni militari senza preavviso.

Secondo un alto ufficiale del ministero della Difesa di Taiwan, l’aviazione militare cinese e le unità missilistiche hanno raggiunto un livello di prontezza tale da poter "in qualsiasi momento passare dal tempo di pace alle operazioni militari". Questa dichiarazione mette in luce un netto salto di qualità rispetto agli anni precedenti, segnalando un’evoluzione sostanziale nella preparazione delle forze armate cinesi.

Le valutazioni taiwanesi sono corroborate da ulteriori dettagli sulle attività delle forze cinesi: il costante addestramento di truppe da sbarco in prossimità dei porti da cui potrebbe partire un’eventuale invasione, la piena operatività delle unità dell’aviazione dell’esercito pronte a colpire obiettivi sull’isola e lo schieramento del sistema missilistico PCH-191. Quest’ultimo, un sistema a lancio multiplo con una gittata di 300 chilometri, è in grado di colpire qualsiasi punto di Taiwan, aumentando le capacità offensive a breve raggio della Cina continentale.

Uno degli elementi più evidenti di questa escalation militare è il numero crescente di incursioni aeree. Il ministero della Difesa di Taiwan ha registrato una media mensile di oltre 245 entrate di velivoli cinesi nella zona di identificazione della difesa aerea dell’isola. Solo cinque anni fa, questi episodi erano inferiori a dieci al mese, secondo i dati riportati. La crescita esponenziale rappresenta, secondo fonti del Financial Times al Pentagono, un chiaro segnale della crescente pressione esercitata da Pechino sullo spazio aereo taiwanese.

A completare il quadro, circa dieci navi militari cinesi stazionano costantemente nella zona di mare attorno a Taiwan. Dato il posizionamento ravvicinato ai porti cinesi, gli analisti americani sostengono che Pechino potrebbe essere in grado di mettere in atto un blocco navale entro poche ore. Un rappresentante del ministero della Difesa di Taipei ha inoltre evidenziato come questa presenza permetta alla Cina di avviare un attacco aereo senza alcun preavviso, innalzando ulteriormente il livello di minaccia per la sicurezza dell’isola.

Le fonti americane citate dal Financial Times richiamano anche un precedente segnale di allarme: già nel 2019 il presidente cinese Xi Jinping avrebbe ordinato alle forze armate di sviluppare entro il 2027 le capacità necessarie per un’invasione di Taiwan. Questa direttiva, se confermata, suggerisce un piano strategico pluriennale finalizzato alla riunificazione forzata.

Nel quadro di questo progressivo rafforzamento, all’inizio di aprile si sono tenute le esercitazioni militari “Grom sopra lo Stretto – 2025A”. Queste manovre hanno coinvolto diverse componenti dell’Esercito Popolare di Liberazione, impegnate in simulazioni di avvicinamento a Taiwan da più direzioni, con attacchi simulati a obiettivi marittimi e terrestri e manovre di blocco di rotte e aree strategiche. Secondo quanto riferito, queste esercitazioni si sono distinte per l’ampiezza e il livello di coordinamento tra le diverse branche delle forze armate cinesi, indicando un perfezionamento delle capacità operative congiunte.

Il contesto geopolitico di queste attività è rappresentato dalla posizione ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, che considera Taiwan parte integrante del proprio territorio nazionale. Le autorità di Pechino hanno più volte dichiarato di essere pronte a usare la forza per riportare l’isola sotto il proprio controllo.

Le implicazioni di un eventuale conflitto superano ampiamente la dimensione regionale. Secondo una stima di Bloomberg del 2024, un attacco cinese a Taiwan potrebbe generare una crisi globale con una perdita stimata pari al 10% del PIL mondiale. Tale scenario coinvolgerebbe con ogni probabilità anche gli Stati Uniti, portando a un confronto militare diretto tra le due principali potenze mondiali, con conseguenze rilevanti sulla stabilità economica e politica internazionale.

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