Trump minaccia dazi a centinaia di paesi

Il presidente annuncia l'invio di lettere ai paesi partner per imporre nuove tariffe, mentre scade la pausa sui dazi globali. Promesse disattese e mercati in allerta

Trump minaccia dazi a centinaia di paesi
Photo by Teng Yuhong / Unsplash

Il presidente Donald Trump ha dichiarato domenica che intende imporre nuove tariffe commerciali senza ricorrere a negoziati multilaterali, annunciando l’invio di lettere a centinaia di paesi per stabilire dazi compresi tra il 20% e il 50%.

Durante un’intervista al programma Sunday Morning Futures trasmesso da Fox News, Trump ha spiegato il proprio approccio: "Abbiamo fatto accordi, ma preferirei semplicemente inviare loro una lettera, una lettera molto equa, dicendo ‘congratulazioni, vi permetteremo di commerciare negli Stati Uniti d’America, pagherete un dazio del 25%, o 20%, o 40 o 50%. Preferirei fare così’".

Alla domanda se intenda estendere la sospensione dei dazi, il presidente ha risposto: “Non penso che ne avrò bisogno. Potrei, non è un grosso problema”. Trump ha insistito sull’efficacia della comunicazione diretta come sostituto ai tradizionali trattati internazionali: “Invierò lettere. Questa è la fine dell’accordo commerciale”.

Come esempio, ha citato il Giappone, storico alleato degli Stati Uniti, immaginando un messaggio indirizzato a Tokyo: “Caro signor Giappone, ecco la storia. Pagherete un dazio del 25% sulle vostre auto”. Le lettere, secondo il presidente, verranno inviate “abbastanza presto” e non richiederanno incontri diplomatici: “Non dobbiamo incontrarci. Capiamo, abbiamo tutti i numeri”.

Non è la prima volta che Trump annuncia questa strategia. Già il 16 maggio e l’11 giugno, il presidente aveva promesso l’invio di lettere unilaterali sui dazi, dichiarando che sarebbero partite entro due o tre settimane. Tuttavia, in entrambe le occasioni, le comunicazioni non sono state spedite.

Parallelamente, l’amministrazione aveva annunciato l’obiettivo ambizioso di concludere 90 accordi commerciali in 90 giorni. La sospensione dei dazi reciproci, decisa all’inizio di aprile, era stata accompagnata dall’impegno a utilizzare quella finestra temporale per concludere intese bilaterali. Il segretario al Commercio Howard Lutnick e il direttore del National Economic Council Kevin Hassett avevano promesso un’ondata di accordi già a partire dalla settimana successiva. Tuttavia, iniziative simili si sono rivelate inefficaci in passato, senza risultati tangibili.

Venerdì scorso, il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che alcuni accordi potrebbero essere finalizzati entro il Labor Day, la festa del lavoro statunitense che cade a settembre. Una tempistica più lontana rispetto agli annunci precedenti, che avevano indicato scadenze molto più ravvicinate.

Nonostante l’instabilità delle politiche commerciali annunciate da Trump, i mercati finanziari statunitensi sembrano al momento relativamente stabili. Le azioni hanno toccato un nuovo record venerdì, lasciandosi alle spalle le tensioni che, all’inizio dell’anno, avevano contribuito a un brusco calo degli indici. Tuttavia, la prospettiva che il presidente possa assegnare dazi unilaterali nel corso dei prossimi giorni rischia di riaprire fasi di incertezza, soprattutto per le imprese internazionali che esportano verso gli Stati Uniti.

Attualmente, l’amministrazione Trump può contare su un solo accordo commerciale siglato e su una tregua temporanea nei dazi. Per il resto, la maggior parte dei paesi si trova in una condizione di attesa, incerta su come evolveranno i rapporti economici con Washington. La scadenza della pausa globale prevista per il 9 febbraio rappresenta dunque un momento cruciale per la politica commerciale statunitense.

Il piano di Trump, basato sull’idea di semplificare unilateralmente i rapporti commerciali, si inserisce in una più ampia visione di politica estera e economica fondata sull’assertività americana. Se portata avanti, questa strategia segnerebbe una rottura netta con le prassi consolidate del commercio internazionale, fondate su negoziati multilaterali, compromessi reciproci e meccanismi di arbitrato condivisi.

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