Trump introduce un sistema nazionale per verificare la cittadinanza degli elettori

Per la prima volta negli Stati Uniti è stato costruito un sistema di verifica della cittadinanza nazionale e consultabile, destinato a identificare i cittadini autorizzati a votare. Lo strumento solleva dubbi sulla trasparenza, la legalità e i rischi di esclusione dal voto.

Trump introduce un sistema nazionale per verificare la cittadinanza degli elettori

L’amministrazione Trump ha introdotto un sistema di dati nazionale senza precedenti per verificare lo status di cittadinanza degli elettori. Progettato per essere utilizzato dai funzionari elettorali statali e locali, lo strumento mira a impedire la registrazione o il voto dei non cittadini. Secondo NPR, prima testata a riportarne i dettagli, il progetto è stato sviluppato in tempi rapidi, senza un processo pubblico, e alcune autorità locali stanno già manifestando timori su un possibile utilizzo improprio del sistema.

Per decenni, i funzionari elettorali americani hanno operato senza un database nazionale della cittadinanza, dovendosi affidare a documenti personali come passaporti o certificati di nascita. Questo approccio, secondo NPR, avrebbe potuto privare del diritto di voto milioni di persone. In alternativa, i funzionari usavano una varietà disorganica di fonti di dati. Ora, il Dipartimento della sicurezza interna (Department of Homeland Security) e il Department of Governmental Efficiency (DOGE) della Casa Bianca hanno collaborato per aggiornare e collegare diversi database federali, rendendo possibile verificare rapidamente lo status di cittadinanza di cittadini nati o naturalizzati.

Il fulcro di questa nuova capacità è SAVE (Systematic Alien Verification for Entitlements), uno strumento federale usato dagli anni ’80 per controllare lo status migratorio dei non cittadini. SAVE è stato ora ampliato per accedere anche ai dati della Social Security Administration, che include informazioni sulla cittadinanza al momento del rilascio del numero di previdenza sociale. Il sistema può quindi essere interrogato dai funzionari elettorali usando un codice di previdenza sociale a nove cifre.

Questo cambiamento segna una svolta. Per la prima volta, SAVE non è più solo uno strumento per verificare lo status dei cittadini naturalizzati o dei non cittadini, ma può essere usato anche per gli americani nati nel paese. L’amministrazione Trump ha reso SAVE gratuito per gli enti non federali e capace di gestire verifiche di massa, trasformandolo in un potenziale strumento per scandagliare intere liste elettorali statali.

Il punto di svolta è arrivato a marzo, quando il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che obbliga il Dipartimento della sicurezza interna a fornire agli stati l’accesso gratuito ai sistemi di verifica e incarica DOGE di supportare l’attività di pulizia delle liste elettorali. A partire da aprile, l’U.S. Citizenship and Immigration Services ha annunciato una serie di aggiornamenti a SAVE, culminati a maggio con l'integrazione dei dati della previdenza sociale.

Tuttavia, l’implementazione del sistema ha suscitato reazioni critiche da parte di esperti legali e della privacy. John Davisson, direttore del contenzioso presso l’Electronic Privacy Information Center, ha dichiarato a NPR che sviluppi di questa portata dovrebbero avvenire in modo trasparente e coinvolgere il dibattito pubblico e i rappresentanti eletti. Danielle Citron, docente alla University of Virginia School of Law, ha espresso dubbi sulla legittimità del progetto e ha definito la creazione di un tale database una prospettiva inquietante.

Storicamente, negli Stati Uniti non è mai esistito un registro centralizzato dei cittadini, in parte per la diffidenza nei confronti del consolidamento dei dati da parte dello Stato federale. Tale reticenza accomuna da tempo attivisti per la privacy e ambienti politici conservatori. Il nuovo sistema, nella sua attuale forma, rappresenta secondo molti osservatori un primo passo verso la creazione di un tale registro.

Numerosi interrogativi restano aperti. Non è ancora chiaro quali stati intendano utilizzare il sistema, quali siano le misure di protezione dei dati messe in atto e con quale grado di affidabilità possano essere incrociati i dati di fonti diverse. Inoltre, l’USCIS conserva i dati delle interrogazioni SAVE per dieci anni, ma non ha chiarito se tratterrà anche copie delle liste elettorali fornite dagli stati né se tali dati potranno essere usati per indagini penali o sull'immigrazione.

Secondo il Dipartimento della sicurezza interna, oltre 9 milioni di registri elettorali sono già stati processati con SAVE aggiornato, e il 99,99% dei soggetti risulterebbe cittadino statunitense. Tuttavia, questi dati non sono stati verificati in modo indipendente e non è noto se i pochi casi di presunti non cittadini coinvolgano persone che hanno realmente votato.

Anche sul piano tecnico, il sistema presenta limiti significativi. SAVE può essere soggetto a ritardi nell’aggiornamento dei dati sulla naturalizzazione, causando potenziali errori nelle verifiche. Inoltre, alcuni cittadini nati all’estero non possono essere confermati dal sistema, creando il rischio di esclusione errata. Charles Stewart, esperto del MIT, ha osservato che uno dei problemi principali è la convinzione errata che i dati di registrazione elettorale siano sempre affidabili e coerenti.

Infine, l'efficacia del sistema dipende dalla disponibilità dei dati. La maggior parte degli stati oggi non raccoglie il numero completo di previdenza sociale durante la registrazione al voto. Tuttavia, è previsto un aggiornamento del sistema che consentirà interrogazioni basate solo sulle ultime quattro cifre del numero di previdenza sociale, combinate con nome e data di nascita.

Il nuovo strumento rappresenta una trasformazione del modo in cui gli Stati Uniti gestiscono la verifica della cittadinanza per il voto. Ma l’assenza di un dibattito pubblico, l’incompletezza delle informazioni disponibili e le incertezze legali e tecniche sollevano questioni centrali sul suo impatto democratico e costituzionale.

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