La guerra dei dazi di Trump colpisce già duramente le comunità di confine con il Canada
Un’inchiesta di The Atlantic svela l’impatto diretto dei dazi su agricoltori, produttori e commercianti nelle zone di frontiera tra Stati Uniti e Canada.

La politica dei dazi generalizzati imposta dal presidente Donald Trump sta mettendo in ginocchio migliaia di piccole e medie imprese americane, con effetti particolarmente gravi nelle comunità di confine.
In questi territori, dove economia locale e commercio transfrontaliero sono strettamente intrecciati, i dazi hanno provocato un immediato aumento dei costi, una frenata nei consumi e tagli al personale, come racconta il The Atlantic.
L’esempio di Potsdam: un dazio da 2.200 dollari per un carico di grano
Nicholas Gilbert, allevatore di mucche da latte a Potsdam, New York, a 20 miglia dal confine con l’Ontario, è uno dei tanti imprenditori colpiti da questi dazi.
“Avevo contrattato un prezzo buono per quel grano. E poi hanno aggiunto 2.200 dollari di dazio solo perché veniva da un mulino canadese“.
Con il prezzo del latte stabilito dalla cooperativa e la catena di fornitura rigida, Gilbert non ha più margini di manovra:
“Non siamo come altre imprese. Non possiamo cambiare direzione facilmente.”
“Devo pagare dazi anche su fertilizzanti e attrezzature agricole,” racconta ancora Nicholas Gilbert.
“Non possiamo neppure aumentare i prezzi. Stiamo subendo tutto senza filtri.”
Le imprese vicine al confine subiscono i rincari più pesanti
Dalle stazioni di servizio alle località turistiche, molte attività al confine nord con gli Stati Uniti dipendono dai clienti canadesi.
Dan Kelleher, promotore turistico negli Adirondacks, spiega che dopo l’introduzione del dazio del 25% sul Canada, la spesa per alloggi è già crollata del 4%, e le vendite al dettaglio del 20%.
Garry Douglas, della Camera di Commercio del North Country, riferisce invece che una delle aziende locali si aspetta inoltre un aumento dei costi di 16 milioni di dollari per l’importazione delle materie prime canadesi.
A Sault Ste. Marie, Michigan, Ron Kurnik, proprietario di Superior Coffee Roasting, ha visto lievitare i costi dei chicchi di caffè (Messico) e dei sacchetti (Cina):
“Siamo in perdita sulla distribuzione. Abbiamo dovuto tagliare le ore dei dipendenti e licenziarne uno. Se la situazione dura altri sei mesi, sarà un disastro.”
Le famiglie stringono la cinghia
Anche i cittadini riducono la spesa in previsione di tempi difficili: rimandano l’acquisto di auto, rinviano ristrutturazioni e cancellano viaggi.
“Questa situazione avendo un effetto a catena immediato,” afferma Michael Cashman, supervisore di Plattsburgh, New York.
“A Washington sembrano piccole misure, ma qui sono devastanti.”
Quanto accade a nord si ripete in Kentucky, in Nebraska e persino a Las Vegas, ovunque ci siano imprese legate al commercio globale.
Con i nuovi dazi, il costo della vita delle famiglie americane finirà inevitabilmente per salire: secondo alcune stime, una famiglia media potrebbe pagare 3.800 dollari in più l’anno per alimentari, automobili, abbigliamento e beni quotidiani.
Contrariamente alle dichiarazioni dell’Amministrazione, i dazi non sono, infatti, pagati dagli esportatori stranieri, ma dagli importatori americani — e infine da questi trasferiti ai consumatori finali che si accolleranno l’impatto sulle proprie finanze personali.
La politica commerciale del presidente Trump si è già trasformata, quindi, in una strategia che molti esperti definiscono imprevedibile per il futuro dell’economia americana.
Mentre il dibattito politico continua, migliaia di imprenditori e famiglie residenti al confine nord degli Stati Uniti sono costretti già a dover navigare le acque turbolente di questa guerra commerciale globale appena iniziata.