L'ex jihadista alla Casa Bianca: al-Sharaa sigla l'alleanza con gli Stati Uniti
Ahmed al-Sharaa, che fino a pochi giorni fa aveva una taglia di 10 milioni di dollari sulla testa, è stato ricevuto dal presidente Trump. La Siria entrerà nella coalizione anti-Isis e otterrà una nuova sospensione delle sanzioni economiche.
Un anno fa gli Stati Uniti offrivano una ricompensa di 10 milioni di dollari per la sua cattura. Lunedì 10 novembre Ahmed al-Sharaa è entrato alla Casa Bianca per incontrare il presidente Donald Trump. La visita segna la prima volta nella storia che un capo di stato siriano viene ricevuto a Washington e conferma il radicale cambio di rotta nella politica americana verso Damasco.
Al-Sharaa non ha ricevuto il trattamento riservato ai leader stranieri in visita ufficiale. Niente ingresso principale con foto davanti alle telecamere, niente accoglienza sul portico. Il presidente siriano è entrato da una porta laterale, lontano dagli sguardi. Ma le fotografie scattate nello Studio Ovale hanno mostrato un'atmosfera distesa tra i due leader. Trump ha definito al-Sharaa "un uomo duro" e "un leader forte", aggiungendo che "se guardi la Siria nel corso degli anni, avevano medici, avvocati, tanti cervelli brillanti. È un posto incredibile con persone formidabili".
L'ex comandante jihadista, che guidava una fazione affiliata ad Al Qaeda e fu detenuto dall'esercito americano in Iraq, ha completato in pochi mesi una trasformazione che sembrava impossibile. A dicembre 2024 le sue milizie hanno rovesciato il dittatore Bashar al-Assad, ponendo fine a decenni di dominio del clan Assad in Siria. Da allora al-Sharaa ha lavorato per ricostruire la sua immagine pubblica e quella del suo paese, cercando il sostegno della comunità internazionale.
Dopo l'incontro con Trump, durato circa due ore, al-Sharaa è uscito dalla Casa Bianca e ha salutato i sostenitori siriani che lo attendevano all'esterno. In un'intervista rilasciata all'emittente Fox News, ha definito il suo passato jihadista "una questione del passato" e ha detto che Trump gli aveva regalato un cappellino rosso MAGA. Alla domanda sul perché non fossero più nemici, ha risposto di voler "liberarsi dal passato".
I due presidenti si erano già incontrati a maggio a Riad, durante la visita di Trump in Medio Oriente, su iniziativa del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il leader saudita sta promuovendo attivamente il nuovo governo siriano sulla scena internazionale, considerando la fine dell'isolamento della Siria come elemento chiave per la stabilità regionale. Durante l'incontro di lunedì è intervenuto per telefono anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, considerato il primo sponsor del governo di Damasco.
La visita ha prodotto risultati concreti. Gli Stati Uniti hanno annunciato una nuova sospensione di 180 giorni delle sanzioni previste dalla legge Caesar, adottata nel 2019 per punire il regime Assad. Queste sanzioni avevano escluso la Siria dal sistema bancario internazionale e dalle transazioni in dollari, bloccando di fatto l'economia del paese. La sospensione era già stata concessa a maggio, ma solo il Congresso americano può cancellarle definitivamente.
La Siria è diventata il novantesimo paese a unirsi alla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti per combattere lo Stato Islamico. Il ministro dell'informazione siriano ha precisato che l'accordo è "politico" e non contiene "fino ad ora componenti militari". La mossa formalizza una cooperazione operativa già in corso da mesi tra le forze americane e quelle siriane contro le cellule jihadiste che cercano di sfruttare le vulnerabilità del nuovo governo. Un video diffuso nei giorni scorsi mostra al-Sharaa, in camicia e cravata, giocare a basket con l'ammiraglio Brad Cooper, capo del comando centrale dell'esercito americana.
Durante la visita a Washington si è tenuta anche una riunione di lavoro tra i ministri degli esteri di Siria, Turchia e Stati Uniti. Le parti hanno concordato di proseguire l'integrazione delle forze curde che amministrano il nordest della Siria nell'esercito nazionale. Il segretario di stato americano Marco Rubio ha insistito sulla necessità di raggiungere un accordo di sicurezza con Israele. Lo stato ebraico vorrebbe mantenere margini di manovra militare nel sud della Siria, come in Libano, e gli Stati Uniti stanno spingendo per trovare un compromesso accettabile con Damasco.
Nell'intervista a Fox News, al-Sharaa ha escluso per il momento l'adesione della Siria agli Accordi di Abramo, che normalizzano i rapporti tra paesi arabi e Israele. Ha ricordato che Israele occupa l'altopiano del Golan, la cui annessione è riconosciuta solo dagli Stati Uniti. Trump vuole rilanciare questo processo di normalizzazione, avviato durante il suo primo mandato e congelato dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. L'ingresso della Siria rappresenterebbe una vittoria diplomatica spettacolare, ma al momento appare un obiettivo distante.
Prima della visita alla Casa Bianca, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva votato il 6 novembre, su richiesta americana, per rimuovere le sanzioni legate al terrorismo che colpivano al-Sharaa e il suo ministro dell'interno. Questo ha permesso al Dipartimento di Stato di togliere il presidente siriano dalla lista dei terroristi. Nella motivazione, Washington ha spiegato che il governo siriano "sta lavorando duramente per localizzare gli americani scomparsi, mantenere gli impegni nella lotta al terrorismo e alla droga, eliminare i resti di armi chimiche e promuovere la sicurezza regionale".
Domenica sera al-Sharaa aveva incontrato Brian Mast, presidente repubblicano della commissione affari esteri della Camera dei rappresentanti. Mast, veterano dell'esercito che ha perso entrambe le gambe in Afghanistan, è considerato uno dei principali oppositori alla rimozione definitiva delle sanzioni. Secondo un comunicato, Mast ha chiesto ad al-Sharaa perché non fossero più nemici, e la risposta è stata che voleva "liberarsi dal passato". Trump si è impegnato a usare la sua influenza sul Congresso per ottenere la cancellazione definitiva delle sanzioni ed esplorare opportunità di investimenti americani in Siria.
La ricostruzione del paese ha un costo stimato tra 600 e 900 miliardi di dollari, secondo al-Sharaa, o oltre 216 miliardi secondo la Banca Mondiale. Dopo 14 anni di guerra civile, circa 25 milioni di persone - due terzi della popolazione - hanno bisogno di assistenza umanitaria. Le sanzioni, anche se sospese, continuano a impedire la concretizzazione dei miliardi di dollari di investimenti promessi dai paesi del Golfo. Senza la loro cancellazione definitiva, le aziende temono di essere colpite da future sanzioni e rimangono riluttanti ad investire.
L'arrivo al potere di al-Sharaa offre agli Stati Uniti l'opportunità di un riequilibrio regionale, sottraendo la Siria all'asse iraniano e all'influenza russa. Il presidente siriano ha promesso di "ridefinire" i rapporti con Mosca, storico alleato di Assad, che ha incontrato meno di un mese fa. Trump ha dimostrato la flessibilità del suo approccio al Medio Oriente, non sentendosi prigioniero né di alleanze tradizionali né di ostilità radicate. Nonostante le forti resistenze di una parte della base MAGA, per la quale non esistono ex jihadisti, la Casa Bianca ha colto l'occasione offerta dalla caduta della dittatura Assad.