Un socialista democratico a un passo dalla vittoria a New York
Martedì 4 novembre gli elettori della città più grande degli Stati Uniti scelgono il nuovo sindaco. Il favorito è Zohran Mamdani, 34 anni, che si definisce socialista democratico e promette di rendere la città più accessibile attraverso tasse sui ricchi.
Martedì 4 novembre New York elegge il suo nuovo sindaco in una delle elezioni municipali più seguite degli ultimi anni. A contendersi la guida della città più popolosa degli Stati Uniti sono tre candidati con visioni completamente opposte: Zohran Mamdani, deputato dello stato di New York che si definisce socialista democratico, l'ex governatore Andrew Cuomo, che corre come indipendente dopo aver perso le primarie democratiche, e Curtis Sliwa, candidato repubblicano e fondatore dei Guardian Angels.
I sondaggi danno Mamdani in netto vantaggio con circa il 45% delle preferenze, seguito da Cuomo al 31% e Sliwa al 16%. Il voto anticipato è iniziato il 25 ottobre e si conclude domenica 2 novembre, con un'affluenza che secondo le proiezioni potrebbe raggiungere i due milioni di votanti, la più alta dal 1993.
Un outsider che ha conquistato i giovani
Zohran Mamdani ha 34 anni ed è nato in Uganda da una famiglia sud asiatica. Se vincesse, diventerebbe il sindaco più giovane di New York da oltre un secolo, il primo musulmano e il primo di origine sud asiatica a guidare la città. Membro dell'assemblea dello stato di New York per il distretto di Queens, Mamdani si è fatto conoscere attraverso video virali sui social media e un intenso lavoro di contatto con giovani elettori e comunità tradizionalmente meno coinvolte nella politica.
La sua campagna si è concentrata su un tema centrale: rendere New York più accessibile economicamente. Le sue proposte includono il blocco degli affitti nelle abitazioni sovvenzionate, autobus pubblici gratuiti, asili universali e negozi di alimentari gestiti dalla città. Per finanziare questi programmi, che secondo le sue stime costerebbero 9 miliardi di dollari, Mamdani propone di aumentare le tasse sulle grandi aziende e sui milionari.
A giugno Mamdani ha sorpreso tutti vincendo le primarie democratiche con un margine di 13 punti percentuali su Cuomo. Secondo gli analisti, la chiave della sua vittoria è stata la capacità di mobilitare elettori giovani, gli elettori di origine sud asiatica, musulmani e progressisti, espandendo significativamente la partecipazione rispetto alle elezioni precedenti. Nelle primarie hanno votato 1,07 milioni di persone, contro le 940.000 del 2021.
Cuomo tenta il ritorno dopo le dimissioni
Andrew Cuomo, 67 anni, cerca di tornare sulla scena politica dopo essere stato costretto a dimettersi da governatore nel 2021 in seguito ad accuse di molestie sessuali. Durante il suo mandato è stato anche criticato per aver nascosto dati sui decessi da Covid-19 nelle case di cura. Dopo la sconfitta nelle primarie democratiche, Cuomo ha deciso di rimanere in corsa come candidato indipendente.
La sua strategia elettorale punta a presentarsi come l'alternativa pragmatica a Mamdani, accusando l'avversario di avere un'agenda anti-business che danneggerebbe l'economia della città. Cuomo ha cercato di conquistare elettori repubblicani e moderati, sottolineando la sua esperienza di governo e la sua capacità di opporsi al presidente Trump. Tuttavia, i dati sulla sua popolarità mostrano che non è benvoluto né da molti democratici né da molti repubblicani: il 48% degli elettori ha un'opinione sfavorevole di lui, contro il 43% che lo vede favorevolmente.
Michael Lang, ricercatore e analista politico esperto di New York, ha spiegato che Cuomo ha un "tetto piuttosto rigido" di consensi e che l'aumento dell'affluenza alle urne non lo favorisce necessariamente. Gran parte del suo sostegno attuale proviene da elettori che dichiarano di votarlo solo perché non vogliono Mamdani, non per convincimento.
