Trump chiede al Congresso l'approvazione per vendere armi a Israele per 6 miliardi di dollari
L’amministrazione Trump chiede al Congresso il via libera per 30 elicotteri Apache e 3.250 veicoli d’assalto. La richiesta prosegue nonostante le tensioni per l’attacco israeliano in Qatar e l’offensiva su Gaza City.

L’amministrazione del presidente sta cercando l’approvazione del Congresso per vendere armi a Israele per un valore di quasi 6 miliardi di dollari. La proposta viene portato avanti nonostante l’attacco missilistico israeliano contro leader di Hamas in Qatar e l’intensificazione dell’offensiva terrestre a Gaza City.
Il pacchetto prevede due accordi principali. Il primo, da 3,8 miliardi di dollari, riguarda 30 elicotteri AH-64 Apache. L’acquisto quasi raddoppierebbe l’attuale flotta israeliana di questi velivoli. Il secondo, da 1,9 miliardi di dollari, copre 3.250 veicoli d’assalto per la fanteria destinati all’esercito israeliano. I dettagli emergono da documenti esaminati dal Wall Street Journal e da una delle fonti informate sulla richiesta.
Le forniture non arriverebbero a breve. Una delle fonti ha detto che la consegna richiederebbe due o tre anni. I documenti indicano che i pagamenti avverrebbero tramite finanziamenti militari esteri forniti dagli Stati Uniti. Israele acquista la maggior parte delle armi di fabbricazione americana con fondi dei contribuenti statunitensi, attraverso miliardi di dollari di aiuti militari annuali.
In questa fase la procedura passa dal Dipartimento di Stato ai vertici del Congresso. Secondo le fonti, l’amministrazione ha chiesto il consenso dei quattro leader repubblicani e democratici della Commissione Affari Esteri della Camera e della Commissione Relazioni Estere del Senato. Per le vendite estere più rilevanti è prassi che i leader dei due comitati esprimano un via libera preliminare prima della notifica formale al Congresso e al pubblico.
La richiesta è stata trasmessa ai leader del Congresso circa un mese fa, quindi prima dell’attacco israeliano del 9 settembre contro esponenti di Hamas a Doha. Il Qatar è un alleato del Golfo che ospita la più grande presenza militare americana in Medio Oriente. Nonostante le reazioni negative dei partner regionali, l’amministrazione ha continuato a cercare l’approvazione delle vendite dopo l’operazione israeliana, riferiscono le fonti.
Le istituzioni coinvolte non hanno fornito spiegazioni. Il Dipartimento di Stato e il ministero della Difesa israeliano hanno rifiutato di commentare. La Casa Bianca non ha risposto alle richieste di chiarimento. L’attacco a Doha, percepito da alcuni partner degli Stati Uniti come un atto contro uno stato sovrano, ha provocato la rabbia del presidente. Per contenere i danni, il presidente ha ospitato a cena il primo ministro del Qatar e lo ha rassicurato che non ci sarebbe stato un nuovo attacco.
Il Segretario di Stato Marco Rubio ha visitato il Qatar dopo un passaggio in Israele. In una conferenza stampa congiunta con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, quest’ultimo ha ribadito che Israele ha il diritto di colpire i leader di Hamas ovunque si trovino. Rubio non ha contestato l’affermazione. A Gerusalemme, il Segretario di Stato ha dichiarato che gli Stati Uniti vogliono una soluzione pacifica del conflitto a Gaza, pur mantenendo un sostegno all’operazione in corso.
La dinamica tra il presidente e Netanyahu resta segnata da tensioni ricorrenti, ma il sostegno americano a Israele appare ampio. Questa settimana Israele ha lanciato anche un’offensiva terrestre a Gaza City. Organizzazioni umanitarie e governi europei hanno criticato l’allargamento delle operazioni in un contesto di condizioni umanitarie gravissime. Un comitato delle Nazioni Unite ha accusato Israele di commettere genocidio nella Striscia di Gaza, accusa che Israele respinge con forza.
Il messaggio politico che arriva da Washington è stato interpretato come un rafforzamento del sostegno a Gerusalemme. “Questo dice via libera totale”, ha affermato Seth Binder, direttore advocacy del Middle East Democracy Center ed esperto di vendite di armi straniere degli Stati Uniti. Le sue parole seguono le dichiarazioni del Segretario di Stato e si inseriscono nel quadro delle nuove richieste di approvazione al Congresso.
Sul piano politico interno americano, l’amministrazione Biden era stata accusata da alcuni democratici e da critici della guerra di non avere esercitato sufficiente pressione su Israele per un cessate il fuoco che consentisse di porre fine ai combattimenti e liberare gli ostaggi. L’attuale amministrazione ha ampliato i trasferimenti di armi a Israele da quando ha assunto l’incarico.