La Corte Suprema segue il centro dell’opinione pubblica
Secondo uno studio di Harvard, Stanford e University of Texas, le decisioni dell’ultimo anno della Corte Suprema riflettono in modo sorprendente le opinioni della maggioranza degli americani, spaziando tra posizioni progressiste e conservatrici.
La figura dell’elettore mediano è un concetto classico della scienza politica. Coniato dall’economista scozzese Duncan Black negli anni Quaranta, il “teorema dell’elettore mediano” sostiene che, se candidati ed elettori si dispongono su un continuum ideologico, il candidato più vicino alle posizioni del votante medio vincerà l’elezione. Sebbene la teoria non sia sempre valida e presenti limiti, resta un utile strumento per interpretare le dinamiche politiche.
Oggi alcuni studiosi sostengono che la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia incarnato, nel suo ultimo anno di attività, il ruolo di questo ipotetico elettore. Un gruppo di ricercatori di Harvard, Stanford e University of Texas — Maya Sen, Neil Malhotra e Stephen Jessee — ha condotto dal 2020 un progetto di monitoraggio sulle opinioni pubbliche rispetto alle decisioni della Corte. I dati raccolti mostrano che, nell’ultimo ciclo, i giudici hanno preso decisioni perfettamente in linea con la maggioranza degli americani su tutte le questioni di rilievo.
I risultati parlano chiaro. Su temi controversi come l’educazione sessuale, la Corte ha autorizzato i genitori a esonerare i figli dalle lezioni su genere e sessualità, un’opinione condivisa dal 77% dei cittadini. Ha anche facilitato le cause contro gli abusi di forza da parte della polizia, in accordo con il 66% dell’opinione pubblica. Sulle cure mediche per minori transgender, il 64% degli americani si è detto favorevole a restrizioni, e la Corte ha confermato questa posizione. Allo stesso modo, ha sostenuto il diritto del governo federale a regolamentare le cosiddette “ghost guns” — armi assemblate con kit casalinghi — in linea con il 75% degli intervistati.
Non si tratta di casi isolati. La Corte ha riflettuto la posizione di un’ampia maggioranza anche su altri temi: il 64% dei cittadini non vuole che i produttori di armi statunitensi siano ritenuti responsabili per i crimini dei cartelli messicani, il 65% supporta l’autorità della FDA nel vietare le sigarette elettroniche aromatizzate, il 70% è d’accordo che le accuse di “discriminazione inversa” debbano seguire gli stessi criteri applicati ad altre forme di discriminazione, e l’80% approva il controllo dell’età per l’accesso ai siti pornografici.
Un caso particolarmente divisivo riguarda le scuole pubbliche con orientamento religioso. L’opinione pubblica era quasi perfettamente divisa (51% contro 49%), e la Corte ha rispecchiato questa spaccatura con un pareggio 4-4 dovuto alla ricusazione di Amy Coney Barrett. In questo modo, è rimasta valida la sentenza del tribunale inferiore che bloccava la scuola religiosa, corrispondendo alla sottile maggioranza contraria.
Anche sulla possibilità di vietare TikTok la Corte si è trovata d’accordo con il 58% degli americani, favorevole a una restrizione. Non sono stati invece rilevati dati su due decisioni importanti: il mantenimento di una task force che definisce le cure preventive a carico delle assicurazioni e il blocco delle ingiunzioni a livello nazionale, una misura che ha favorito il presidente Trump. Altri sondaggi suggeriscono comunque che entrambe le scelte godano di un sostegno maggioritario.
Neil Malhotra, economista politico di Stanford e uno dei responsabili del progetto, ha spiegato che questo allineamento perfetto con l’opinione pubblica non ha precedenti. Nelle stagioni 2021 e 2022, la Corte si era collocata più a destra, con decisioni come quella del caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, che aveva cancellato la storica Roe v. Wade. Da allora, però, si sarebbe verificata una graduale moderazione. Secondo Malhotra, la Corte non è mai più liberale dell’opinione pubblica, ma non è neppure costantemente più conservatrice. Oscilla, a seconda dei casi, tra le posizioni dell’elettore indipendente e quelle dell’elettore repubblicano medio.
Va ricordato, tuttavia, che i giudici non dovrebbero basarsi su preferenze politiche o sull’opinione pubblica, ma esclusivamente sul diritto. Malhotra riconosce che molti giuristi disapprovano il confronto tra sentenze e consenso popolare, perché la giurisprudenza non dovrebbe essere dettata dai sondaggi. Tuttavia, non mancano studi che mostrano come la Corte segua, almeno in parte, il clima sociale generale.
Malhotra suggerisce una via di mezzo: la Corte decide i casi seguendo la legge, ma sceglie con attenzione i ricorsi da accogliere, concentrandosi su questioni dove non si rischia di divergere troppo dal sentire comune. Dopo la sentenza Dobbs, i giudici avrebbero cercato di recuperare una reputazione di moderazione, anche se i dati mostrano che la fiducia del pubblico nei confronti della Corte è ai minimi storici.
Secondo un’altra interpretazione, la vicinanza della Corte alle opinioni degli americani non deriva da calcoli strategici, ma dal fatto che anche i giudici risentono degli stessi mutamenti sociali che influenzano la popolazione. In questo senso, la Corte sarebbe uno specchio della società, e talvolta un attore in grado di orientarla, come avvenuto con la legittimazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2015.
Per Malhotra, l’influenza del clima culturale non va sottovalutata. Le decisioni giudiziarie si inseriscono in un contesto sociale più ampio e, per non apparire in contrasto con l’opinione pubblica, la Corte deve trovare un equilibrio tra interpretazione della legge e percezione di legittimità. L’ultimo anno di sentenze dimostra come questo equilibrio sia stato raggiunto in maniera sorprendentemente precisa, allineandosi quasi sempre alle posizioni maggioritarie della popolazione americana.