La Casa Bianca non esclude l'arresto dei giudici della Corte Suprema
La portavoce presidenziale Karoline Leavitt non esclude azioni penali contro membri dell'alta magistratura, dopo l'arresto di una giudice a Milwaukee accusata di ostruzione

La Casa Bianca ha aperto alla possibilità di procedimenti penali contro membri della Corte Suprema degli Stati Uniti. Lunedì mattina, durante un incontro con i giornalisti, la portavoce presidenziale Karoline Leavitt ha risposto a una domanda del giornalista Peter Doocy di Fox News sull’eventualità di arrestare figure di vertice del potere giudiziario. La questione è emersa dopo l’arresto di una giudice della Contea di Milwaukee accusata di aver aiutato un immigrato irregolare a eludere gli agenti federali.
Doocy ha ricordato il caso della giudice della Contea di Milwaukee, arrestata «per aver presumibilmente aiutato immigrati irregolari a fuggire», chiedendo se l’amministrazione fosse disposta ad arrestare anche «un giudice federale o persino un giudice della Corte Suprema». Leavitt ha definito l'ipotesi «una domanda ipotetica», senza tuttavia escludere esplicitamente tale possibilità, rinviando ogni valutazione al Dipartimento di Giustizia. «Siamo chiari su ciò che ha fatto questo giudice», ha dichiarato, riferendosi al caso di Milwaukee. «Ha ostacolato le forze dell’ordine federali che stavano cercando un immigrato irregolare nel suo tribunale. Ha mostrato a quell’immigrato la porta per eludere i funzionari. Questo è un chiaro caso di ostruzione».
La portavoce ha poi aggiunto che «chiunque infranga la legge o ostacoli i funzionari federali nello svolgimento del loro lavoro si mette a rischio di essere perseguito, assolutamente», sottolineando che il principio vale per qualsiasi cittadino, indipendentemente dal ruolo istituzionale ricoperto.
Il riferimento diretto è all’arresto di Hannah Dugan, giudice della Contea di Milwaukee, accusata di ostruzione. Secondo la ricostruzione riportata dalla Casa Bianca, Dugan avrebbe «intenzionalmente fuorviato gli agenti federali» per proteggere Eduardo Flores Ruiz, un immigrato senza documenti ricercato dalle autorità. Ruiz è stato poi arrestato all’esterno del tribunale, mentre la giudice è stata formalmente imputata.
Le dichiarazioni della portavoce si inseriscono in un clima di crescente tensione istituzionale tra il presidente e l’ordine giudiziario. Negli ultimi mesi, l’amministrazione ha mostrato una postura sempre più conflittuale nei confronti dei giudici, definendo «attivisti» coloro che emettono sentenze sfavorevoli all’agenda governativa. L’arresto di Dugan si aggiunge a una serie di episodi che comprendono il mancato rispetto di diversi ordini giudiziari e la destituzione o sospensione di otto giudici dell’immigrazione.
Pur presentando l’eventualità di arresti ai danni di magistrati federali o supremi come una mera ipotesi, Leavitt ha ribadito che ogni presunta violazione di legge da parte di un giudice potrebbe comportare un’azione penale, seguendo la stessa linea adottata per qualsiasi altro cittadino. L’eventuale apertura di procedimenti contro membri della Corte Suprema rappresenterebbe un passo senza precedenti nella storia recente degli Stati Uniti, con ripercussioni profonde sull’equilibrio dei poteri delineato dalla Costituzione.
Dal punto di vista procedurale, la decisione finale spetterebbe al Department of Justice, incaricato di valutare l’apertura di eventuali indagini formali. Karoline Leavitt ha sottolineato di non poter commentare su procedimenti in corso o in fase di valutazione, ribadendo però che «chiunque ostacoli gli agenti federali» deve essere consapevole delle possibili conseguenze legali. Questa affermazione, volutamente generale, lascia aperte numerose domande sulla tempistica e sulla concretezza di possibili iniziative contro giudici di grado superiore.
Sebbene non si registrino al momento sviluppi concreti riguardo a inchieste formali contro membri della Corte Suprema, la disponibilità dichiarata ad adottare misure estreme rappresenta una svolta nella dialettica tra i poteri dello Stato. In discussione non è solo il futuro di singoli magistrati, ma l’intero assetto dei contrappesi istituzionali che caratterizzano gli Stati Uniti.