Sliwa resta in corsa nonostante il terzo posto
Curtis Sliwa, fondatore dei Guardian Angels, un gruppo di vigilanti della metropolitana nato negli anni Ottanta, è il candidato repubblicano. La sua campagna si concentra principalmente sulla sicurezza pubblica e sul rafforzamento delle forze dell'ordine. Sliwa, riconoscibile per il suo caratteristico berretto rosso, ha una base di sostenitori fedeli ma fatica a espandere il suo consenso. Durante i dibattiti televisivi ha attaccato sia Mamdani sia Cuomo, dicendo che il curriculum di Mamdani "potrebbe stare su un tovagliolo da cocktail" e che i fallimenti di Cuomo "potrebbero riempire una biblioteca scolastica".
Cuomo ha cercato ripetutamente di convincere Sliwa a ritirarsi dalla corsa, sostenendo che la sua presenza favorisce Mamdani dividendo i voti degli elettori moderati e conservatori. Tuttavia, Sliwa ha rifiutato categoricamente di farsi da parte. I sondaggi indicano che solo il 40% circa dei sostenitori di Sliwa considera Cuomo come seconda scelta, mentre quasi il 60% non nomina né Cuomo né Mamdani come alternativa. Questo suggerisce che in un eventuale confronto diretto tra i due principali candidati, molti elettori di Sliwa potrebbero semplicemente non presentarsi alle urne.
Wall Street preoccupata, poi più dialogante
Quando Mamdani ha vinto le primarie, la reazione di Wall Street è stata tutt'altro che entusiasta. Alcuni esponenti del mondo finanziario hanno addirittura minacciato di lasciare la città. Le proposte di Mamdani di bloccare gli affitti e aumentare le tasse sui ricchi hanno generato forte preoccupazione nel settore immobiliare e finanziario. Jeffrey Gural, importante sviluppatore immobiliare, ha espresso dubbi sull'inesperienza di Mamdani e ha sostenuto che il suo piano di blocco degli affitti finirebbe per danneggiare gli inquilini stessi.
Tuttavia, nelle settimane successive il clima è cambiato. Mamdani ha fatto uno sforzo deliberato per incontrare i suoi critici del mondo degli affari. Il 14 ottobre ha partecipato a un incontro con 40 leader aziendali provenienti dai settori finanziario, della moda e dell'arte. Alexis Bittar, imprenditore e designer di gioielli che ha ospitato l'evento, ha raccontato che Mamdani si è presentato molto bene e ha dimostrato di essere "incredibilmente preparato" nel rispondere alle domande su gestione aziendale ed economia. Anche Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, ha dichiarato che sarebbe disposto ad aiutare Mamdani se venisse eletto.
Polizia e sicurezza: una svolta pragmatica
Uno dei cambiamenti più significativi nella posizione di Mamdani riguarda la polizia. Nel 2020, dopo l'uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia in Minnesota, Mamdani aveva chiesto di ridurre i finanziamenti al dipartimento di polizia di New York e aveva definito l'organizzazione "razzista". Da allora si è scusato pubblicamente e ha dichiarato di non avere più quelle posizioni.
Howard Wolfson, stratega democratico che ha lavorato per l'ex sindaco Michael Bloomberg, ha affermato che giudicherà Mamdani su come gestirà la sicurezza pubblica, il tema che considera prioritario per la città. Per rassicurare gli elettori preoccupati dalla criminalità, Mamdani ha promesso di mantenere gli attuali livelli di personale del dipartimento di polizia e di chiedere alla commissaria di polizia Jessica Tisch di restare in carica. Ha inoltre proposto di creare un nuovo dipartimento di sicurezza comunitaria che invierebbe squadre specializzate in salute mentale, invece di agenti armati, per gestire chiamate non pericolose legate a problemi psichiatrici.
