La telefonata Trump-Putin accolta in maniera molto diversa a Washington e Mosca
Giubilo al Cremlino, preoccupazione tra i Repubblicani del Senato per le prime mosse diplomatiche di Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina.

La prima conversazione telefonica tra il presidente Donald Trump e Vladimir Putin dalla rielezione del leader americano sta generando reazioni diametralmente opposte tra Mosca e Washington.
Mentre il Cremlino celebra quello che considera un trionfo diplomatico, diversi senatori repubblicani esprimono preoccupazione per l'approccio di Donald Trump alla questione ucraina.
La mossa di Trump e le reazioni a Mosca
Il presidente americano ha scelto di chiamare Putin prima del presidente ucraino Zelensky, segnalando un cambio di rotta radicale rispetto alla precedente Amministrazione Biden.
La scelta ha provocato immediato entusiasmo tra i funzionari russi. Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo, ha definito la conversazione come un momento cruciale, sottolineando come "il mondo fosse sull'orlo dell'apocalisse" a causa della precedente interruzione dei contatti ad alto livello.
Leonid Slutsky, leader del partito ultranazionalista LDPR, ha parlato di "rottura del blocco occidentale", mentre la deputata della Duma Marina Kim ha evidenziato come Putin sia tornato al centro della politica globale, paragonando il momento al celebre "discorso di Monaco" del 2007.
Invece i blogger militari russi su Telegram mantengono un cauto ottimismo. Il canale Rybar, gestito da un ex dipendente del Ministero della Difesa russo, ha sottolineato come "nessuno dovrebbe aspettarsi regali da Trump", mentre Arkhangel Spetsnaza ha evidenziato che "la guerra continua e per ora non ci si dovrebbero aspettare cambiamenti reali sul campo di battaglia".
Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha dichiarato da tempo che Mosca considera gli Stati Uniti come il principale interlocutore nei negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, inquadrando il conflitto come uno scontro più ampio contro l'Occidente democratico.
Inquietudine a Washington
A Washington le reazioni alle recenti iniziative riguardanti l'Ucraina hanno invece assunto toni ben differenti, visto che persino diversi senatori repubblicani hanno espresso riserve sull'approccio di Trump.
La senatrice Susan Collins (R-Maine) ha manifestato preoccupazione per il destino dell'Ucraina, affermando che "questa è stata un'invasione non provocata e ingiustificata".
Al contrario, il senatore Mike Rounds (R-S.D.) ha riconosciuto il tentativo del presidente Trump di "salvare vite umane", pur ammettendo che lui avrebbe usato un altro approccio nei confronti di Putin.
Il nodo centrale del dibattito resta l'integrità territoriale dell'Ucraina. Attualmente, la Russia controlla circa il 20% del territorio ucraino, mentre Kyiv è riuscita a conquistare una piccola porzione del territorio russo nella regione di Kursk durante un'offensiva iniziata ad agosto scorso.
In questo contesto, il deputato Joe Wilson (R-S.C.) ha proposto uno scambio territoriale completo, definendolo un "accordo equo", e ha presentato una legislazione finalizzata a riautorizzare il programma di Lend & Lease per l'Ucraina, scaduto lo scorso anno.