Biden, nessun test cognitivo nel 2024 per il timore di alimentare dubbi sull’età

Secondo un libro in uscita, gli assistenti del presidente avevano valutato un test cognitivo per rafforzare la candidatura alla rielezione, ma la proposta fu scartata per timore di attirare nuove critiche sulla sua lucidità mentale

Biden, nessun test cognitivo nel 2024 per il timore di alimentare dubbi sull’età

Nei primi mesi del 2024, poco prima dell’ultimo esame fisico ufficiale del presidente Joseph R. Biden Jr. alla Casa Bianca, i suoi principali collaboratori presero in considerazione l’ipotesi di sottoporlo a un test cognitivo. L’obiettivo era dimostrare pubblicamente la sua idoneità mentale a un secondo mandato. Tuttavia, l’idea fu accantonata, secondo quanto riportato in un libro di prossima pubblicazione, a causa del timore che il solo fatto di dover ricorrere a un simile test avrebbe potuto rafforzare i dubbi degli elettori sulla sua età e sulle sue capacità cognitive.

Il libro, intitolato “2024: How Trump Retook the White House and the Democrats Lost America”, è scritto da tre giornalisti politici: Tyler Pager (New York Times), Josh Dawsey (Wall Street Journal) e Isaac Arnsdorf (Washington Post), ed è previsto in uscita per il mese di luglio. Secondo quanto anticipato dal New York Times, il volume offre un resoconto dettagliato delle dinamiche interne all’amministrazione Biden e delle preoccupazioni tra i suoi collaboratori durante l’anno elettorale.

Gli autori riportano che, nonostante la fiducia nei confronti del presidente e la convinzione che avrebbe superato senza problemi un test cognitivo, lo staff temeva che la somministrazione del test potesse risultare controproducente sul piano dell’immagine pubblica. Il medico personale del presidente, Kevin O’Connor, avrebbe inoltre ribadito agli assistenti di non tenere in considerazione le implicazioni politiche nel fornire cure al presidente.

Il dibattito interno sull’opportunità del test cognitivo avvenne nel febbraio 2024, a ridosso della visita medica ufficiale del presidente e prima di una serie di apparizioni pubbliche particolarmente problematiche per la sua immagine. In quello stesso mese, il procuratore speciale Robert K. Hur, incaricato di indagare sulla gestione di documenti riservati da parte di Biden, rese pubblico un rapporto in cui descriveva il presidente come “un anziano benevolo e benintenzionato, ma con una memoria carente”.

La reazione di Biden fu immediata e piuttosto accesa: convocò una conferenza stampa notturna durante la quale, nel tentativo di smentire le conclusioni di Hur, confuse il presidente dell’Egitto con quello del Messico e dichiarò: “La mia memoria sta bene”.

Durante tutto il mandato presidenziale di Biden, e in particolare nel periodo della sua campagna per la rielezione, i collaboratori del presidente hanno spesso sostenuto che i media trattassero in modo iniquo la questione della sua età, contribuendo così alla percezione negativa da parte dell’elettorato circa la sua vitalità. Pochi tra i principali esponenti dell’amministrazione o del comitato elettorale prendevano seriamente in considerazione l’idea che Biden non fosse più in grado di svolgere le sue funzioni istituzionali.

Mike Donilon, uno dei consiglieri più fidati del presidente, in un’intervista concessa a Harvard Political Review nel marzo 2024, ha dichiarato: “Sulla questione dell’età, pensavo che la miglior risposta fosse la prestazione quotidiana. Ogni giorno lo vedevo svolgere il suo lavoro. Continuo a credere che sia la persona migliore per fare il presidente oggi”.

Tuttavia, al di fuori della cerchia ristretta del presidente, molti esponenti e strateghi del Partito Democratico avevano cominciato a esprimere riserve già nella fase iniziale della campagna. Già nel giugno 2022, si registravano conversazioni tra esponenti democratici sull’eventualità che Biden potesse rappresentare un fattore di debolezza per la lista elettorale del partito. Alcuni suggerivano apertamente che non avrebbe dovuto candidarsi nuovamente.

Un articolo del New York Times pubblicato nel giugno 2022 riportava un’intervista con David Axelrod, ex consigliere del presidente Barack Obama e figura di spicco del Partito Democratico. In quell’occasione, Axelrod affermò che Biden “dimostra tutti i suoi anni” — all’epoca ne aveva 79 — e che questo contribuiva a rafforzare l’idea, già diffusa, che non fosse più all’altezza del ruolo di presidente. Secondo Axelrod, “la realtà è che, alla fine di un eventuale secondo mandato, il presidente avrebbe quasi 90 anni, e questo sarebbe un problema rilevante”.

Secondo quanto riportato nel libro, quelle parole provocarono una reazione immediata da parte di Ron Klain, all’epoca capo dello staff della Casa Bianca. Klain telefonò ad Axelrod per rimproverarlo di alimentare i dubbi su un presidente democratico in procinto di lanciare la propria campagna di rielezione. “Non c’è un altro Obama là fuori, Axe”, gli avrebbe detto Klain. “Chi lo farà se non lo lui?”.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.