Perché i dazi di Trump non funzionano

Negli ultimi anni la politica commerciale degli Stati Uniti è stata segnata da un crescente ricorso all'utilizzo dei dazi doganali. L’idea alla base è semplice: proteggere l’industria nazionale, ridurre il deficit commerciale e generare entrate per il governo. Ma in realtà i dati e gli studi ci dicono che questa strada potrebbe rivelarsi controproducente, non solo per l’economia globale ma anche per gli Stati Uniti stessi.
Donald Trump ha spesso definito i dazi come uno strumento efficace per raggiungere obiettivi economici. Ma in realtà, come spiega l'Economist, i risultati concreti sono stati tutt’altro che positivi. Ad esempio, i dazi su acciaio e alluminio hanno sì aumentato i ricavi per le aziende di questi settori, ma hanno anche inflitto costi più elevati a migliaia di imprese a valle della catena produttiva, danneggiando così i settori più competitivi dell’economia americana. Inoltre, il deficit commerciale degli Stati Uniti non si è ridotto.
Uno dei principali effetti dei dazi è il rafforzamento del dollaro. Quando gli Stati Uniti impongono dazi sulle importazioni, la domanda di valuta estera diminuisce, portando a un apprezzamento del dollaro. Questo, a sua volta, rende le esportazioni americane meno competitive a livello globale, creando un circolo vizioso in cui le importazioni diminuiscono ma anche le esportazioni subiscono un contraccolpo.
Un altro argomento spesso citato a sostegno dei dazi è la creazione di posti di lavoro nel settore manifatturiero. Tuttavia, i dati mostrano che, nonostante le misure protezionistiche adottate durante il primo mandato di Trump, la quota di occupazione nel settore manifatturiero è diminuita. Invece di favorire una rinascita industriale, i dazi hanno protetto settori in difficoltà a scapito di quelli più dinamici, senza generare i benefici economici promessi.
Contrariamente all’idea trumpiana che i dazi siano pagati principalmente dai produttori esteri, gli studi economici dimostrano che gran parte del costo ricade sui consumatori statunitensi attraverso prezzi più elevati per i beni importati. Inoltre, l’idea di sostituire completamente le imposte sul reddito i dazi è irrealistica. Anche se i livelli delle importazioni rimanessero costanti, un dazio universale del 10% coprirebbe appena un ventesimo del bilancio federale. In realtà, le importazioni diminuirebbero a causa degli aumenti dei prezzi, riducendo ulteriormente le entrate generate dai dazi.
Trump guarda spesso al tardo Ottocento, un’epoca in cui i dazi erano alti e l’economia americana cresceva rapidamente. Tuttavia, i dazi di quel periodo proteggevano aziende poco produttive e aumentavano i costi di vita, mentre la crescita economica era trainata da altri fattori, come l’aumento della popolazione, il rafforzamento dello stato di diritto e l'innovazione.