Trump impone dazi al Brasile per difendere Bolsonaro e attaccare Lula

Il presidente americano alza i dazi al 50% sui prodotti brasiliani, accusa Lula di "caccia alle streghe" e minaccia nuove ritorsioni. Il Brasile promette una risposta, mentre Bolsonaro esulta.

Trump impone dazi al Brasile per difendere Bolsonaro e attaccare Lula
White House

Il presidente Donald Trump ha annunciato un forte inasprimento dei dazi sulle importazioni dal Brasile. A partire dal 1° agosto, le tariffe passeranno dal 10% al 50% su tutti i prodotti brasiliani destinati al mercato statunitense. La misura è stata motivata formalmente come una risposta al trattamento riservato a Jair Bolsonaro dalla giustizia brasiliana.

In una lettera indirizzata direttamente al presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e diffusa tramite i social media, Trump ha definito il processo in corso contro Bolsonaro una “vergogna internazionale”. “La maniera in cui il Brasile tratta l’ex presidente Bolsonaro – un leader altamente rispettato nel mondo durante il suo mandato, anche dagli Stati Uniti – è una vergogna internazionale. Questo processo non dovrebbe esistere. È una caccia alle streghe che deve finire IMMEDIATAMENTE!”, ha scritto il presidente.

Nella stessa lettera, Trump ha accusato la giustizia brasiliana di condurre “attacchi insidiosi” contro le elezioni libere e la libertà d’espressione, facendo riferimento ai tentativi di regolamentazione delle piattaforme social da parte delle autorità giudiziarie locali. Il presidente americano ha avvertito che i nuovi dazi, già elevati, potrebbero crescere ulteriormente in caso di ritorsioni economiche da parte del Brasile.

La decisione arriva in un momento di forte tensione bilaterale, alimentata dal procedimento penale in corso contro Jair Bolsonaro. L’ex presidente brasiliano è accusato dal Tribunal Supremo Federal (STF) di aver tentato un colpo di Stato alla fine del 2022, con l’obiettivo di rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali e assassinare Lula. Il verdetto è atteso per settembre e potrebbe portare a una condanna fino a 43 anni di carcere.

Il 7 luglio, in concomitanza con il vertice dei BRICS a Rio de Janeiro, Trump aveva già espresso pubblicamente il suo sostegno a Bolsonaro, intimando ai giudici brasiliani di “lasciarlo in pace”. Lula aveva risposto duramente: “Siamo un Paese sovrano. Non accettiamo interferenze o ingerenze da nessuno. Nessuno è al di sopra della legge. In particolare chi minaccia la libertà e lo Stato di diritto.”

I rapporti tra i due capi di Stato sono da tempo improntati all’ostilità reciproca. Trump ha soprannominato Lula “Lulu il pazzo”, mentre Lula ha accusato il presidente americano di voler “diventare l’imperatore del mondo”. In marzo, il presidente brasiliano aveva dichiarato ironicamente: “Inutile che Trump mi urli contro. Ho imparato a non farmi intimidire da persone dai modi minacciosi.”

Nonostante le minacce statunitensi, Lula mantiene margini di manovra. Solo il 12% delle esportazioni brasiliane è diretto verso gli Stati Uniti, contro il 30% destinato alla Cina, principale partner commerciale del Paese. Il presidente brasiliano sta inoltre cercando di rafforzare altri legami strategici: al termine del vertice BRICS, ha accolto a Brasilia il presidente indonesiano Prabowo Subianto, promuovendo la cooperazione in ambiti come difesa, aeronautica e agroindustria.

In risposta all’annuncio americano, Lula ha convocato i suoi principali ministri e dichiarato che “ogni aumento unilaterale dei dazi riceverà una risposta fondata sulla legge brasiliana di reciprocità economica”, in riferimento a una norma approvata in aprile. La reazione, considerata moderata, è stata ben accolta da diversi osservatori. Secondo Hussein Kalout, professore ad Harvard, “Trump cerca inutilmente di tendere i rapporti con il Brasile, un Paese con cui gli Stati Uniti registrano un surplus commerciale da dieci anni. Lula non deve cadere in questa trappola.”

Dal canto suo, Bolsonaro ha accolto la notizia con entusiasmo, ringraziando il “grande amico” americano. Tuttavia, la manovra di Trump potrebbe sortire effetti opposti a quelli desiderati, rafforzando la posizione di Lula in un momento di difficoltà interna. Il presidente brasiliano è attualmente in calo nei sondaggi e affronta un Congresso ostile. Alcuni esponenti del suo campo hanno definito l’iniziativa americana un “regalo”, capace di mobilitare un’opinione pubblica nazionalista attorno alla difesa delle istituzioni e della sovranità del Paese.

Anche sul fronte giudiziario l’effetto potrebbe essere inverso. Alcuni giudici del STF, finora divisi sulla gravità delle sanzioni da infliggere agli imputati del tentato golpe del 2022, hanno riaffermato la loro determinazione a non cedere alle pressioni internazionali. “È un onore far parte del Tribunal Supremo Federal, che esercita con serietà il compito di proteggere la sovranità nazionale, la democrazia, i diritti e le libertà, in conformità con la Costituzione del Brasile e le nostre leggi”, ha dichiarato il giudice Flavio Dino, tra i più influenti della corte.

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