La sfida dei Dem contro Trump-Musk: serve un ritorno al liberalismo moderato
Secondo l'economista Noah Smith, il partito deve riscoprire il liberalismo centrista degli anni '90 per contrastare l'ascesa di Trump e Musk

Dopo la sconfitta elettorale del 2024, i democratici americani si trovano ad affrontare una crisi d'identità e di consenso. Secondo l'economista Noah Smith, il partito deve tornare alle radici moderate degli anni '90 per recuperare terreno contro il movimento MAGA guidato da Donald Trump e Elon Musk.
L'analisi parte da un dato preoccupante: i democratici stanno perdendo terreno con elettori ispanici, asiatici e persino afroamericani, senza riuscire a compensare queste perdite con nuovi voti tra la popolazione bianca. Per la prima volta in decenni, più americani si identificano come repubblicani che come democratici, una tendenza particolarmente significativa considerando le controversie che circondano Trump.
Le statistiche di Gallup mostrano un cambiamento netto nelle preferenze politiche degli americani, con la giovane generazione che mostra tendenze più conservatrici, sia tra gli uomini che tra le donne. Questo rappresenta un allarme per un partito che tradizionalmente ha contato sul sostegno giovanile.
Smith individua tre strategie principali per invertire questa tendenza. Innanzitutto, i democratici dovrebbero presentarsi come contraltare alle politiche inflazionistiche di Trump, promettendo di eliminare i dazi (eccetto quelli verso la Cina), rispettare l'indipendenza della Federal Reserve e ridurre il deficit, seguendo l'esempio di Bill Clinton nel 1992.
Le preoccupazioni economiche sono centrali: l'inflazione sta già risalendo sotto Trump, le cui politiche - dagli appelli per tassi di interesse più bassi all'imposizione di dazi - contribuiscono al problema. Smith sottolinea come i primi sondaggi mostrino che l'approvazione economica di Trump sia già in calo e che il sentiment dei consumatori stia peggiorando.
In secondo luogo, il partito dovrebbe posizionarsi come difensore della democrazia e della libertà di espressione contro potenziali abusi di potere dell'amministrazione Trump-Musk. Questo richiede però un cambiamento di prospettiva: abbandonare le ossessioni su problemi minori come il gerrymandering o le leggi sull'identificazione degli elettori, e rinunciare ai tentativi di criminalizzare la "disinformazione" o il "discorso d'odio".
Smith evidenzia come sia particolarmente preoccupante il DOGE (Department of Government Efficiency) di Musk, che sta stabilendo un controllo totale sulla burocrazia federale. Smith ricorda anche di quando Musk ha suggerito che i conduttori di 60 Minutes dovrebbero essere incarcerati per "inganno deliberato" e casi come quello del rappresentante democratico Robert Garcia, che ha ricevuto una lettera dal Dipartimento di Giustizia che gli chiedeva di spiegare osservazioni critiche verso Musk.
Infine, Smith sostiene che i democratici debbano liberarsi dell'ideologia progressista radicale del periodo 2014-2021. Questo comporta adottare una posizione più ferma sull'immigrazione illegale e, soprattutto, abbandonare quella che definisce "l'ossessione con l'identitarismo divisivo" e i tentativi di imporre cambiamenti linguistici alla popolazione. I sondaggi mostrano che gli stessi elettori democratici desiderano che il loro partito sia più moderato.
Smith critica in particolare i "giochi linguistici" progressisti, dalle denominazioni come "Latinx" (che ha offeso molti latini) fino a termini come "persone partorienti" al posto di "madri". Secondo l'economista, queste imposizioni linguistiche sono percepite come un tentativo di dominazione culturale che gli americani respingono istintivamente.
Dopo un decennio di instabilità, gli americani desiderano normalità e stabilità. L'amministrazione Trump-Musk, anziché fornire questo, sta sconvolgendo le istituzioni americane, la politica estera e potenzialmente la stessa democrazia americana. Questo caos offre ai democratici l'opportunità di presentarsi come il partito della normalità: inflazione bassa, responsabilità fiscale, elezioni democratiche, libertà di espressione e moderazione culturale.
Smith conclude richiamandosi allo "spirito del 1992", quando Bill Clinton seppe respingere pubblicamente gli estremismi progressisti, come nel famoso confronto con l'attivista Sister Souljah, dimostrando che i democratici possono rappresentare il centro moderato dello spettro politico americano.