Trump cambia strategia sui dazi: retromarcia calcolata o risposta alla pressione dei mercati?

Il presidente ha sospeso l'imposizione dei dazi per 90 giorni, eccetto quelli sulla Cina che sono stati aumentati al 125%. Come è arrivato a questa decisione?

Trump cambia strategia sui dazi: retromarcia calcolata o risposta alla pressione dei mercati?

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sorpreso sia alleati che avversari con un’improvvisa inversione di rotta sulla sua controversa politica dei dazi.

Ieri, poche ore dopo l’entrata in vigore dei cosiddetti "dazi reciproci", Trump ha annunciato tramite il suo social network Truth Social la sospensione di 90 giorni per la maggior parte delle nuove tariffe.

I dazi nei confronti della Cina, tuttavia, non solo sono stati mantenuti, ma addirittura aumentati fino al 125%.

Le pressioni dei mercati e l’intervento di Jamie Dimon

La decisione è giunta dopo una settimana di forte instabilità nei mercati finanziari.

Il crollo delle quotazioni azionarie e obbligazionarie ha lanciato un chiaro segnale d’allarme, che il presidente non ha potuto ignorare.

Di particolare rilievo è stata un’intervista di Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, a Fox Business, in cui ha avvertito che la nuova politica tariffaria avrebbe potuto portare a una recessione, pur riconoscendo che alcuni dazi mirati potevano migliorare il commercio globale.

Trump ha ammesso di aver seguito l’intervista e di aver notato come “le persone stessero diventando un po’ ansiose” riguardo ai mercati obbligazionari.

Ha descritto la reazione agli annunci sui dazi come "agitata", paragonandola a quella di un atleta troppo nervoso per esibirsi. A quel punto, ha detto, ha scelto di seguire il proprio istinto.

Scott Bessent: l’artefice della svolta

Un ruolo chiave in questa svolta lo ha avuto il Segretario al Tesoro, Scott Bessent.

Dopo essere stato sommerso da telefonate preoccupate da Wall Street nel fine settimana, Bessent ha ritenuto urgente convincere il presidente dell’opportunità di una pausa.

Durante un lungo colloquio domenicale, ha sottolineato che la sospensione non sarebbe stata una resa, ma anzi un’occasione per siglare accordi commerciali vantaggiosi.

“È sempre stata questa la strategia”, ha dichiarato Bessent davanti all’ingresso dell’Ala Ovest della Casa Bianca.

Ha rivelato che oltre 75 Paesi hanno contattato l’Amministrazione Trump per cercare un’intesa sui dazi, con il Giappone in prima fila.

Dopo essere tornato a Washington insieme al presidente a bordo dell’Air Force One, Bessent ha ottenuto un ruolo più influente tra i consiglieri economici, spingendo Trump a puntare sui negoziati piuttosto che sulle imposizioni.

Il Congresso colto di sorpresa

L’annuncio ha preso alla sprovvista molti esponenti repubblicani al Congresso.

“Se solo comunicassero meglio con noi, potremmo sostenere di più il presidente”, si è lamentato un deputato repubblicano, in forma anonima. Un altro ha detto di aver appreso la notizia dai media.

Il momento dell’annuncio è stato particolarmente emblematico: il Rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer, stava testimoniando sui dazi davanti alla Commissione Ways and Means della Camera, quando è arrivato come un fulmine a ciel sereno il post di Trump.

Alla domanda del deputato Steven Horsford (D., Nevada) se fosse a conoscenza della decisione, Greer ha risposto:

“Sì, lo sono. È stata appena presa ed era in discussione.”

Horsford ha reagito con rabbia:

“Questo è dilettantismo. Deve finire. Come potete negoziare se il presidente posta da chissà dove?”

Anche esponenti repubblicani di alto livello in Commissioni chiave hanno confermato di non essere stati informati in anticipo della decisione di ieri.

Una mossa strategica o un cedimento alle pressioni?

Secondo Bessent e altri consiglieri della Casa Bianca, la mossa di Trump fa parte di una strategia più ampia: partire da una posizione estrema per costringere altri Paesi a sedersi al tavolo delle trattative.

La Cina, che ha risposto con ritorsioni, è stata colpita più duramente proprio per questo.

Trump ha spiegato ai giornalisti di non aver consultato i legali prima dell’annuncio, preferendo affidarsi ai consigli di Bessent e del Segretario al Commercio Howard Lutnick.

“L’abbiamo scritto con il cuore”, ha dichiarato.

“Non vogliamo danneggiare Paesi che non lo meritano. E tutti vogliono trattare.”

Anche alcuni critici della prima ora hanno appoggiato la nuova linea. “È stato un colpo da maestro di parte di @realDonaldTrump”, ha scritto l’investitore Bill Ackman su X, elogiando la mossa come “da manuale, l’arte del negoziato”.

Più scettico Marc Short, ex capo di gabinetto dell’ex vicepresidente Mike Pence, che ha osservato:

“L’incoerenza della strategia era evidente, non solo nei mercati, ma anche nelle previsioni economiche sempre più pessimistiche.”

I dettagli della nuova politica commerciale

Dopo la decisione di ieri, i dazi sono stati ridotti al 10% per tutti i Paesi tranne la Cina, per la quale sono stati invece aumentati al 125%.

L’obiettivo, ha spiegato Trump, è concedere tempo alle trattative:

“Si possono gestire solo un certo numero di negoziati alla volta.”

Il presidente ha sottolineato la volontà di “fare le cose per bene”, affermando che la sua Amministrazione intende “prendersi cura degli altri Paesi”, ma soprattutto “del nostro”.

La notizia ha avuto un effetto immediato sui mercati azionari, che hanno reagito con un netto rialzo.

Poco prima dell’annuncio ufficiale, Trump aveva già lanciato messaggi rassicuranti sui social: “STATE CALMI! Tutto andrà bene”, ha scritto alle 9:33 del mattino (ora orientale), seguito da un altro post alle 9:37:

“QUESTO È UN OTTIMO MOMENTO PER COMPRARE!!! DJT.”
Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.