Trump firma il memorandum sui dazi reciproci

La Casa Bianca avvia uno audit dettagliato per pareggiare i dazi con i propri partner commerciali. Il Segretario al Commercio designato Lutnick: "Risultati entro il 1° aprile".

Trump firma il memorandum sui dazi reciproci

Il presidente Donald Trump ha firmato ieri un altro memorandum sul commercio reciproco che potrebbe ridisegnare gli equilibri commerciali globali.

Il documento ordina, infatti, alle agenzie federali di studiare come adeguare i dazi statunitensi per pareggiarli con quelli applicati da altre nazioni, insieme ad altre barriere economiche.

L'ordine non impone immediatamente nuovi dazi, come temuto da diverse capitali estere, ma incarica il Dipartimento del Commercio e il rappresentante commerciale degli Stati Uniti di presentare relazioni sulle misure necessarie per raggiungere uno status commerciale reciproco.

Il Segretario al Commercio designato Howard Lutnick ha indicato che questi studi dovrebbero essere completati entro il 1° aprile.

I Paesi nel mirino

Sebbene non sia ancora chiaro quali nazioni saranno maggiormente colpite dalle potenziali azioni commerciali reciproche americane, i paesi con i dazi più elevati sui beni statunitensi includono India, Brasile, Vietnam, Argentina e numerose nazioni del Sud-est asiatico e dell'Africa.

La firma dell'ordine esecutivo è avvenuta poche ore prima di un incontro con il Primo Ministro indiano Narendra Modi, il cui Paese è stato specificamente citato dalla Casa Bianca per i suoi dazi sulle esportazioni statunitensi.

Peter Navarro, consigliere commerciale di Trump, ha evidenziato con queste parole la gravità della situazione:

"L'America accumula il suo deficit commerciale di oltre mille miliardi di dollari perché le principali nazioni esportatrici del mondo attaccano i nostri mercati con dazi punitivi e barriere non tariffarie ancora più penalizzanti".

L'iniziativa potrebbe però colpire anche nazioni con dazi più bassi, in quanto considera le barriere non tariffarie come tasse sulle aziende americane, sussidi governativi alle imprese nazionali o regolamenti che impediscono alle aziende statunitensi di operare in Paesi stranieri.

Il team di Trump probabilmente prenderà, quindi, di mira anche le nazioni con imposta sul valore aggiunto, come i membri dell'Unione Europea, considerando l'IVA alla stregua di un dazio.

Questa mossa segna sicuramente un'ulteriore rottura con l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), l'organismo commerciale mondiale che gli Stati Uniti hanno contribuito a fondare ma che poi alcuni come Trump hanno accusato di essere stato utilizzato da altre nazioni per danneggiare gli USA.

Gli esperti hanno evidenziato che questa azione sui dazi reciproci potrebbe indebolire il concetto di "nazione più favorita" del WTO, un principio che richiede ai Paesi membri di garantire un trattamento tariffario e normativo paritario agli altri membri.

Le implicazioni economiche

Sulla base del nuovo memorandum, l'Ufficio di Gestione e Bilancio della Casa Bianca si impegna, entro 180 giorni, a redigere un rapporto dettagliato sull'impatto fiscale derivante dagli aumenti dei dazi.

Nonostante questa analisi in corso, i funzionari hanno sottolineato che l'introduzione dei dazi non verrà rinviata in attesa del completamento del rapporto.

Una volta raccolte le informazioni riguardanti dazi e barriere non tariffarie, l'Amministrazione calcolerà quanto del commercio statunitense venga deviato dalle barriere commerciali estere, per poi definire un'aliquota tariffaria che rifletta tale volume commerciale.

Il presidente Trump ha sostenuto che l'imposizione dei dazi potrebbe generare entrate governative rilevanti.

Tuttavia, le prime stime di un analista di Wall Street suggeriscono che i dazi reciproci finirebbero in realtà per produrre entrate “minime” per gli Stati Uniti.

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