Trump mette da parte le riforme federali della polizia a Minneapolis e Louisville

Il Dipartimento di Giustizia rinuncia ai decreti consensuali su due città simbolo delle proteste del 2020. Bloccate anche le indagini avviate durante l'amministrazione Biden

Trump mette da parte le riforme federali della polizia a Minneapolis e Louisville
Photo by Matt Popovich / Unsplash

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato che intende archiviare gli accordi di riforma della polizia pendenti a Louisville, nel Kentucky, e a Minneapolis, nel Minnesota. La decisione arriva a pochi giorni dal quinto anniversario dell’uccisione di George Floyd.

La mossa è il segnale più esplicito finora che l’amministrazione Trump ha deciso di abbandonare l’approccio adottato dal suo predecessore, che prevedeva una supervisione diretta del Dipartimento di Giustizia (DOJ) sui dipartimenti di polizia cittadini accusati di comportamenti incostituzionali. Oltre alla chiusura dei casi di Louisville e Minneapolis, la decisione avrà ripercussioni anche su quasi una dozzina di indagini federali ancora aperte: difficilmente, infatti, queste porteranno a nuovi decreti consensuali.

Secondo quanto riportato dal Dipartimento di Giustizia, il processo di archiviazione delle cause federali è già stato avviato. Le indagini condotte durante l’amministrazione Biden avevano concluso che i dipartimenti di polizia delle due città avevano fatto ricorso a pratiche sistematicamente incostituzionali. Le indagini erano state avviate dopo due episodi che avevano suscitato indignazione internazionale nel 2020: l’uccisione di George Floyd da parte dell’agente Derek Chauvin, che lo aveva immobilizzato premendogli il ginocchio sul collo, e quella di Breonna Taylor, morta durante un’irruzione della polizia nel suo appartamento a Louisville.

L’amministrazione Trump contesta però le basi metodologiche delle indagini condotte sotto la presidenza Biden. Secondo la nuova linea del DOJ, tali inchieste avrebbero “erroneamente equiparato le disparità statistiche alla discriminazione intenzionale” e si sarebbero fondate su “metodologie errate e dati incompleti”. I decreti consensuali in sospeso, ha aggiunto il Dipartimento, avrebbero imposto riforme “ben oltre le accuse di condotta incostituzionale”.

Il decreto consensuale previsto per Minneapolis includeva, tra le altre misure, il divieto di ammanettare persone di 14 anni o più giovani, una formazione obbligatoria per gli agenti che lavorano con i giovani, restrizioni sull’uso della forza durante le manifestazioni e il divieto di distruggere o sequestrare l’attrezzatura dei giornalisti durante la copertura di eventi pubblici.

Harmeet Dhillon, assistente procuratore generale della Divisione dei Diritti Civili del Dipartimento di Giustizia, ha motivato la decisione con un attacco diretto all’approccio dell’amministrazione precedente: “I decreti consensuali di polizia eccessivamente ampi sottraggono il controllo locale della polizia alle comunità a cui appartiene, trasferendo tale potere a burocrati non eletti e non responsabili, spesso con un’agenda anti-polizia”. Dhillon ha definito l’azione della presidenza Biden un “esperimento fallito” e ha annunciato che il DOJ non imporrà più decreti di riforma basati su quegli stessi presupposti.

Al contrario, i sostenitori delle riforme giudicano i decreti consensuali uno strumento necessario per obbligare i dipartimenti di polizia a cambiare le proprie pratiche in modo strutturale. Interventi del genere hanno riguardato anche altre città negli anni passati, come Oakland, in California, dove un decreto è attivo da oltre vent’anni. A Ferguson, Missouri, il monitoraggio federale iniziato nel 2016 ha contribuito a rendere il corpo di polizia più rappresentativo dal punto di vista razziale, dopo l’uccisione di Michael Brown.

Alcuni esperti di sicurezza pubblica e amministratori locali, tuttavia, hanno segnalato che i risultati della supervisione federale sono stati disomogenei. In diverse città, l’imposizione di decreti ha comportato un aumento dei costi operativi dei dipartimenti, senza effetti apprezzabili sulla riduzione dei reati violenti.

Nel caso di Minneapolis, il Dipartimento dei Diritti Umani del Minnesota ha dichiarato che continuerà ad applicare un proprio accordo statale di riforma della polizia, indipendentemente dal ritiro del decreto federale. "Mentre il Dipartimento di Giustizia si allontana dal loro decreto consensuale federale quasi cinque anni dopo l’omicidio di George Floyd, il nostro Dipartimento e il decreto consensuale del tribunale statale non vanno da nessuna parte", ha affermato Rebecca Lucero, commissario dell’agenzia. "In base all’accordo statale, la Città e il Dipartimento di Polizia di Minneapolis devono apportare cambiamenti trasformativi per affrontare la polizia basata sulla razza".

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