Trump impone dazi del 50% sul Brasile

Il presidente degli Stati Uniti ha firmato un decreto che introduce una massiccia sovrattassa commerciale sul Brasile, in risposta alle azioni giudiziarie contro Jair Bolsonaro. Il governo di Lula denuncia un attacco alla sovranità nazionale.

Trump impone dazi del 50% sul Brasile
White House

Il presidente Donald Trump ha firmato mercoledì 30 luglio un decreto che impone un aumento di 40 punti percentuali sui dazi doganali contro i prodotti brasiliani, portando l’aliquota complessiva al 50%. La misura, immediatamente comunicata dalla Casa Bianca, esclude però alcune categorie merceologiche come aerei, succo e polpa d’arancia, noci del Brasile e determinati prodotti in ferro, acciaio e alluminio.

Il provvedimento rappresenta un’escalation nelle tensioni tra Washington e Brasilia. Il presidente americano aveva già minacciato il governo brasiliano di introdurre una simile penalizzazione in reazione alle indagini giudiziarie che coinvolgono l’ex presidente Jair Bolsonaro, accusato di tentato colpo di Stato dopo la sconfitta nelle presidenziali del 2022. Trump ha definito queste indagini una “caccia alle streghe” ai danni di un alleato politico.

Secondo il decreto presidenziale, la nuova misura entrerà in vigore il 6 agosto ed è giustificata con riferimento alla “minaccia insolita e straordinaria” che il Brasile rappresenterebbe per la sicurezza nazionale, l’economia e la politica estera degli Stati Uniti.

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva parlando durante una cerimonia ufficiale a Brasilia, ha definito la giornata “sacra per la sovranità” del Paese, impegnandosi a “difendere la sovranità del popolo brasiliano” contro le misure statunitensi. Il ministro degli affari esteri Mauro Vieira, al termine di un incontro a Washington con il segretario di Stato americano Marco Rubio, ha definito l’atto “un’inaccettabile ingerenza nella sovranità nazionale”, ribadendo l’indipendenza del potere giudiziario brasiliano. Ha inoltre annunciato che il governo “si riserva il diritto di rispondere alle misure adottate dagli Stati Uniti”.

Già il 14 luglio, Brasilia aveva preparato il terreno per una reazione firmando un decreto che rende effettiva la cosiddetta “legge di reciprocità”. Approvata dal Congresso brasiliano ad aprile, questa normativa consente la sospensione di concessioni commerciali, investimenti e obblighi relativi ai diritti di proprietà intellettuale nei confronti di Stati o blocchi economici che ostacolano la competitività internazionale del Brasile. La legge permette espressamente misure economiche contro Paesi che interferiscono con le “scelte legittime e sovrane” del Brasile.

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno annunciato ulteriori misure punitive. Il Dipartimento del Tesoro ha sancito sanzioni contro Alexandre de Moraes, giudice della Corte suprema brasiliana, accusandolo di “detenzioni arbitrarie” e di violazioni della “libertà di espressione”. Secondo il governo americano, Moraes avrebbe utilizzato il suo ruolo per colpire oppositori politici, tra cui Bolsonaro, ma anche giornalisti, piattaforme social statunitensi e altre imprese internazionali.

Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che il giudice si è arrogato il diritto di “essere giudice e giuria” orchestrando una “caccia alle streghe illegale”. Le sanzioni comportano il congelamento di tutti i beni del giudice negli Stati Uniti e vietano a cittadini e imprese americane di avere rapporti con lui, pena sanzioni legali. Le nuove misure seguono quelle del Dipartimento di Stato del 18 luglio, che hanno colpito l’intera Corte suprema brasiliana e i suoi familiari, ora banditi dall’ingresso negli Stati Uniti.

Marco Rubio ha commentato le sanzioni con un messaggio sulla piattaforma X, affermando che “una toga da giudice non può proteggere chi calpesta i diritti dei propri concittadini”. Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente, ha espresso “profonda gratitudine” agli Stati Uniti e ha esortato gli altri leader del “mondo libero” ad unirsi a Washington.

Il processo contro Jair Bolsonaro, accusato di aver tentato di rovesciare l’attuale presidente Lula, si avvicina alla conclusione. Il procedimento potrebbe portare a una condanna superiore ai quarant’anni di carcere. Bolsonaro, 70 anni, è sottoposto a misure restrittive: braccialetto elettronico, obbligo di rimanere a casa la sera e nei fine settimana, divieto di utilizzare i social network e di avere contatti con ambasciate o autorità straniere.

La Corte suprema del Brasile ha reagito con una nota ufficiale, rivendicando il proprio ruolo esclusivo nel “giudicare crimini che hanno gravemente minacciato la democrazia brasiliana”. Ha ribadito l’impegno a rispettare la Costituzione e garantire a tutti un processo equo.

La massima autorità giudiziaria del Paese è da tempo nel mirino della destra, sia per il processo a Bolsonaro sia per le decisioni contro la disinformazione online. Nel 2024, Moraes aveva ordinato il blocco della piattaforma X in Brasile per quaranta giorni, finché Elon Musk non aveva rimosso alcuni account accusati di diffondere notizie false. A febbraio 2025, aveva disposto anche il blocco della piattaforma video Rumble, molto usata dai conservatori americani.

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