Prima causa legale contro i "dazi della liberazione" di Trump
Un gruppo di piccole imprese, supportato dal Liberty Justice Center, contesta l'autorità del presidente di imporre unilateralmente dazi invocando una legge del 1977 mai utilizzata per questo scopo.

I cosiddetti "dazi della liberazione", annunciati dal presidente Donald Trump lo scorso 2 aprile, sono finiti ufficialmente sotto esame giudiziario. Lunedì è stata presentata una causa presso la Corte di Commercio Internazionale degli Stati Uniti da parte del Liberty Justice Center, organizzazione di orientamento libertario, insieme a cinque piccole imprese colpite dalle nuove misure tariffarie.
L’azione legale contesta la legittimità dell’uso della International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) come fondamento giuridico per l’imposizione unilaterale dei dazi da parte del presidente.
L’annuncio di Trump aveva introdotto un dazio base del 10% sulle importazioni, con incrementi più elevati verso Paesi che, secondo l'Amministrazione Trump, impongono dazi “reciproci” agli Stati Uniti. Questa manovra ha suscitato forte incertezza sui mercati azionari e obbligazionari.
A seguito delle reazioni internazionali ed interne, l’Amministrazione ha modificato la portata dell’iniziativa, annunciando che i dazi più elevati sarebbero stati temporaneamente ridotti al 10% per 90 giorni, al fine di favorire eventuali negoziati.
I fondamenti della causa
Al centro della contestazione legale vi è l’applicazione dell’IEEPA, una legge del 1977 che conferisce al presidente la facoltà di adottare misure economiche straordinarie in risposta a minacce considerate “insolite e straordinarie”. Tuttavia, secondo i ricorrenti, la norma non è mai stata utilizzata in passato per giustificare l’introduzione di dazi, e il suo impiego in questo contesto rappresenterebbe un’interpretazione eccessiva e inedita delle prerogative presidenziali.
“Il nostro sistema non è strutturato in modo che una sola persona possa avere il potere di imporre tasse sull’intera economia mondiale. Non è così che funziona la nostra repubblica costituzionale,” ha dichiarato Jeffrey Schwab, consulente senior del Liberty Justice Center, in un’intervista. Schwab ha inoltre sottolineato come questa azione non sia soltanto una questione commerciale: “Oggi si tratta di dazi, ma in futuro potrebbe essere qualcos’altro”.
La causa è stata presentata in collaborazione con Ilya Somin, professore di diritto presso la Antonin Scalia Law School dell’Università George Mason. I ricorrenti sono cinque aziende statunitensi attive in diversi settori produttivi e commerciali, che affermano di subire danni economici diretti a causa dei nuovi dazi:
- VOS Selections, società di importazione di vini e liquori
- FishUSA, piattaforma di e-commerce per articoli da pesca sportiva
- MicroKits, azienda specializzata in giocattoli elettronici
- Genova Pipe, produttrice di tubature
- Terry Precision Cycling, marchio di abbigliamento ciclistico per donne
Queste imprese sostengono che l’incremento dei dazi stia alterando in modo significativo i loro modelli di approvvigionamento e competitività, generando costi imprevedibili e penalizzando la loro attività sui mercati internazionali.
Giurisdizione e precedenti
La Corte di Commercio Internazionale ha giurisdizione esclusiva su cause relative a controversie sulle importazioni. Negli ultimi mesi, la corte è già stata investita di una causa avviata da quattro membri della Nazione Blackfeet, che avevano impugnato i dazi imposti da Trump sul Canada, inclusi quelli previsti nel pacchetto del 2 aprile. Tuttavia, il nuovo procedimento legale si distingue per la sua portata più ampia, poiché prende di mira l’intero pacchetto di dazi annunciati dal presidente in occasione del "Liberation Day".
Parallelamente, all’inizio del mese, anche la New Civil Liberties Alliance aveva depositato una causa distinta, focalizzata sui dazi aggiuntivi applicati alla Cina, inseriti nello stesso contesto normativo.
L’argomentazione principale dei ricorrenti ruota attorno a una presunta violazione della separazione dei poteri. “Se avviare la più grande guerra commerciale dai tempi della Grande Depressione basandosi su una legge che non menziona nemmeno i dazi non è un’usurpazione incostituzionale del potere legislativo, non so cosa lo sia,” ha dichiarato Ilya Somin in una nota, evidenziando i rischi legati a un ampliamento eccessivo delle competenze esecutive.
La posizione assunta dal Liberty Justice Center e dai suoi alleati riflette una più ampia preoccupazione all’interno di ambienti conservatori e libertari riguardo alla possibilità che il potere esecutivo si sostituisca al Congresso in ambiti di stretta competenza legislativa, come la politica commerciale.
L'azione legale rappresenta una delle più significative sfide istituzionali ai poteri presidenziali in ambito commerciale degli ultimi anni. Se la Corte di Commercio Internazionale dovesse accogliere le istanze dei ricorrenti, l’Amministrazione potrebbe trovarsi costretta a rivedere radicalmente l’impianto dei dazi introdotti in aprile.