Trump minaccia nuovi dazi: fino al 200% sui farmaci e 50% sul rame
Il presidente statunitense prevede una nuova ondata di dazi per rilanciare la produzione interna. Le aziende avranno un anno per trasferirsi negli Stati Uniti prima che le tariffe entrino in vigore.re

Il presidente Donald Trump ha annunciato l’8 luglio che intende imporre un dazio del 200% sui prodotti farmaceutici importati e del 50% sul rame. L’obiettivo dichiarato è quello di incentivare le imprese a costruire impianti produttivi negli Stati Uniti.
Trump ha dichiarato che le aziende avranno tra un anno e un anno e mezzo per trasferire la produzione negli Stati Uniti prima che i nuovi dazi vengano applicati: «Annunceremo presto qualcosa sui prodotti farmaceutici. Daremo alle persone un anno, un anno e mezzo per venire qui e dopo di ciò ci saranno dei dazi», ha affermato. Ha poi specificato che la tariffa potrebbe arrivare a «qualcosa come il 200%».
A proposito del rame, Trump ha precisato che il dazio previsto sarà del 50%: «Penso che il dazio sul rame sarà del 50%», ha detto. Dopo queste dichiarazioni, il prezzo del rame è aumentato di oltre il 10% a New York, superando i livelli storici precedenti.Queste due categorie – rame e prodotti farmaceutici – si aggiungono ad altri settori già minacciati da dazi, come quello dei semiconduttori e del legname da costruzione.
Dall’inizio del suo secondo mandato presidenziale, nel gennaio 2025, Donald Trump ha riportato i dazi al centro della sua agenda economica. Essi vengono presentati come strumenti per difendere l’industria nazionale, ottenere concessioni dai partner commerciali esteri e generare nuove entrate fiscali.
Il presidente ha già introdotto dazi settoriali: 50% sull’acciaio e sull’alluminio, 25% sulle automobili e una tariffa minima del 10% sulla maggior parte dei beni importati. Quest’ultima è destinata ad aumentare a partire dal 1º agosto 2025, con l’obiettivo di colpire più duramente i Paesi con un avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti.
«Non ci sarà alcun cambiamento di data», ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth Social, specificando che «non sarà concesso alcun rinvio». Lunedì ha iniziato a inviare lettere ai partner commerciali degli Stati Uniti, soprattutto in Asia, per notificare le nuove tariffe.
Secondo quanto riferito, quattordici Paesi hanno già ricevuto comunicazione ufficiale dell’ammontare delle nuove tariffe: tra questi, Giappone, Corea del Sud e Tunisia saranno colpiti da un aumento del 25%; Laos e Birmania da un +40%; Cambogia e Thailandia da un +36%.
Anche Paesi non asiatici sono stati coinvolti. Il Sudafrica è una delle quattro nazioni extra-asiatiche ad aver ricevuto la lettera. Per il Paese è prevista una tariffa del 30%. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha annunciato martedì, tramite un comunicato, che continuerà a perseguire «sforzi diplomatici» con Washington, esprimendo preoccupazione per l’impatto sulle esportazioni locali di agrumi.
Le lettere con le nuove tariffe continueranno a essere inviate nei prossimi giorni. Trump ha indicato che l’Unione Europea riceverà una comunicazione «probabilmente entro due giorni», osservando che il blocco dei 27 «si sta comportando in modo molto gentile ultimamente».
La data inizialmente prevista per l’entrata in vigore dei dazi individualizzati era il 9 luglio, ma è stata posticipata al 1º agosto tramite un decreto firmato lunedì. Sebbene inizialmente Trump avesse lasciato intendere che la nuova scadenza potesse essere modificata, martedì ha confermato che l’intenzione è sempre stata quella di avviare la raccolta dei dazi punitivi dal 1º agosto per penalizzare i Paesi che esportano più di quanto importano dagli Stati Uniti.
Nelle lettere inviate ai governi stranieri, Trump avverte che ogni misura di ritorsione sarà punita con una tariffa aggiuntiva di pari entità. Alcuni Paesi colpiti cercano già margini di negoziazione. La Cambogia, ad esempio, ha definito la riduzione della tariffa nei suoi confronti – dal 49% ad aprile al 36% attuale – come una «grande vittoria», pur esprimendo l’intenzione di continuare a negoziare per una ulteriore riduzione.