Tensioni nel movimento MAGA: Steve Bannon attacca duramente Elon Musk
Nuova faida interna al movimento conservatrice americano dopo che l'ex capo stratega della Casa Bianca ha definito il miliardario come "un immigrato parassita" e criticato aspramente la sua influenza sull'Amministrazione Trump.

La tensione tra le diverse anime del movimento MAGA ha raggiunto nuovi picchi con Steve Bannon che ha sferrato un durissimo attacco contro Elon Musk.
Questo scontro evidenzia le crescenti tensioni all'interno del movimento MAGA tra l'ala populista tradizionale, rappresentata da figure come Bannon, e la nuova élite tecnologica che ha guadagnato di recente influenza nell'orbita di Trump, sollevando interrogativi sulla direzione futura del movimento e sulla sua coesione interna.
In un'intervista rilasciata a James Billot di UnHerd, l'ex stratega della Casa Bianca non ha usato mezzi termini, definendo Musk senza mezzi termini come "un immigrato parassita" ed accusandolo di voler:
"Imporre i suoi esperimenti stravaganti e giocare a diventare Dio senza alcun rispetto per la storia, i valori e le tradizioni del nostro Paese."
La critica di Bannon contro Musk si concentra su diversi fronti.
In primo luogo, il controverso tema dei visti H-1B per lavoratori stranieri specializzati, che vede i due su posizioni diametralmente opposte: mentre Bannon sostiene che danneggiano i lavoratori americani, Musk li considera essenziali per l'economia e per le sue aziende.
Nel mirino dell'ex capo stratega della Casa Bianca anche la gestione del budget federale e il ruolo del DOGE, l'organismo di supervisione economica.
"Siamo a 30 giorni dall'approvazione di un budget annuale che prevederà 2 mila miliardi di dollari di stanziamenti, e non un centesimo di tagli su quanto il DOGE ha già individuato. È ridicolo".
Bannon ha anche criticato la riluttanza ad affrontare la questione del Pentagono, proponendo un taglio di 100 miliardi di dollari dal budget attuale della difesa.
Le critiche non si limitano agli aspetti economici. Bannon ha sollevato dubbi sulla lealtà stessa di Musk verso gli Stati Uniti, ricordando le sue origini sudafricane e i suoi legami commerciali con la Cina.
Una posizione che si era già manifestata prima dell'insediamento di Trump, quando Bannon aveva promesso di "cacciare Musk entro il giorno dell'inaugurazione."
Tuttavia, il quadro si rivela più complesso di una semplice opposizione. Nonostante le critiche feroci, Bannon ha infatti riconosciuto a Musk il merito di essere "un proiettile perforante che sta infliggendo un trauma contundente al Deep State," suggerendo una valutazione più sfumata del ruolo del miliardario nell'attuale scenario politico.
L'intervista ha toccato anche temi costituzionali, con Bannon che ha ammesso di star ancora "esplorando" opzioni per un terzo mandato di Trump, pur riconoscendo la limitata base legale per una iniziativa del genere:
"Al momento non ho un grande supporto legale su questo fronte."