Washington punta a isolare Pechino tramite nuovi negoziati sui dazi
L’amministrazione Trump vuole ottenere impegni dai partner commerciali per escludere la Cina, offrendo in cambio concessioni sui dazi. La strategia è guidata dal segretario al Tesoro Scott Bessent.

L’amministrazione Trump intende utilizzare i negoziati in corso sui dazi per esercitare pressioni sui partner commerciali degli Stati Uniti, chiedendo loro di ridurre i rapporti economici con la Cina. Lo riporta il Wall Street Journal sulla base di fonti informate sulle discussioni. In cambio, la Casa Bianca sarebbe disposta a concedere agevolazioni sulle barriere tariffarie imposte di recente.
La strategia mira a ottenere impegni concreti da oltre 70 Paesi per ostacolare l’ingresso di beni cinesi nei loro mercati, impedire l’insediamento di aziende cinesi sui loro territori – pratica spesso utilizzata per aggirare i dazi statunitensi – e bloccare l’assorbimento di beni industriali a basso costo provenienti dalla Cina. L’obiettivo di fondo è quello di indebolire un’economia cinese già in difficoltà e condurre Pechino al tavolo delle trattative in una posizione di minore forza.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia volta a isolare l’economia cinese, portata avanti in particolare dal segretario al Tesoro Scott Bessent, figura centrale nelle trattative commerciali sin da quando il presidente Trump ha annunciato, il 9 aprile, una sospensione di 90 giorni sui dazi reciproci per la maggior parte dei Paesi, ad eccezione della Cina.
Secondo fonti sentite dal WSJ, l’idea è stata proposta da Bessent durante un incontro con Trump il 6 aprile a Mar-a-Lago, la residenza del presidente in Florida. Bessent ha sostenuto che tali impegni da parte dei partner commerciali impedirebbero a Pechino di aggirare i dazi, i controlli sulle esportazioni e le altre misure economiche imposte da Washington.
L’amministrazione non ha ancora chiarito quali saranno esattamente le richieste a ciascun Paese, che potrebbero variare in base al livello di interconnessione con l’economia cinese. Tuttavia, l’intenzione di chiedere ai governi alleati di “scegliere tra gli Stati Uniti e la Cina” è già stata accennata dallo stesso presidente in un’intervista concessa al programma in lingua spagnola Fox Noticias. Rispondendo a una domanda sulla decisione di Panama di non rinnovare la sua adesione alla Belt and Road Initiative cinese, Trump ha lasciato intendere che una simile richiesta potrebbe essere avanzata formalmente in futuro.
La Casa Bianca e il Dipartimento del Tesoro non hanno rilasciato commenti ufficiali. Tuttavia, alcune nazioni coinvolte nei negoziati non avrebbero ancora ricevuto richieste esplicite legate alla Cina, anche se ci si aspetta che queste possano emergere nelle prossime fasi.
Nel frattempo, Bessent ha assunto un ruolo sempre più di rilievo nelle trattative sui dazi. Dopo aver preso il timone dei colloqui sulla reciprocità tariffaria, il segretario al Tesoro è atteso a un incontro con il ministro giapponese per la rivitalizzazione economica, previsto a breve. Tra i Paesi con cui l’amministrazione punta a siglare accordi vi sono Giappone, Regno Unito, Australia, Corea del Sud e India.
Tra i primi tentativi di ottenere impegni anti-Cina da parte di partner strategici si annovera un’offerta del governo messicano, avanzata a febbraio, di allineare i propri dazi a quelli statunitensi sui prodotti cinesi. L’iniziativa, che si inseriva nel contesto dei negoziati sui dazi imposti da Trump al Messico per il contrasto al traffico di fentanyl, è stata definita da Bessent un “bel gesto”, ma non ha ricevuto un ampio sostegno all’interno dell’amministrazione.
A rafforzare la strategia americana contribuiscono anche dichiarazioni come quella letta martedì dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, che ha riportato un messaggio di Trump in cui si afferma che “la palla è nel campo della Cina”. Il presidente ha ribadito che “la Cina ha bisogno di fare un accordo con noi. Noi non dobbiamo fare un accordo con loro. La Cina vuole ciò che noi abbiamo: il consumatore americano”.
Bessent ha lasciato intendere che l’isolamento della Cina potrebbe spingersi anche oltre i dazi. In un’intervista a Fox Business, non ha escluso che l’amministrazione possa arrivare a rimuovere le aziende cinesi dalle borse statunitensi, un’ipotesi che rafforzerebbe ulteriormente l’approccio volto a spezzare i legami economici tra i due Paesi.
Tuttavia, resta da chiarire quale sia l’obiettivo finale della politica commerciale americana verso la Cina. Bessent stesso ha dichiarato che ci sarebbe ancora margine per avviare colloqui su un possibile accordo commerciale, a condizione che vi partecipino direttamente Trump e il presidente cinese Xi Jinping.
Nel frattempo, anche Pechino prosegue la propria attività diplomatica. In questi giorni, Xi si è recato in Vietnam – uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, colpito dai dazi imposti da Trump – firmando numerosi impegni economici con il governo di Hanoi.
Secondo Peter Harrell, già direttore senior per l’economia internazionale nel Consiglio di Sicurezza Nazionale sotto la presidenza Biden, la Cina considera le manovre tariffarie statunitensi un’opportunità. Tuttavia, le sue possibilità di risposta sarebbero limitate. Harrell ha spiegato durante un evento a Georgetown Law che, mentre gli Stati Uniti restano “un enorme importatore netto”, la Cina tende a ridurre le proprie importazioni e a puntare sull’autosufficienza. Questo, a suo avviso, renderà difficile per la Cina rimpiazzare gli Stati Uniti come fonte di domanda per molti Paesi in via di sviluppo.