OpenAI rinuncia alla trasformazione in azienda a scopo di lucro
La struttura commerciale diventerà una Public Benefit Corporation, ma il controllo resterà in mano all'organizzazione non profit. Altman: “Non siamo un’azienda normale e non lo saremo mai”

OpenAI ha annunciato di aver deciso di abbandonare i piani di trasformazione in un’azienda a scopo di lucro, confermando che la struttura non profit manterrà il controllo dell’intera organizzazione. La scelta segna un’inversione di rotta significativa nella strategia aziendale e arriva a seguito di consultazioni con gli uffici del Procuratore Generale della California e del Delaware.
“OpenAI è stata fondata come organizzazione non profit, oggi è un’organizzazione non profit che supervisiona e controlla l’attività commerciale, e in futuro rimarrà un’organizzazione non profit che supervisiona e controlla l’attività commerciale”, ha scritto Sam Altman, amministratore delegato e co-fondatore, in una lettera inviata ai dipendenti. “Questo non cambierà”.
A seguito della decisione, il ramo commerciale di OpenAI sarà trasformato in una Public Benefit Corporation (PBC), una forma societaria che, secondo quanto comunicato da Bret Taylor, presidente del consiglio di amministrazione non profit dell’organizzazione, è tenuta a considerare sia gli interessi degli azionisti sia quelli legati alla missione sociale. La struttura sarà dunque formalmente orientata al bene pubblico, pur operando nel mercato.
Altman ha chiarito che la componente non profit manterrà il controllo della nuova PBC e ne sarà “un grande azionista”. Questo permetterà di incanalare risorse verso attività coerenti con la missione originale dell’organizzazione. “E mentre la PBC cresce, cresceranno anche le risorse dell’organizzazione non profit, così potrà fare ancora di più”, ha dichiarato il CEO. Ha inoltre annunciato che presto saranno pubbliche le raccomandazioni della commissione interna non profit, il cui obiettivo sarà definire modalità con cui l’IA possa “avvantaggiare tutti, non solo pochi”. Tra le priorità indicate figurano la salute, l’istruzione, i servizi pubblici e la scoperta scientifica.
Lo scorso anno, OpenAI aveva dichiarato l’intenzione di ristrutturarsi, affermando di dover “raccogliere più capitale di quanto avessimo immaginato”, motivazione che aveva alimentato speculazioni sull’abbandono del modello ibrido attuale.
La nuova direzione rappresenta anche una vittoria per Elon Musk che aveva apertamente criticato la crescente commercializzazione dell’organizzazione. Musk aveva intentato una causa contro Altman e la struttura, sostenendo che si fosse allontanata dalle sue finalità iniziali, orientate alla sicurezza e all’accesso aperto, per privilegiare il profitto.
Le tensioni erano culminate all’inizio del 2025, quando Musk aveva guidato un consorzio di investitori che aveva presentato un’offerta da 97,4 miliardi di dollari per acquistare gli asset dell’organizzazione non profit controllante OpenAI. A febbraio, aveva dichiarato pubblicamente che era “tempo che OpenAI tornasse ad essere la forza open source, focalizzata sulla sicurezza e orientata al bene che era una volta”.
La proposta era stata respinta con decisione. Altman aveva affermato che OpenAI “non è in vendita” e il consiglio di amministrazione aveva rifiutato all’unanimità l’offerta. Tuttavia, secondo quanto riferito dall’avvocato di Musk, il gruppo di investitori era disposto a ritirare l’offerta se OpenAI avesse rinunciato alla ristrutturazione in chiave commerciale, condizione che si è ora realizzata.