Come si aggiustano i sondaggi

Alla conferenza AAPOR, i principali istituti di rilevazione statunitensi fanno il punto su metodo, errori ripetuti e soluzioni sperimentali. Ruth Igielnik (New York Times): “Il problema non è risolto, ma stiamo provando cose nuove”

Come si aggiustano i sondaggi
Photo by Manny Becerra / Unsplash

A St. Louis, Missouri, si è tenuta la conferenza annuale dell’American Association of Public Opinion Researchers (AAPOR), punto d’incontro per i professionisti del settore demoscopico statunitense. L'occasione è stata sfruttata per discutere dell’accuratezza dei sondaggi condotti durante le presidenziali del 2024, sull'affidabilità delle tecniche attuali e sulle possibili evoluzioni metodologiche.

Durante GD Politics Podcast, i giornalisti Nathaniel Rakich e Ruth Igielnik hanno raccontato quanto emerso dai panel e dalle discussioni tra operatori e analisti. Un punto centrale, condiviso da molti, è stato il bisogno di capire come intercettare gli elettori “a bassa informazione” — cittadini che non seguono regolarmente le notizie, votano saltuariamente e sono difficili da raggiungere con gli strumenti tradizionali.

“È il gruppo con cui tutti i sondaggisti hanno difficoltà”, ha affermato Igielnik, che guida la sezione sondaggi del New York Times. “Non abbiamo fatto nulla di speciale per il nostro studio più recente, ma è un obiettivo costante: da un anno stiamo cercando di migliorare proprio su questo fronte.”

Il tema è rilevante non solo per la qualità dei dati, ma anche per comprendere correttamente il sostegno a Donald Trump. Igielnik ha spiegato come quasi il 40% di chi esprime un’opinione favorevole al presidente non segua le notizie, una percentuale importante che suggerisce quanto la disattenzione mediatica influenzi le percezioni politiche. Questo segmento, spesso assente nei sondaggi, può alterare in modo sostanziale le proiezioni elettorali.

Un’altra questione discussa con ampiezza è stata la ponderazione in base al voto dichiarato in passate elezioni (“recalled vote”). Si tratta di una tecnica che mira a correggere gli squilibri nei campioni, aggiustando i dati affinché riflettano proporzioni più realistiche di elettori pro-Trump o di altri gruppi politici. “Questa strategia ha reso i sondaggi più precisi nel 2024”, ha osservato Rakich, pur dicendo che resta una soluzione parziale e con rischi metodologici. “È una correzione che funziona per ora, ma è tautologica: stiamo modellando i dati in base ai risultati che già conosciamo”. Va comunque considerato che i pesi sul voto passato, in Italia e Europa sono usati ormai da molti anni da tutti gli istituti di sondaggi.

Igielnik ha confermato l’ampio utilizzo di questo metodo nel settore, pur sottolineando che “non è una bacchetta magica” e che il miglioramento è stato modesto. L'adozione di questa tecnica testimonia la volontà dell’industria di affrontare l’errore sistematico che, per tre cicli elettorali consecutivi, ha sottostimato il consenso per i Repubblicani.

L’incontro AAPOR ha messo in luce anche nuove strategie sperimentali per coinvolgere gli elettori meno propensi a partecipare. Una delle più discusse è stata presentata dal team di CBS News e YouGov: offrire la possibilità di rispondere inizialmente a domande di intrattenimento, con l’inserimento di quesiti politici solo nella parte finale del questionario. Questo approccio ha migliorato la qualità delle risposte tra gli elettori più distaccati.

Un’altra area di attenzione è stata la comunicazione stessa dei sondaggi. Una ricerca ha mostrato che i testi metodologici usati dai principali istituti — spesso redatti in linguaggio tecnico e complesso — non solo sono difficili da comprendere (in media a un livello di lettura da 13° anno scolastico), ma tendono a ridurre la fiducia degli utenti nei confronti del sondaggio. In un esperimento, versioni semplificate e prive di gergo tecnico hanno prodotto un aumento significativo della fiducia e della disponibilità a partecipare a future rilevazioni.

“Ciò che per noi è sinonimo di trasparenza — come ‘campione casuale’ — per molte persone suona come una cosa negativa, quasi come se non stessimo cercando le persone giuste”, ha spiegato Igielnik. “Serve un ripensamento anche del linguaggio, non solo delle tecniche”.

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