Trump minaccia nuovi dazi contro l’Unione Europea se non si raggiunge un accordo commerciale «giusto»
Il presidente degli Stati Uniti impone una scadenza al 9 luglio per evitare un aumento delle tariffe: «O troviamo un buon accordo o pagheranno quanto diremo noi». Le trattative con Bruxelles si intensificano dopo il G7 in Canada.
Il presidente Donald Trump ha rilanciato la sua offensiva commerciale contro l’Unione Europea, accusando Bruxelles di non voler concludere un accordo equo con gli Stati Uniti. Parlando a bordo dell’Air Force One di ritorno dal vertice del G7 in Canada, Trump ha avvertito: «O troviamo un buon accordo, oppure pagheranno quanto diremo noi». La minaccia esplicita arriva a meno di un mese dalla scadenza della tregua commerciale fissata al 9 luglio.
L’amministrazione statunitense ha già introdotto dazi di almeno il 10% sulla maggior parte dei prodotti importati e ha minacciato, nelle scorse settimane, di applicare tariffe fino al 50% sui beni provenienti dall’Unione Europea. Una misura inizialmente annunciata per il 1° giugno, ma poi rinviata da Trump al 9 luglio dopo un colloquio telefonico con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Proprio von der Leyen aveva espresso lunedì, tramite il social network X, la volontà di accelerare i negoziati con Washington. Dopo un incontro con Trump durante il G7, la leader dell’esecutivo europeo aveva affermato che le due delegazioni avrebbero «accelerato il lavoro in vista di un accordo [commerciale] giusto e buono». Tuttavia, il presidente statunitense sembra voler imprimere un’accelerazione unilaterale, facendo pesare la minaccia di nuovi dazi come leva negoziale.
Nel corso del G7, molti dei leader presenti hanno cercato di disinnescare le tensioni legate alla politica commerciale statunitense, ma le dichiarazioni di Trump suggeriscono che l’offensiva è tutt’altro che archiviata. La linea della Casa Bianca si mantiene rigida: o l’Europa accetta i termini americani, o scatteranno nuove misure punitive.
L’eventualità di un’escalation tariffaria preoccupa osservatori e governi, soprattutto in un contesto economico globale già rallentato. Secondo un’analisi pubblicata da Le Monde, la guerra commerciale in corso contribuisce ad accentuare il grande rallentamento dell’economia mondiale registrato dall’inizio del decennio 2020.
La partita si gioca dunque su due fronti: da un lato, l’Europa tenta di negoziare un compromesso che eviti un deterioramento ulteriore dei rapporti economici con gli Stati Uniti; dall’altro, Trump utilizza le tariffe come strumento di pressione per forzare l’adozione di condizioni favorevoli agli interessi americani. L’esito delle trattative dipenderà dalle prossime settimane di confronto, ma la scadenza del 9 luglio incombe come un potenziale punto di rottura.
Se non verrà raggiunto un accordo, l’inasprimento delle misure commerciali potrebbe avere effetti significativi su numerosi settori economici europei, con ricadute sulle esportazioni, sull’occupazione e sulle catene del valore transatlantiche. Bruxelles è dunque chiamata a una difficile mediazione, stretta tra la volontà di difendere i propri interessi e la necessità di evitare una guerra commerciale su larga scala.
Nel frattempo, Trump continua a presentare la sua politica tariffaria come una forma di difesa dell’economia americana, sostenendo che imporre dazi rappresenta un modo per riequilibrare rapporti commerciali considerati ingiusti. Una retorica già utilizzata durante il suo primo mandato e ora riproposta in un contesto internazionale segnato da nuove crisi, tra cui i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, che hanno dominato l’agenda del G7.