Le radici ideologiche della Nuova Destra americana
La Nuova Destra statunitense, oggi influente nell’amministrazione Trump, si fonda su un’idea di “civiltà occidentale” definita da identità europea e cristiana. La sua crescente influenza si riflette in politiche economiche e scelte geopolitiche che mirano a restaurare un passato idealizzato.

Negli Stati Uniti un nuovo orientamento politico sta guadagnando spazio e influenza, ridefinendo le priorità dell’amministrazione Trump e sfidando le tradizionali alleanze internazionali. Dietro scelte che possono sembrare contraddittorie — come l’imposizione di dazi, l’allontanamento dall’Europa, la vicinanza alla Russia o la retorica sull’espulsione degli immigrati — si cela una visione del mondo coerente e strutturata: quella della Nuova Destra americana. A illustrarne i tratti fondamentali è Noah Smith, economista e autore della newsletter Noahpinion, che in un’analisi approfondita cerca di spiegare a un pubblico esterno questa ideologia emergente.
Smith propone un’analisi di questo movimento partendo dall’osservazione di figure pubbliche come J.D. Vance, Donald Trump ed Elon Musk. Nonostante le differenze tra i loro approcci, sostiene Smith, loro condividono una visione del mondo centrata sulla difesa di una civiltà occidentale intesa non tanto in termini geografici o politici, quanto identitari e culturali.
La “civiltà occidentale”, secondo la Nuova Destra, è fondata su tre pilastri: discendenza europea, eredità cristiana e venerazione di questi due elementi. L’adesione a questi valori non richiede l’omogeneità etnica o la pratica religiosa, ma il riconoscimento pubblico di un’identità comune. È questo elemento di “venerazione” che diventa la misura della civiltà: un’identità condivisa e celebrata, piuttosto che vissuta in senso stretto o quotidiano.
Smith sottolinea che la Nuova Destra non è un semplice riflesso del nazionalismo bianco europeo del Novecento. Piuttosto, si tratta di un movimento delocalizzato, che trova il suo spazio vitale soprattutto online, attraverso piattaforme social dove si sviluppano e si rafforzano le appartenenze identitarie. Lì, l’adesione ai valori dell’Occidente cristiano e bianco diventa un segnale di appartenenza, più che un programma politico strutturato.
Questa visione si estende oltre i confini americani: l’Europa è vista con crescente delusione dalla Nuova Destra, che la considera una regione caduta in decadenza. Le politiche di accoglienza verso i migranti, la laicizzazione della società e la debolezza militare vengono lette come segnali di “suicidio civile”. In questo contesto si inserisce la posizione di J.D. Vance, vicepresidente statunitense, che in un recente discorso a Monaco ha criticato duramente la deriva europea, sottolineando l’urgenza di un cambiamento di rotta per preservare “la nostra civiltà condivisa”.
Il riferimento alla “caduta dell’Occidente” è centrale: la Nuova Destra attribuisce questa crisi non solo a fattori esterni, ma a una presunta “empatia suicida” propria dei popoli europei e bianchi, ritenuti troppo aperti e remissivi nei confronti delle altre civiltà. Personalità come Elon Musk hanno abbracciato questa idea, definendo l’eccessiva empatia come la più grande debolezza dell’Occidente.
Non sorprende quindi che, all’interno di questa visione, la Russia venga percepita in modo positivo. Nonostante la scarsa religiosità praticata e altri elementi contraddittori, la Russia appare alla Nuova Destra come un baluardo della cristianità e dell’identità europea, in opposizione all’Europa occidentale “decadente”. Questo spiega anche lo spostamento dell’asse geopolitico dell’amministrazione Trump, sempre più ostile ai tradizionali alleati europei e più aperta al dialogo con Mosca.
Smith evidenzia anche il carattere performativo e simbolico delle politiche della Nuova Destra. Le espulsioni di immigrati, l’adozione di dazi o l’isolamento internazionale non sono tanto strumenti per ottenere risultati concreti, quanto atti dimostrativi, pensati per rafforzare un’identità e per lanciare un messaggio di “forza” e di rifiuto della modernità liberal-progressista. In quest’ottica, anche l’indebolimento del PIL o il peggioramento delle relazioni internazionali sono sacrifici accettabili, se contribuiscono a riaffermare l’ideale di un’America radicata nella tradizione occidentale.
Infine, Smith mette in guardia da una contraddizione interna al movimento. Pur aspirando a una civiltà fondata sulla stabilità, l’ordine e l’omogeneità culturale, la Nuova Destra si sviluppa in un contesto profondamente fluido e globalizzato, quello delle comunità online. I suoi membri vivono in realtà urbane e multietniche, interagiscono quotidianamente con idee e persone che rifiutano, e perseguono obiettivi di radicamento che sono sempre più irraggiungibili nel mondo contemporaneo.
La Nuova Destra, conclude Smith, è la reazione iniziale a una trasformazione profonda della socialità umana: l’uscita da una dimensione locale e fisica della comunità, verso una nuova forma di appartenenza digitale, disancorata dai territori ma fortemente connotata in termini culturali e identitari.