Trump fischiato alla finale del Club World Cup

Alla finale del torneo a East Rutherford, il presidente ha ricevuto una reazione contrastante. La sua stretta politica migratoria solleva dubbi sull’accoglienza del prossimo Mondiale negli Stati Uniti.

Trump fischiato alla finale del Club World Cup
White House

Il presidente Donald Trump è stato accolto da una miscela di applausi e fischi domenica 13 luglio allo stadio MetLife di East Rutherford, in New Jersey, in occasione della finale della FIFA Club World Cup. L’incontro, che ha visto la vittoria del Chelsea per 3-0 sul Paris Saint-Germain, ha rappresentato un banco di prova per il Mondiale del 2026, che si svolgerà tra Stati Uniti, Canada e Messico.

La presenza di Trump — accompagnato dalla first lady Melania Trump e dal presidente della FIFA Gianni Infantino — è stata uno dei momenti più visibili dell’evento. Il presidente ha salutato dalla tribuna d’onore durante l’inno nazionale, ma la sua apparizione sul maxischermo ha suscitato una reazione negativa da parte del pubblico, con fischi che hanno costretto la regia a cambiare rapidamente inquadratura. Al termine della partita, quando è salito sul palco per la cerimonia di premiazione, i fischi si sono ripetuti mentre alzava i pugni e si tratteneva a lungo accanto ai giocatori del Chelsea, visibilmente perplessi.

L'evento ha fornito un’anteprima non solo logistica, ma anche politica e diplomatica, delle difficoltà che potrebbero emergere durante il Mondiale del prossimo anno. L’amministrazione Trump è sotto osservazione da parte di organizzazioni per i diritti umani e autorità sportive internazionali a causa della sua linea dura sull’immigrazione e della tendenza a escludere interi Paesi dall’ingresso negli Stati Uniti. A giugno, Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta l’ingresso a cittadini di 12 Paesi, tra cui l’Iran, già qualificato per la competizione del 2026. L’ordine prevede esenzioni per giocatori, allenatori, staff tecnici e familiari stretti, ma non per i tifosi.

La FIFA ha recentemente inaugurato una nuova sede a New York, all’interno della Trump Tower, e Infantino ha intensificato i suoi rapporti con la Casa Bianca. Ha viaggiato con Trump in Arabia Saudita e Qatar, e ha partecipato a incontri a Mar-a-Lago. Tuttavia, nonostante la collaborazione, l’accoglienza riservata a Trump negli stadi americani resta incerta. In particolare, ci sono interrogativi su come sarà ricevuto all’apertura del torneo a Los Angeles, città in cui ha recentemente inviato truppe della Guardia Nazionale.

La nomina di Andrew Giuliani, figlio dell’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, come direttore esecutivo della task force per il Mondiale è parte della strategia presidenziale di centralizzare la gestione dell’evento. La sua legge di bilancio, soprannominata One Big Beautiful Bill, ha stanziato 625 milioni di dollari per la sicurezza e la logistica della competizione. Allo stesso tempo, la Casa Bianca ha incluso alcune esenzioni per calciatori e tecnici nelle nuove misure restrittive sull’immigrazione.

Tuttavia, le misure non sono bastate a dissipare le preoccupazioni. Minky Worden, direttrice delle iniziative globali presso Human Rights Watch, ha criticato duramente l’approccio dell’amministrazione: “Il Mondiale? Intendete il torneo dove il mondo non è invitato? Perché è quello che sta diventando.” Worden ha sottolineato che l’evento dovrebbe rappresentare un’occasione di inclusione, e non essere subordinato agli interessi politici di Trump: “Vuole la gloria e la passerella con i leader e i calciatori, ma non celebra l’umanità inclusiva che il Mondiale rappresenta.”

Tra i punti critici sollevati nelle ultime settimane figurano la qualità del manto erboso, il caldo eccessivo durante le partite diurne e la scarsa affluenza in alcuni stadi. A ciò si aggiungono timori concreti sul possibile utilizzo delle partite come occasione per interventi delle forze dell’ordine in materia di immigrazione. Lo scorso mese, Customs and Border Protection ha pubblicato un post — poi rimosso — in cui dichiarava di essere “pronta e attrezzata” per garantire la sicurezza della prima giornata del torneo, suscitando allarme per possibili controlli e arresti.

Andrew Giuliani ha assicurato che le autorità migratorie non prenderanno di mira i luoghi delle partite. “Abbiamo disputato 62 incontri finora e non ci sono stati problemi,” ha dichiarato. “All’inizio c’era una narrazione che non si è verificata.” Ha anche riferito che tra un quarto e un terzo degli accreditati per il Club World Cup ha dovuto richiedere un visto, e che sono stati attivati meccanismi per accelerare la gestione delle richieste da parte del Dipartimento di Stato in coordinamento con la FIFA.

Restano però aperte diverse incognite: come si gestiranno i tifosi provenienti da Paesi sotto embargo migratorio? Cosa succederà in caso di nuove estensioni del bando? E come si coordineranno gli Stati Uniti con Canada e Messico, partner nella co-organizzazione del torneo, ma spesso oggetto di frizioni commerciali e migratorie con Washington?

Trump ha dichiarato di voler accogliere il mondo “con orgoglio nazionale, ospitalità e opportunità economiche”, secondo quanto riferito dal portavoce della Casa Bianca Harrison Fields. Ma ha anche ammesso di vedere positivamente una certa “tensione”: “Renderà tutto più eccitante,” ha detto in marzo, accanto a Infantino nello Studio Ovale.

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