La questione israelo-palestinese divide gli elettori
Una posizione su cui Mamdani non ha fatto marcia indietro riguarda la sua critica a Israele e il suo sostegno di lunga data ai diritti dei palestinesi. Questa presa di posizione rappresenta una rottura con l'establishment del Partito Democratico e potrebbe rivelarsi determinante per molti elettori in una città che ha la popolazione ebraica più numerosa al di fuori di Israele.
Durante le primarie Mamdani ha suscitato polemiche quando si è rifiutato di condannare l'uso dell'espressione "globalizzare l'intifada". Dopo che alcuni elettori ebrei gli hanno spiegato che quella frase li faceva sentire insicuri, ha dichiarato di sconsigliare ad altri di usarla. Una lettera firmata da oltre 1.100 rabbini ha condannato la "normalizzazione politica" dell'anti-sionismo, citando proprio Mamdani. I sondaggi mostrano che gli elettori ebrei sono divisi quasi equamente tra Mamdani e Cuomo.
Brad Lander, controllore finanziario della città che ha sostenuto Mamdani durante le primarie, ha affermato che molti elettori ebrei come lui sono entusiasti del candidato socialista, descrivendolo come qualcuno profondamente impegnato a garantire la sicurezza di tutti i residenti, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose.
Il presidente Trump ha minacciato di ritirare i fondi federali se gli elettori di New York scelgono un "comunista", mentre l'ex presidente Barack Obama ha espresso sostegno per Mamdani, definendo la sua campagna "impressionante". Tra i leader democratici nazionali, tuttavia, il sostegno è stato tiepido: il senatore Chuck Schumer non ha dato il suo endorsement, mentre il deputato Hakeem Jeffries lo ha fatto solo poche ore prima dell'inizio del voto anticipato.
Affluenza record e nuove coalizioni
Gli analisti prevedono che l'affluenza alle urne potrebbe essere la più alta dal 1993, quando David Dinkins e Rudy Giuliani si sfidarono in una combattuta rielezione. Secondo le proiezioni basate sul ritmo del voto anticipato, potrebbero votare tra 1,7 e 2 milioni di persone. Alcuni osservatori stimano che la partecipazione potrebbe raggiungere il 38% degli elettori registrati.
La coalizione di Mamdani non solo è solida, ma è in crescita. I gruppi demografici che lo sostengono maggiormente sono giovani elettori, persone di origine sud asiatica, musulmani e progressisti, tutti segmenti della popolazione newyorkese in espansione. Al contrario, molti dei gruppi che preferiscono Cuomo, come gli elettori anziani, i bianchi di origine italiana o irlandese e gli elettori benestanti, rappresentano una quota decrescente della popolazione cittadina.
Il voto di martedì non sarà importante solo per New York. Molti osservatori lo vedono come un banco di prova per il futuro del Partito Democratico nazionale, ancora diviso tra l'ala moderata e quella progressista dopo la sconfitta presidenziale del 2024. Josh Gottheimer, deputato moderato del New Jersey, ha espresso preoccupazione che i repubblicani possano usare Mamdani come "spauracchio" per attaccare i democratici in tutto il paese, sostenendo che le sue posizioni siano troppo estreme. Altri democratici, invece, vedono nella sua campagna un modello di mobilitazione dal basso capace di coinvolgere elettori delusi dal partito.
Con un bilancio cittadino di 116 miliardi di dollari e una popolazione di oltre otto milioni di persone, il sindaco di New York è una figura di rilevanza nazionale e internazionale. Gli osservatori attendono di vedere se Mamdani riuscirà a superare il 50% dei voti, una soglia simbolicamente importante che gli permetterebbe di rivendicare un mandato chiaro dagli elettori. Se dovesse fermarsi sotto quella percentuale e Cuomo dovesse avvicinarsi a meno di 10 punti da lui, molti critici potrebbero sostenere che senza Sliwa in corsa il risultato sarebbe stato diverso.