Nuovi attacchi reciproci tra Israele e Iran

Almeno 150 raid israeliani hanno colpito il territorio iraniano in 48 ore. L’Iran ha risposto con oltre 200 missili balistici e decine di droni. Colpite centrali energetiche, centri di ricerca, abitazioni e obiettivi militari. Otto morti in Israele, oltre 70 in Iran.

Nuovi attacchi reciproci tra Israele e Iran

Il conflitto tra Israele e Iran ha raggiunto un nuovo picco di intensità nelle ultime ore. Dopo l’inizio degli attacchi israeliani all’alba di venerdì 13 giugno, le operazioni militari sono proseguite ininterrottamente con colpi reciproci che hanno colpito obiettivi militari, infrastrutture strategiche e aree residenziali in entrambe le nazioni.

Secondo le autorità israeliane, l’aviazione ha compiuto circa 150 attacchi aerei su obiettivi in territorio iraniano, tra cui siti nucleari, depositi di missili, impianti di difesa aerea e infrastrutture energetiche. L’Iran ha risposto lanciando almeno 200 missili balistici verso Israele e numerosi droni esplosivi, in un tentativo coordinato di sovraccaricare le difese aeree israeliane.

A Teheran, nella notte tra sabato 14 e domenica 15 giugno, un incendio di vaste proporzioni ha devastato il principale deposito di carburante della città, il deposito di Shahran, situato in una zona residenziale di alto livello. Secondo il ministero del Petrolio iraniano, i serbatoi di stoccaggio – undici in tutto – sono esplosi uno dopo l’altro, con fiamme visibili fino alle montagne circostanti. L’area, densamente popolata, è stata messa a rischio da potenziali nuove esplosioni. Testimoni locali hanno paragonato la potenza delle detonazioni a un terremoto.

Sempre a Teheran, un altro impianto energetico, la raffineria petrolifera di Shahr Rey, è stato colpito e ha preso fuoco. L’impatto sull’economia e sulla sicurezza energetica dell’Iran è significativo: il deposito di Shahran riceve ogni giorno circa 8 milioni di litri di benzina e può soddisfare fino a tre giorni di fabbisogno per la capitale.

L’aviazione israeliana ha anche preso di mira strutture legate al programma nucleare iraniano. Due funzionari della difesa israeliana hanno confermato che sono stati colpiti laboratori sperimentali a Teheran, così come il ministero della Difesa e il quartier generale dell’Organizzazione per l’innovazione e la ricerca difensiva (SPND), anche se le autorità iraniane parlano solo di danni “lievi” a uno degli edifici.

L’Iran ha risposto con raffiche di missili e droni. Alcuni dei missili hanno raggiunto città israeliane lungo la costa centrale, tra cui Tel Aviv, Bat Yam, Ramat Gan e Rishon LeZion. Altri sono stati diretti verso il nord, in particolare ad Haifa, colpita per la prima volta in questo conflitto. Le sirene d’allarme hanno costretto milioni di israeliani a rifugiarsi nei bunker durante le notti di sabato e domenica.

Il bilancio delle vittime in Israele è salito a otto morti. Quattro persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise da un missile che ha colpito un edificio residenziale a Bat Yam, mentre altre quattro sono morte nel nord del Paese, nelle città di Haifa e Tamra. Più di 130 persone sono rimaste ferite, secondo il servizio nazionale di emergenza Magen David Adom.

Tra gli obiettivi colpiti in Israele c'è anche il Weizmann Institute of Science a Rehovot, uno dei principali centri di ricerca del Paese. Un edificio destinato alla ricerca oncologica è stato gravemente danneggiato, con pareti distrutte e incendi visibili dall’esterno.

In Iran, secondo fonti ufficiali, gli attacchi israeliani hanno causato oltre 70 morti, tra cui sei alti comandanti della sicurezza. È stato danneggiato anche il sito nucleare di Natanz. Uno dei comandanti uccisi era Ali Shamkhani, responsabile dei negoziati nucleari con gli Stati Uniti.

New York Times

Il generale israeliano Effie Defrin ha dichiarato che l’aeronautica ha ottenuto “libertà d’azione” nei cieli iraniani, potendo colpire senza interferenze significative. Le forze israeliane hanno inoltre condotto un attacco in Yemen contro la leadership dei ribelli Houthi, alleati di Teheran, nel tentativo di indebolire i proxy iraniani nella regione.

Le conseguenze geopolitiche dell’escalation sono immediate. I negoziati tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare, che dovevano riprendere a Mascate, in Oman, sono stati cancellati. Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha dichiarato che l’Iran non tornerà al tavolo negoziale se Israele proseguirà le sue operazioni militari. Ha inoltre annunciato che Teheran non coopererà più “come in passato” con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).

Sul fronte statunitense, il presidente Donald Trump ha confermato che gli Stati Uniti non hanno partecipato direttamente agli attacchi israeliani ma ha avvertito che “ogni attacco contro gli Stati Uniti sarà seguito da una risposta militare schiacciante.” Pur dichiarandosi convinto che un accordo tra Iran e Israele sia “facilmente raggiungibile”, Trump non ha esortato Israele a fermare la sua offensiva. Al contrario, ha ribadito il sostegno all’alleato e ha disposto il dispiegamento di navi da guerra e altri mezzi militari americani nella regione per proteggere le forze statunitensi e israeliane.

Anche altri attori internazionali si sono mobilitati. La Giordania ha chiuso il proprio spazio aereo per la seconda volta, mentre il Regno Unito ha annunciato il dispiegamento di caccia militari in Medio Oriente. L’Unione europea ha espresso “profonda preoccupazione” per il rischio di destabilizzazione dell’intera regione e ha invitato tutte le parti alla moderazione.

In Iran, la popolazione ha vissuto ore di panico. Molti residenti delle aree colpite hanno denunciato l’assenza di indicazioni da parte delle autorità su dove rifugiarsi o come proteggersi. A Shahran, una donna ha raccontato che la madre è svenuta per lo spavento causato dall’esplosione, mentre il marito temeva per la possibile penuria di carburante nei giorni successivi.

Secondo esperti militari israeliani, l’Iran ha ancora centinaia di missili a disposizione, forse fino a 2.000, molti dei quali in grado di raggiungere il territorio israeliano. Alcuni, come il Shahed Haj Qassem, un missile a propellente solido con un raggio d’azione di circa 1.600 chilometri, sono stati impiegati per la prima volta in questo conflitto.

Il bilancio provvisorio del conflitto tra Israele e Iran segna uno dei momenti più critici degli ultimi anni in Medio Oriente. Le prospettive diplomatiche si allontanano, mentre il rischio di un ulteriore allargamento del conflitto resta elevato.

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