Trump fa marcia indietro sui dazi alimentari mentre l'inflazione diventa un problema politico
Il presidente americano ha esentato caffè, manzo, banane e altri prodotti dai dazi dopo le critiche per l'aumento dei prezzi e le sconfitte elettorali dei repubblicani. L'ordine esecutivo firmato venerdì segna un'inversione rispetto alla linea tenuta finora dall'amministrazione.
Il presidente Donald Trump ha firmato venerdì 14 novembre un ordine esecutivo che esenta decine di prodotti alimentari dai dazi imposti sulle importazioni. La lista include caffè, tè, manzo, banane, pomodori, arance, cacao e frutta tropicale. La Casa Bianca ha giustificato la decisione sostenendo che si tratta di prodotti agricoli che non vengono prodotti negli Stati Uniti, o solo in quantità marginali. Le esenzioni sono entrate in vigore retroattivamente da giovedì 13 novembre a mezzanotte.
La mossa rappresenta un cambio di rotta significativo per Trump, che da mesi ripete che i dazi non hanno ripercussioni sui consumatori americani. "L'inflazione è praticamente inesistente", aveva dichiarato il presidente il 9 novembre, nonostante i dati mostrino un'inflazione al 3% su base annua. In un'intervista a CBS questo mese, Trump aveva affermato: "Non abbiamo inflazione. Biden aveva inflazione, e non aveva dazi". Ancora venerdì mattina, prima dell'annuncio, il presidente aveva scritto su Truth Social che "i costi sotto l'amministrazione Trump stanno crollando".
Il passo indietro arriva in un momento delicato per Trump. Le elezioni parziali del 4 novembre hanno visto i democratici vincere in Virginia, New Jersey e New York City, dove il costo della vita è stato un tema centrale delle campagne. I sondaggi mostrano che l'inquietudine economica sta crescendo tra gli americani. Secondo una ricerca di Navigator pubblicata il 12 novembre, il 59% degli americani critica la gestione economica dell'amministrazione Trump, percentuale che sale al 71% tra gli elettori indipendenti. Il 16% di chi ha votato per Trump nel 2024 dice di rimpiangere la scelta, mentre un altro 16% si dichiara deluso.
L'intervista realizzata da Laura Ingraham, conduttrice di Fox News, e trasmessa il 10 novembre è stata particolarmente rivelatrice. "Perché la gente dice di essere ansiosa riguardo all'economia?", ha chiesto Ingraham. "Non so se lo dicono. Penso che i sondaggi siano truccati. Abbiamo la migliore economia che abbiamo mai avuto", ha risposto Trump. Pochi giorni prima, su CNN, il segretario al Tesoro Scott Bessent aveva ammesso che "alcuni settori" dell'economia potrebbero "entrare in recessione".
I prezzi di alcuni prodotti alimentari sono effettivamente aumentati in modo significativo negli ultimi mesi. Il caffè, ad esempio, è cresciuto del 19% quest'anno, in parte a causa delle condizioni climatiche avverse ma anche per i dazi del 50% sulle importazioni dal Brasile e del 20% su quelle dal Vietnam, i principali produttori. Il manzo ha registrato rincari notevoli. Trump aveva cercato di minimizzare il problema sostenendo che il cesto per il pranzo del Ringraziamento venduto da Walmart costa il 25% in meno rispetto all'anno scorso, ma la composizione del prodotto è cambiata e sei articoli sono stati eliminati.
L'esenzione dei prodotti alimentari dai dazi è vista da molti osservatori come un'ammissione implicita che le tariffe hanno effettivamente fatto aumentare i prezzi, tesi che gli economisti sostengono da tempo ma che l'amministrazione ha sempre respinto. "Aspetta. Se abbassare i dazi abbassa i prezzi, cosa fa aumentare i dazi ai prezzi?", ha scritto sui social Erica York, vicepresidente della Tax Foundation, organizzazione che ha compilato stime sui costi dei dazi per i consumatori. Il deputato democratico Donald Beyer della Virginia ha dichiarato: "Il presidente Trump sta finalmente ammettendo quello che abbiamo sempre saputo: i suoi dazi stanno aumentando i prezzi per gli americani". Richard Neal, democratico del Massachusetts e membro di spicco della commissione Ways and Means della Camera, ha accusato l'amministrazione di "spegnere un incendio che hanno appiccato loro stessi e rivendicarlo come progresso".
