La sinistra è davvero più incline alla violenza politica?
Il vicepresidente J.D. Vance ha citato dati che indicano una maggiore tolleranza dei liberal verso la violenza politica, ma le ricerche rivelano che i risultati dipendono dal modo in cui le domande vengono poste e dal contesto degli eventi.
l vicepresidente J.D. Vance ha dichiarato che “i dati sono chiari”: gli americani di sinistra sarebbero più inclini a giustificare e celebrare la violenza politica. L’affermazione è arrivata durante la sua partecipazione al programma The Charlie Kirk Show, pochi giorni dopo l’uccisione del conduttore. Vance ha citato sondaggi condotti dall’istituto YouGov, secondo cui i cittadini che si identificano come liberal sono più propensi rispetto ai conservatori o ai moderati a ritenere la violenza politica talvolta giustificabile e a considerare accettabile provare soddisfazione per la morte di un personaggio pubblico.
I dati confermano in parte quanto affermato dal vicepresidente. Un sondaggio commissionato dall'Economist e realizzato da YouGov mostra che il 20% dei liberal ritiene che la violenza politica possa essere giustificata, contro il 7% di conservatori e moderati. La tendenza appare più marcata tra i giovani: quasi un liberale under 40 su tre considera la violenza uno strumento a volte legittimo per raggiungere obiettivi politici. Altri rilevamenti hanno indicato che una minoranza significativa di giovani liberal ha espresso simpatia per Luigi Mangione, 27 anni, accusato dell’omicidio di Brian Thompson, dirigente nel settore sanitario.
Il quadro, tuttavia, è più complesso. Molto dipende da come i sondaggisti formulano le domande e dal momento in cui vengono poste. Un esempio estremo proviene dall’American Values Study, condotto dal Public Religion Research Institute (PRRI), che chiedeva se i “veri patrioti americani” dovessero ricorrere alla violenza per “salvare il Paese”. In questo caso, a sostenere l’uso della forza erano più frequente i repubblicani che i democratici. Lo conferma anche la cronaca: il più grande episodio di violenza politica recente resta l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, compiuto da sostenitori di Donald Trump.
Gli eventi influenzano fortemente le risposte. PRRI ha registrato un crollo del sostegno repubblicano alla violenza politica dopo l’insediamento di Trump al suo secondo mandato. Analogamente, i sondaggi di YouGov realizzati prima e dopo l’omicidio di Kirk mostrano che le persone tendono a considerare la violenza un “problema molto grave” soprattutto quando colpisce qualcuno che condividono politicamente. La rilevazione citata da Vance, infatti, è stata condotta immediatamente dopo l’uccisione di una figura della destra, un contesto che può aver rafforzato la condanna repubblicana e ridimensionato quella democratica.
Un gruppo di scienziati politici, nel 2022, ha provato a eliminare questi fattori di distorsione. Per farlo ha chiesto agli intervistati di esprimersi non su concetti astratti ma su episodi di violenza fittizi e concreti. Il risultato è stato netto: il sostegno alla violenza scendeva fino a tredici volte rispetto a quando la domanda era formulata in termini generici.
Un altro elemento da considerare è la percezione reciproca. Le ricerche mostrano che gli elettori tendono a sovrastimare di quattro volte il sostegno dei propri avversari alla violenza politica. Questo alimenta un circolo vizioso: convinti che gli altri siano più inclini alla forza, diventano essi stessi più propensi ad accettarla. Quando però scoprono i dati reali, il loro sostegno cala di circa un terzo.
Per questo, sottolinea l'Economist, l’affermazione di Vance rischia di rafforzare la paura dei conservatori verso i liberal, senza offrire il contesto necessario. Al tempo stesso, gli studi indicano che atti di violenza politica molto visibili possono aumentare l’approvazione di chi non ha simpatia per la vittima. È dunque cruciale che i leader democratici e le figure pubbliche liberal condannino in modo esplicito l’omicidio di Kirk e, più in generale, ogni forma di violenza politica.
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