Usa e Unione Europea avviano negoziati commerciali per ridurre i dazi di Trump
Bruxelles e Washington hanno scambiato i primi documenti negoziali: al centro del confronto dazi, digitale, investimenti e regole su IVA e standard alimentari. Ma restano divergenze su acciaio, auto e prodotti agricoli

Stati Uniti e Unione Europea hanno avviato i negoziati per evitare l’inasprimento dei dazi imposti dall’amministrazione del presidente Donald Trump, sbloccando una fase di stallo che aveva relegato l’UE dietro ad altri paesi già in fase avanzata di trattativa con Washington. Secondo quanto riportato dal Financial Times, le due parti hanno effettuato un primo scambio di documenti ufficiali che delineano le aree di discussione, che comprendono commercio digitale, dazi doganali e opportunità di investimento reciproco.
Sabine Weyand, massima funzionaria per il commercio della Commissione Europea, ha esortato gli ambasciatori dei 27 Stati membri a non farsi influenzare dalla pressione americana per ottenere “vittorie rapide”. Ha inoltre avvertito che alcuni dazi statunitensi con ogni probabilità rimarranno in vigore, in particolare quelli relativi a settori strategici che gli Stati Uniti intendono rilocalizzare sul proprio territorio, come l’industria dell’acciaio e quella automobilistica.
Nonostante i recenti sviluppi, l’Unione Europea risulta ancora indietro rispetto a paesi come Giappone, Corea del Sud, Vietnam e Regno Unito, che sono riusciti ad avviare trattative più efficaci con i rappresentanti commerciali statunitensi. Jamieson Greer, rappresentante commerciale della Casa Bianca, ha contribuito a imprimere una svolta quando ha messo in guardia i diplomatici europei: senza una proposta scritta da parte di Bruxelles, ha dichiarato, il blocco avrebbe dovuto aspettarsi l’applicazione integrale dei dazi annunciati da Trump il 2 aprile.
Per favorire la ripresa del dialogo, l’UE ha temporaneamente ridotto il proprio dazio “reciproco” dal 20% al 10%, misura valida fino all’8 luglio. Tuttavia, il presidente Trump ha mantenuto ulteriori dazi del 25% su acciaio, alluminio e automobili, e ha minacciato l’estensione di queste misure ad altri comparti sensibili come prodotti farmaceutici, semiconduttori, rame, legname, minerali critici e componenti per l’industria aerospaziale.
Il commissario europeo per il commercio, Maroš Šefčovič, ha avuto un colloquio con Greer giovedì scorso e ha espresso l’intenzione di incontrarlo nuovamente il mese prossimo a Parigi, in occasione di una riunione ministeriale dell’OCSE. In un’intervista al Financial Times, Šefčovič ha dichiarato di voler contribuire a ridurre il disavanzo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea attraverso un aumento delle importazioni di gas, armamenti e prodotti agricoli statunitensi.
Tuttavia, restano forti le divergenze tra le due parti. Washington ha più volte espresso preoccupazioni in merito all’imposta sul valore aggiunto europea, alle normative UE sui servizi digitali, agli standard alimentari e ad alcuni dazi che colpiscono beni di provenienza americana. Daniel Mullaney, ex capo negoziatore statunitense per il commercio con l’UE, ha previsto che i prossimi colloqui si concentreranno soprattutto sulle normative farmaceutiche e sull’apertura del mercato europeo ai prodotti agricoli americani.
Sul fronte europeo, i ministri del commercio hanno escluso che l’accordo recentemente concluso tra Stati Uniti e Regno Unito — che ha mantenuto dazi al 10% — possa costituire un precedente accettabile. “Non saremo soddisfatti di quel tipo di accordo,” ha dichiarato Benjamin Dousa, ministro del commercio svedese, aggiungendo che in caso di accordo svantaggioso, gli Stati Uniti “dovrebbero aspettarsi contromisure.” Un altro funzionario UE, citato dal quotidiano britannico, ha ribadito: “Il 10% non è un accordo.”
In attesa di sviluppi concreti, l’Unione ha sospeso l’attuazione di un pacchetto di dazi di ritorsione dal valore di 21 miliardi di euro, ma la Commissione ha già elaborato una nuova proposta da 95 miliardi di euro, che includerebbe aerei Boeing, automobili e whiskey bourbon.
Šefčovič ha inoltre dichiarato che l’Unione Europea non intende accogliere le richieste statunitensi di abolizione dell’IVA né di allentamento delle regolamentazioni e imposte digitali. Il blocco ha tuttavia mostrato apertura verso un ridimensionamento della dipendenza dalla Cina per quanto riguarda materie prime critiche e farmaci, valutando anche l’introduzione di dazi su esportazioni cinesi sospettate di essere sovvenzionate dallo Stato.
Secondo un documento visionato dal Financial Times, Weyand, durante una visita a Washington a inizio maggio, avrebbe sottolineato che l’accordo tra Stati Uniti e Regno Unito rivela l’intenzione americana di utilizzare le intese commerciali non solo per favorire l’industria interna, ma anche per controllare le catene di approvvigionamento globali e limitare l’ingresso di prodotti cinesi nei mercati occidentali.