Trump sospende la revoca dei visti per studenti stranieri
Dopo migliaia di annullamenti improvvisi, l’agenzia federale ICE ha annunciato il ripristino temporaneo dei documenti in attesa di una nuova politica. Le università e le associazioni legali denunciano un danno duraturo.

La revoca improvvisa di migliaia di visti per studenti stranieri negli Stati Uniti è stata sospesa. L’amministrazione Trump ha infatti deciso di annullare temporaneamente le cancellazioni dei permessi di soggiorno, in attesa della definizione di un nuovo quadro normativo. La decisione, arrivata il 25 aprile 2025 durante varie udienze giudiziarie, rappresenta un importante dietrofront rispetto a quanto fatto finora.
Secondo quanto riferito dalla American Immigration Lawyers Association (AILA), circa 4.700 studenti erano stati informati dalle proprie università della modifica repentina del loro status legale, portando alla perdita del permesso di soggiorno. Senza indicazioni chiare sui tempi disponibili prima di un’eventuale espulsione, alcuni studenti avevano già lasciato il paese. Le università avevano offerto supporto legale e, in alcuni casi, permesso agli studenti di proseguire gli studi a distanza.
Durante un’udienza al tribunale federale di Oakland, in California, la procuratrice aggiunta Elizabeth Kurlan ha dichiarato che l’Immigration and Customs Enforcement (ICE), responsabile del sistema federale di gestione degli studenti stranieri (Sevis), sta elaborando una nuova politica per regolamentare le future cancellazioni. In attesa della definizione del nuovo quadro, i dossier degli studenti rimarranno attivi o saranno riattivati.
Secondo quanto spiegato dalla Kurlan, le cancellazioni erano avvenute incrociando i dati del sistema Sevis con quelli del National Crime Information Center (NCIC), gestito dal Federal Bureau of Investigation (FBI). In alcuni casi, infrazioni minori come eccessi di velocità o alterchi avevano fatto scattare l’annullamento dei visti.
Il giudice federale Jeffrey White ha chiesto ulteriori chiarimenti sulla nuova politica in via di elaborazione, esprimendo scetticismo riguardo alla gestione del caso da parte dell’amministrazione Trump, definendo sarcasticamente la situazione come «un nuovo ordine mondiale ogni giorno».
La situazione degli studenti stranieri negli Stati Uniti è diventata ancora più delicata dopo una prima offensiva lanciata a marzo 2025, che aveva preso di mira partecipanti alle manifestazioni propalestinesi del 2024. Tra loro, Mahmoud Khalil, noto attivista all’università Columbia di New York, detenitore di una green card. Il segretario di Stato Marco Rubio aveva invocato una disposizione della legge sull’immigrazione del 1952, che consente l’espulsione di stranieri ritenuti dannosi per la politica estera degli Stati Uniti.
Tuttavia, l’ondata più recente di revoche non sembra avere motivazioni politiche evidenti e ha interessato anche atenei che non erano stati teatro di proteste contro la guerra a Gaza. Gregory Chen, direttore di AILA, ha commentato positivamente la decisione dell’ICE di sospendere le revoche, sottolineando tuttavia che «un pregiudizio duraturo continua ad affliggere studenti, famiglie, università, centri di ricerca e imprese americane».
Secondo quanto riportato dalla CNN, al 25 aprile oltre 150 dossier Sevis erano già stati riattivati in 35 istituti diversi. Tuttavia, gli studenti il cui status è stato revocato per motivi politici, come Mahmoud Khalil e Rümeysa Öztürk – studentessa turca alla Tufts University accusata di posizioni favorevoli al Hamas – restano detenuti in Louisiana, in attesa della decisione giudiziaria sulle rispettive espulsioni. Nel caso di Rümeysa Öztürk, un giudice ha ordinato il trasferimento della studentessa nel Vermont entro il 1° maggio. Il solo addebito mossole è l’aver cofirmato un editoriale nel giornale studentesco della sua università, chiedendo il riconoscimento del «genocidio palestinese» e il disinvestimento delle attività connesse a Israele.