Trump è sempre più debole

Un sondaggio commissionato dai democratici mostra che la maggioranza degli elettori vede i dazi di Trump come un danno per l’economia e un segno di debolezza. I dati sul lavoro confermano il rallentamento e smontano la narrativa presidenziale di forza e successo.

Trump è sempre più debole
White House

Il presidente Donald Trump ha costruito gran parte della propria immagine politica sull’idea di essere un leader forte, vincente e in grado di imporsi su nemici interni ed esterni. Ma, come scrive Greg Sargent su New Republic, i segnali che arrivano dall’economia e dai sondaggi raccontano un’altra storia.

Dopo un luglio già deludente, con 73.000 nuovi posti di lavoro, il rapporto di agosto registra appena 22.000 occupati in più. Ancora più grave, la revisione dei dati di giugno mostra una perdita netta di 13.000 posti. Neppure la decisione di Trump di licenziare il commissario del Bureau of Labor Statistics, presentata come atto di forza, è servita a nascondere l’impatto negativo delle sue politiche. Molti economisti indicano i dazi come una delle principali cause del rallentamento.

Un sondaggio interno condotto per il Senate Majority PAC dai ricercatori di Blue Rose Research conferma questa percezione. Tra oltre 10.000 elettori intervistati, il 56% ritiene che i dazi stiano danneggiando l’economia, con il 44% che parla di un danno significativo. Solo il 32% pensa che possano avere effetti positivi. Tra gli elettori “in bilico”, cioè quelli che hanno cambiato voto tra il 2020 e il 2024, il dato sale al 57%.

L’impatto personale è altrettanto chiaro: il 48% degli elettori dice che i dazi peggiorano la propria situazione economica, mentre appena l’8% li giudica utili.

Il sondaggio ha anche testato le percezioni sulla leadership del presidente. A fronte della domanda se i dazi rendano Trump un leader forte o piuttosto uno sconsiderato che rende la vita più costosa agli americani, il 51% ha scelto la seconda opzione, contro il 39% che ha parlato di forza. Tra gli elettori indecisi, la distanza è di 50 a 32.

Per anni i democratici hanno esitato ad attaccare frontalmente i dazi, temendo che venissero percepiti come un gesto di protezione verso i lavoratori americani. Ma i nuovi dati mostrano che la maggioranza degli elettori li interpreta come una misura inefficace e dannosa. “Il sondaggio mostra che invece di creare sicurezza economica, i dazi trasmettono l’idea di irresponsabilità”, ha dichiarato Lauren French, portavoce del Senate Majority PAC.

Gli effetti si vedono nei numeri: secondo Mike Konczal, dell’Economic Security Project, i settori più colpiti dai dazi, come manifattura e costruzioni, stanno vivendo rallentamenti evidenti. “I dazi non stanno creando nuovi posti di lavoro e l’incertezza ne sta sicuramente bloccando di ulteriori”, ha spiegato.

Anche sul piano legale la situazione è critica. Una corte d’appello ha dichiarato illegali gran parte dei dazi, rimandando la questione alla Corte Suprema. Nel frattempo altri sondaggi di Pew, Fox, Gallup e Quinnipiac registrano approvazioni per le politiche commerciali di Trump ferme attorno al 30%. Perfino analisti vicini ai repubblicani avvertono che la percezione diffusa è che i dazi alimentino l’inflazione.

Per Trump, che da sempre inquadra la politica nella contrapposizione tra forza e debolezza, questa è una sconfitta simbolica oltre che economica. Il presidente ha cercato di presentarsi come il leader capace di difendere gli Stati Uniti da avversari interni ed esterni, insistendo sulla necessità di agire “con forza”. Ma il divario tra la retorica e i dati è sempre più evidente.

Il quadro delineato dal sondaggio democratico è chiaro: gli elettori non vedono più nei dazi un gesto di protezione, ma un atto di avventatezza. E proprio questa percezione mette in discussione il cuore della narrazione politica di Trump, fondata sull’immagine di un presidente imbattibile.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.