Putin esce vincitore dal vertice con Trump
Il vertice in Alaska si è concluso senza accordi concreti, ma con un’accoglienza calorosa a Vladimir Putin. L’asimmetria dei risultati: Trump ha cercato di mostrarsi mediatore, Putin è tornato a casa senza concessioni e con prestigio accresciuto.

Il summit di Anchorage tra il presidente Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin si è chiuso dopo poco più di tre ore senza alcuna intesa su un cessate il fuoco in Ucraina. L’incontro, il primo faccia a faccia tra leader statunitense e russo dall’invasione del 2022, ha prodotto poche dichiarazioni vaghe e nessun passo avanti tangibile verso la pace. Eppure, per Putin è stata una vittoria simbolica di grande peso: accolto sul suolo americano con onori militari e un red carpet, il leader del Cremlino ha visto terminare anni di isolamento internazionale senza offrire concessioni sostanziali.

Secondo il New York Times, Putin ha avuto “vittorie prima ancora di iniziare”, semplicemente tornando negli Stati Uniti per la prima volta in un decennio e ricevendo un’accoglienza solenne. Al termine del vertice, ha potuto ripartire mantenendo un tono cordiale con Trump e senza intaccare le proprie posizioni sulla guerra. Trump, che aveva promesso un cessate il fuoco immediato come condizione necessaria per definire un successo, si è limitato a dichiarare: “Non c’è accordo finché non c’è un accordo”.
Il quotidiano newyorchese osserva anche che il presidente americano ha mostrato una certa deferenza, lasciando a Putin la parola per primo nella conferenza congiunta, mentre normalmente è il leader ospitante a iniziare le conferenze stampa. Il leader russo ha colto l’occasione per ribadire la propria visione del conflitto e le “cause profonde” dell’invasione, senza ricevere obiezioni. Trump ha parlato di “progressi” non specificati e ha sottolineato la propria “relazione fantastica” con Putin, evitando toni polemici che fino a poche settimane fa aveva adottato.
Per il Washington Post, l’atmosfera del vertice è stata emblematica: un inizio spettacolare, con una parata aerea e la passeggiata sul tappeto rosso, seguito da una chiusura sobria e quasi defilata. Trump è apparso insolitamente conciso e privo di energia nella conferenza stampa, limitandosi a tre minuti di dichiarazioni. Putin ha parlato il doppio del tempo, senza offrire segnali di apertura. “Il summit si è interrotto presto, senza un accordo sull’Ucraina”, ha riassunto il quotidiano, sottolineando la dissonanza tra la teatralità della cornice e l’assenza di contenuti.
Il Wall Street Journal ha titolato che “Trump ha steso il tappeto rosso, ma ha ottenuto poco in cambio”. Per il quotidiano economico, Putin è uscito dall’incontro con l’immagine di leader nuovamente trattato da pari livello da Washington, mentre Trump ha rinviato ogni decisione sulle sanzioni e non ha strappato impegni concreti. La senatrice repubblicana Lisa Murkowski ha definito l’esito “cautamente ottimistico”, pur in assenza di dettagli.
Il commento del Financial Times ha definito il vertice “un grande successo per Putin”, che ha ottenuto la fine della propria emarginazione diplomatica. L’ex ambasciatore americano a Kyiv William Taylor ha parlato di “buona notizia” per l’assenza di concessioni territoriali, ma anche di “cattiva notizia” perché non è arrivato il cessate il fuoco. Una formula che sintetizza la sensazione prevalente in Europa: sollievo per il mancato compromesso a spese dell’Ucraina, delusione per la mancanza di progressi.
L'Economist ha evidenziato la contraddizione tra la scenografia e la sostanza. Trump ha voluto impressionare Putin con lo spiegamento di bombardieri e caccia, ma di fatto ha mostrato la debolezza diplomatica americana. Dopo aver più volte fissato scadenze per un cessate il fuoco, non ha imposto conseguenze al mancato rispetto delle proprie minacce. Putin, ha scritto l’editoriale, è tornato a Mosca “con un sorriso” e la promessa, in inglese, di “Next time in Moscow”. Trump, ridendo, ha replicato: “Potrei prenderci un po’ di critiche, ma potrei vederlo accadere”.
La stampa americana converge su un giudizio netto: il summit non ha portato a passi avanti concreti per la fine della guerra, mentre ha regalato a Putin una ribalta internazionale e un riconoscimento simbolico. Per Trump, che in campagna elettorale aveva promesso di risolvere il conflitto in un giorno, l’esito segna un ridimensionamento delle aspettative.
L’unico vero risultato è stato politico e d’immagine: Putin ha ottenuto la legittimazione di cui aveva bisogno, Trump ha potuto rivendicare un clima cordiale e rilanciare la prospettiva di nuovi incontri. Ma il conflitto in Ucraina continua, e come ha osservato il Wall Street Journal, resta da vedere se il presidente americano darà seguito alle sue minacce di “severe conseguenze” o se opterà per un nuovo round di diplomazia. Al momento, il bilancio appare chiaro: Mosca ha guadagnato tempo e prestigio, Kyiv è rimasta ai margini, e Washington non ha portato a casa l’accordo che aveva annunciato come indispensabile.