La grande incognita sul programma Trump: il GOP è diviso sulla strategia legislativa

La grande incognita sul programma Trump: il GOP è diviso sulla strategia legislativa
Architect of the Capitol


La strada per l'attuazione dell'agenda politica di Donald Trump si presenta già in salita, ancora prima del suo insediamento alla Casa Bianca. Il Partito Repubblicano si trova infatti nel mezzo di un acceso dibattito interno sulla strategia da adottare.

In gioco ci sono le principali riforme volute dal presidente eletto, in particolare quelle riguardanti l'immigrazione, il controllo del confine con il Messico, l'energia ed il rinnovo della riforma fiscale del 2017 che andrà in scadenza nei prossimi anni.

Al centro della disputa c'è una questione apparentemente procedurale ma dalla fondamentale importanza strategica: presentare un unico grande disegno di legge che contenga tutte le riforme, come sostiene lo Speaker della Camera Mike Johnson? Oppure, piuttosto, procedere con due provvedimenti separati, come suggerito dal nuovo leader della maggioranza al Senato John Thune?

La posizione di Trump sulla questione è apparsa oscillante. Se inizialmente aveva espresso sostegno all'approccio "unica grande legge", in un'intervista successiva con Hugh Hewitt ha ammesso di essere "aperto a tutte le soluzioni, purché si
arrivi rapidamente all'approvazione".

Una flessibilità, però, che, invece di risolvere il dilemma, ha contribuito ad alimentare l'incertezza tra i senatori repubblicani. "Che giorno è oggi?", ha ironizzato il senatore Tommy Tuberville dell'Alabama quando gli è stato chiesto quale fosse la vera posizione di Trump.

Per comprendere appieno la portata del dibattito, è però necessario addentrarsi negli arcani meccanismi procedurali del Congresso americano. I repubblicani intendono infatti utilizzare il processo di "reconciliation" per aggirare il temuto "filibuster" al Senato.

Il filibuster è una procedura che permette ai senatori del partito di opposizione di prolungare indefinitamente il dibattito su una qualsiasi normale proposta di legge, impedendone di fatto l'approvazione.

Per superare un filibuster sono necessari 60 voti su 100, una soglia difficilmente raggiungibile in un Senato dove i repubblicani non hanno una maggioranza così ampia, e per la quale è necessario il voto di diversi senatori democratici.

La "reconciliation" rappresenta invece una procedura speciale che permette di mettere al voto leggi legate al bilancio con una semplice maggioranza di 51 voti, bypassando così il filibuster legislativo.

Tuttavia, questa procedura è soggetta a rigide regole interpretate dalla parlamentarian del Senato, una figura non politica che funge da arbitro super partes sulle procedure legislative.

Oggi la parlamentarian del Senato è Elizabeth MacDonough, nominata a questa posizione nel 2012 (una era geologica fa, politicamente parlando) da Harry Reid, all'epoca leader della maggioranza democratica al Senato.

Il ruolo di Mac Donough è cruciale: è lei a determinare quali disposizioni possono essere incluse in un disegno di legge di reconciliation, dovendo queste avere un impatto diretto sul bilancio federale. In caso contrario si dovrà usare la procedura normale soggetta a filibuster.

Neppure la scelta tra uno o due provvedimenti di reconciliation è meramente formale. Alla Camera, dove i repubblicani hanno una maggioranza risicatissima (219 seggi su 435), Johnson teme che due proposte separate possano rendere più difficile mantenere unito il proprio gruppo.

Al Senato, invece, figure influenti come il neo presidente della Commissione Bilancio Lindsey Graham sostengono la necessità di procedere con due disegni di legge separati, dando priorità alle questioni di sicurezza nazionale e immigrazione.

"I livelli di minaccia che percepisco, suggeriscono che sarebbe saggio aumentare la spesa militare e fornire a Trump i fondi necessari per le espulsioni e la sicurezza dei confini il prima possibile", ha dichiarato Graham.

I democratici, da parte loro, osservano la situazione con un misto di divertimento e déjà vu, ricordando le proprie difficoltà nel far passare l'agenda di Biden nel 2021-2022, quando si trovarono ad affrontare difficoltà simili con una maggioranza altrettanto risicata al Senato.

"In bocca al lupo", ha commentato sarcasticamente il deputato democratico Jimmy Gomez della California, sottolineando come l'incertezza sulla strategia da seguire renda impossibile avviare da subito concreti negoziati sul contenuto dei provvedimenti.

Ma la verità è che il tempo stringe per i repubblicani. Per utilizzare la procedura di reconciliation devono rapidamente concordare i parametri fiscali della loro agenda. La riunione di domani tra Trump e i senatori repubblicani potrebbe essere decisiva in questo senso.

Con una maggioranza così risicata alla Camera e un presidente dalle posizioni poco chiare e mutevoli nel tempo, il percorso verso l'approvazione dell'agenda Trump al Congresso si preannuncia perciò quanto mai complicato.

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