La Casa Bianca ha presentato la decisione come conseguenza dei progressi raggiunti nei negoziati commerciali. L'amministrazione ha annunciato questa settimana accordi quadro con Svizzera, Argentina, El Salvador, Guatemala e Uruguay. Questi accordi, una volta finalizzati, elimineranno i dazi su alcuni alimenti e altri prodotti. I funzionari americani puntano a firmare ulteriori intese entro la fine dell'anno. Tuttavia, le esenzioni si applicano a tutti i dazi reciproci emessi contro i paesi stranieri, non solo a quelli che hanno firmato accordi commerciali. Il contenuto delle esenzioni è risultato più ampio del previsto, includendo anche beni prodotti negli Stati Uniti come pane, manzo e succo d'arancia.
Non tutti i settori sono soddisfatti della decisione. Chris Swonger, amministratore delegato del Distilled Spirits Council, ha criticato l'amministrazione per non aver incluso gli alcolici europei e britannici nella lista delle esenzioni, definendola "un altro colpo per l'industria dell'ospitalità americana proprio mentre inizia la stagione critica delle festività". L'American Soybean Association ha invece ringraziato Trump per aver esentato i fertilizzanti usati nella produzione di soia. L'Associazione nazionale dei produttori ha chiesto che anche macchinari e materiali per le fabbriche americane vengano esentati dai dazi.
La decisione potrebbe anche causare tensioni con alcuni produttori nazionali che rappresentano una base importante di sostegno per Trump, tra cui allevatori di bestiame e coltivatori di pomodori e arance della Florida. Nelle scorse settimane Trump era entrato in conflitto con gli allevatori di bovini, proponendo di aumentare le importazioni per far scendere i prezzi della carne. Gli allevatori avevano fatto notare che l'idea andava contro la filosofia "America First" del presidente.
Il contesto politico è reso ancora più complicato da altre questioni controverse. Trump ha proposto mutui immobiliari con durata di cinquanta anni invece dei tradizionali trenta, un'idea che non è stata sottoposta ad alcuna valutazione. Le simulazioni dei media hanno mostrato l'esplosione degli interessi da pagare con vent'anni di credito aggiuntivi e la quasi impossibilità di diventare pienamente proprietari della propria casa durante la vita. Il presidente ha anche annunciato un "dividendo di almeno 2.000 dollari" per ogni americano, esclusi i più facoltosi, da versare nel 2026. Questa somma verrebbe dalla redistribuzione dei proventi dei dazi doganali. Ma secondo Erica York della Tax Foundation, i conti non tornano: se 150 milioni di adulti con redditi annui inferiori a 100.000 dollari ricevessero la somma, il costo sarebbe di 300 miliardi di dollari, mentre i dazi nell'ultimo anno fiscale hanno fruttato 200 miliardi.
Il segretario al Tesoro Bessent, poco entusiasta della proposta del dividendo, ha cercato di ridimensionarne la portata, suggerendo che potrebbe essere inserito all'interno dei tagli fiscali già previsti dal One Big Beautiful Bill, il pacchetto di spese gigantesco approvato dal Congresso a luglio. Lo stesso Bessent aveva assicurato in diverse occasioni che i proventi dei dazi avrebbero permesso di rimborsare in parte l'enorme debito nazionale di 37.000 miliardi di dollari.
Tutti i dazi "reciproci" del presidente sui paesi stranieri sono attualmente oggetto di un ricorso davanti alla Corte Suprema. I funzionari attendono di sapere se la Corte stabilirà che Trump ha superato i limiti della sua autorità legale nell'imporre questi dazi e li annullerà. L'amministrazione ha fatto sapere di avere altre opzioni per imporre tariffe qualora ciò dovesse accadere.