Hegseth ha condiviso dettagli sullo Yemen in una seconda chat su Signal
Il segretario alla Difesa ha trasmesso informazioni operative riservate in un gruppo che includeva la moglie, il fratello e il suo avvocato personale. Il caso alimenta le polemiche sulla sua gestione della sicurezza

Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha condiviso dettagli sensibili sugli attacchi aerei nello Yemen in una chat privata su Signal il 15 marzo, secondo quanto riportato dal New York Times sulla base di quattro persone a conoscenza della conversazione. Il gruppo, denominato “Defense | Team Huddle”, includeva la moglie Jennifer, il fratello Phil e il suo avvocato personale Tim Parlatore, insieme a una decina di membri della sua cerchia ristretta, sia personale che professionale.
Le informazioni condivise riguardavano gli orari di volo dei caccia F/A-18 Hornet impegnati nei bombardamenti contro le postazioni degli Houthi. Si tratterebbe degli stessi dettagli già condivisi, sempre da Hegseth e nello stesso giorno, in un’altra chat su Signal che includeva alti funzionari dell’amministrazione e, per errore, anche il direttore della rivista The Atlantic, Jeffrey Goldberg.
Il nuovo gruppo, non riportato in precedenza, era stato creato da Hegseth a gennaio, prima della sua conferma come segretario alla Difesa, utilizzando il proprio telefono privato invece di quello governativo. Dopo la sua nomina, il gruppo è rimasto attivo e ha continuato a includere persone che non avrebbero dovuto aver accesso a informazioni operative.
La presenza della moglie Jennifer, ex produttrice di Fox News, ha già sollevato critiche in passato, in particolare per averlo accompagnato in incontri con leader stranieri in cui si sono trattati temi sensibili. Anche Parlatore e Phil Hegseth lavorano attualmente al Pentagono, ma non è chiaro il motivo per cui avrebbero dovuto essere informati delle operazioni militari in corso.
A differenza della chat creata dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz – che comprendeva alti funzionari come il vicepresidente, il direttore dell’intelligence e lo stesso Hegseth – il gruppo “Defense | Team Huddle” era stato inizialmente concepito per gestire aspetti amministrativi e di agenda. Tuttavia, il 15 marzo Hegseth vi ha condiviso dettagli operativi sensibili poco prima o contemporaneamente all’invio delle stesse informazioni nell’altro gruppo.
L’attacco nello Yemen rappresentava una delle prime operazioni militari significative sotto la guida di Hegseth, volto a colpire i ribelli Houthi per i loro attacchi a navi mercantili nel Mar Rosso. Dopo la divulgazione dell’incidente da parte di The Atlantic, l’amministrazione Trump ha sostenuto che non siano stati condivisi “piani di guerra” o informazioni classificate, un’affermazione accolta con scetticismo da esperti di sicurezza nazionale.
Un funzionario statunitense, citato in forma anonima, ha ribadito che “nessuna informazione classificata è mai stata discussa in quella chat”, descritta come un canale informale attivo da prima della conferma ufficiale di Hegseth. Il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, inizialmente non ha risposto alle richieste di commento, ma successivamente ha liquidato la notizia come una “vecchia storia resuscitata” e ha ribadito che “nessuna informazione classificata è stata condivisa”.
Nella chat “Defense | Team Huddle” erano presenti anche altri stretti collaboratori del segretario, come il capo dello staff Joe Kasper e i consiglieri Dan Caldwell e Darin Selnick, licenziati la scorsa settimana in seguito a un’indagine per sospette fughe di notizie. Entrambi hanno respinto le accuse in una dichiarazione pubblica. Un altro ex funzionario, John Ullyot, ha definito in un articolo su Politico il Pentagono “allo sbando sotto la guida di Hegseth”, esortando il presidente Trump a sostituirlo.
In risposta, la portavoce della Casa Bianca Anna Kelly ha difeso Hegseth, definendo l’inchiesta giornalistica una ripetizione di una “non-notizia” e sostenendo che nessuna informazione riservata sia stata compromessa. Tuttavia, le reazioni politiche non si sono fatte attendere. La senatrice democratica Tammy Duckworth ha dichiarato che “ogni giorno che resta in carica mette a rischio la vita dei nostri soldati”, mentre il senatore Jack Reed ha definito l’accaduto “un ulteriore esempio preoccupante della sua negligenza nei confronti delle norme di sicurezza”.
Alcuni partecipanti alla chat, pur essendo veterani con esperienze operative, avevano sollecitato Hegseth a trasferire le comunicazioni di lavoro sul telefono governativo, ma il segretario ha ignorato tali suggerimenti. È emerso inoltre che il giorno prima degli attacchi nello Yemen, alcuni membri dello staff avevano avvisato Hegseth di non usare il gruppo Signal per discutere dettagli così sensibili, sebbene non sia chiaro come egli abbia reagito all’avvertimento.
Il 2 aprile, l’ispettore generale ad interim del Pentagono, Steven Stebbins, ha annunciato l’apertura di un’indagine formale sull’utilizzo dell’app Signal per comunicazioni ufficiali. L’inchiesta, nata da una richiesta bipartisan dei senatori Roger Wicker e Jack Reed, si propone di verificare la conformità del segretario e del personale del Dipartimento alla Difesa con le linee guida in materia di utilizzo di piattaforme commerciali per finalità istituzionali. Non è stato chiarito se l’indagine includa anche il gruppo “Defense | Team Huddle”.
Oltre al caso delle chat, l’ufficio di Hegseth è stato recentemente scosso da una serie di licenziamenti che hanno colpito alcuni dei suoi principali collaboratori, tra cui Colin Carroll. Le tensioni interne e la possibilità di ulteriori dimissioni sono aumentate, secondo fonti interne al Pentagono. Tra coloro che starebbero valutando l’uscita vi è lo stesso Kasper, non coinvolto direttamente ma co-responsabile dell’indagine che ha portato ai recenti allontanamenti.
Nonostante le ripetute smentite ufficiali, diversi ex alti funzionari del Dipartimento della Difesa hanno sottolineato che anche solo la condivisione di orari di lancio e tipi di velivoli usati costituisce informazione classificata, la cui eventuale diffusione potrebbe mettere a rischio le vite dei piloti coinvolti.
Il segretario Hegseth ha ribadito la propria posizione davanti ai giornalisti affermando: “Nessuno stava scrivendo piani di guerra via messaggio, e non ho altro da aggiungere”. Anche la direttrice dell’intelligence nazionale, Tulsi Gabbard, ha confermato in Senato che a suo avviso nessuna informazione riservata sia stata condivisa. Tuttavia, la questione resta aperta sul piano istituzionale e politico.