Trump conferma l'introduzione dei dazi: nessun rinvio nonostante le turbolenze sui mercati
Il presidente americano insiste sulla linea dura, ma apre a negoziati selettivi. Bessent e altri consiglieri spingono per una narrazione più rassicurante, mentre il Giappone avvia i primi colloqui ufficiali.

Il presidente Donald Trump ha confermato che i nuovi dazi entreranno in vigore come programmato, senza alcun rinvio. Una posizione ribadita lunedì nonostante il calo dei mercati azionari e i timori di una guerra commerciale prolungata. "Non stiamo considerando questa possibilità", ha affermato Trump, sottolineando che altri paesi hanno ora la possibilità di riequilibrare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti attraverso accordi ritenuti “equi”.
I nuovi dazi colpiranno in particolare la Cina, con un aumento fino al 104% a partire da mercoledì. La linea adottata dalla Casa Bianca prevede tariffe per i paesi che non si adeguano, ma lascia margini per negoziazioni. "Potrebbero essere permanenti, e potrebbero esserci anche negoziazioni", ha spiegato il presidente, alimentando ulteriormente l’ambiguità sulla direzione strategica dell’amministrazione.
Le dichiarazioni arrivano in un momento di incertezza sui mercati finanziari: lunedì le principali borse statunitensi hanno registrato forti oscillazioni, chiudendo sostanzialmente piatte, mentre quelle asiatiche sono crollate. La confusione interna è accentuata da voci contrastanti all’interno dello stesso entourage presidenziale.
Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha tentato di spingere Trump verso una comunicazione più centrata sull'obiettivo finale dei dazi: ottenere accordi vantaggiosi per gli Stati Uniti. Domenica, Bessent è volato in Florida per convincere il presidente che continuare a insistere solo sulla linea dura avrebbe potuto aggravare la reazione negativa dei mercati. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, Bessent ha sottolineato che i dazi devono essere presentati come uno strumento per ottenere concessioni, non come un fine in sé.
La strategia sembra aver avuto un impatto. Lunedì, la Casa Bianca ha annunciato l’apertura di negoziati con il Giappone, primo paese a iniziare ufficialmente colloqui con Washington nel nuovo contesto tariffario. Trump ha confermato che "molti, molti paesi stanno venendo a negoziare", aggiungendo che gli accordi saranno "equi e buoni". Bessent ha dichiarato su X (ex Twitter) di essere stato incaricato, insieme al rappresentante commerciale Jamieson Greer, di guidare i negoziati. Ha inoltre affermato che oltre 50 paesi hanno risposto “positivamente” alla nuova impostazione commerciale americana.
Il Giappone, alleato storico degli Stati Uniti, ha adottato un approccio definito “misurato”, accettando di affrontare non solo i dazi ma anche temi correlati come le barriere commerciali non tariffarie, le questioni valutarie e i sussidi. Durante un incontro alla Casa Bianca, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha assicurato che il proprio paese ridurrà rapidamente il disavanzo commerciale con gli USA, offrendosi come “modello” per altri.
Dietro le quinte, tuttavia, permangono divergenze. Da un lato, il cosiddetto “campo del commercio equo”, che include Bessent e il consigliere economico Kevin Hassett, vede i dazi come leva per ottenere risultati concreti in termini di crescita occupazionale e industriale. Dall’altro, la fazione protezionista guidata da Navarro e Greer considera i dazi un obiettivo finale. La comunicazione pubblica dell’amministrazione riflette questa divisione. Lunedì stesso, mentre Bessent parlava di apertura al dialogo, Navarro pubblicava un editoriale sul Financial Times che ribadiva la linea del “nessun compromesso”.
L’incertezza si riflette anche nell’ambiente politico interno. Secondo alcune fonti, Trump è circondato da consiglieri inclini a compiacerlo, come il Segretario al Commercio Howard Lutnick, più che a offrirgli una visione critica delle possibili conseguenze delle sue decisioni. Alcuni funzionari avrebbero espresso timori su un’eccessiva arrendevolezza interna nei confronti del presidente.
Nonostante ciò, gli ultimi sondaggi interni alla Casa Bianca sembrano rassicurare l’amministrazione: i dazi avrebbero un riscontro positivo tra la base elettorale di Trump, in particolare tra i lavoratori del settore manifatturiero. Questo rafforza la determinazione del presidente ad andare avanti, anche a costo di destabilizzare i mercati nel breve termine.
Nel frattempo, l’obiettivo della Casa Bianca resta quello di trasformare l’attuale pressione tariffaria in accordi concreti. Come sottolineato da Bessent, l’introduzione dei dazi del 2 aprile è stata concepita per creare "la massima leva" sui governi stranieri, favorendo così la nascita di nuove intese bilaterali. Il messaggio che ora l’amministrazione cerca di trasmettere è che i dazi non rappresentano una chiusura definitiva, ma piuttosto l’inizio di una nuova stagione negoziale.