La Cina e gli Stati Uniti avviano colloqui per porre fine alla guerra commerciale

Le due maggiori potenze economiche mondiali si incontreranno in Svizzera il 10 e 11 maggio. Intanto, la Cina allenta la politica monetaria per sostenere l’economia colpita dai dazi statunitensi.

La Cina e gli Stati Uniti avviano colloqui per porre fine alla guerra commerciale

Dopo settimane di tensioni e annunci di nuove misure protezioniste, la Cina e gli Stati Uniti hanno ufficializzato l’apertura di negoziati commerciali previsti per il fine settimana del 10 e 11 maggio in Svizzera. L’incontro rappresenta il primo impegno pubblico concreto tra le due potenze da quando il presidente Donald Trump ha avviato una nuova fase del conflitto commerciale imponendo dazi per il 145% su numerosi prodotti cinesi lo scorso 10 aprile.

Alla tavola dei negoziati siederanno il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, il rappresentante al commercio Jamieson Greer e il vicepremier cinese He Lifeng. Sebbene non siano previste svolte immediate, le due parti si dichiarano pronte ad avviare un dialogo, primo passo verso una possibile risoluzione del confronto economico.

Il tono dei due Paesi resta però prudente. In un comunicato diffuso mercoledì, il ministero del Commercio cinese ha ribadito che Pechino “non sacrificherà la propria posizione di principio” e “difenderà la giustizia”. Il governo cinese ha inoltre ammonito Washington, avvertendo che se gli Stati Uniti “parlano in un modo e agiscono in un altro, o tentano di continuare a costringere e ricattare la Cina sotto la copertura delle discussioni, la Cina non sarà mai d’accordo”.

Dal lato americano, Scott Bessent ha espresso maggiore ottimismo, dichiarando di “non vedere l’ora di condurre discussioni produttive nell’ottica di riequilibrare il sistema economico internazionale a vantaggio degli interessi degli Stati Uniti”. Allo stesso tempo, ha sottolineato che non ci si attende un’immediata “descalation” né un “grande accordo commerciale”, ma che almeno si tratta di un punto di partenza per il dialogo.

Nel frattempo, la Cina ha annunciato nuove misure di politica monetaria per contrastare il rallentamento economico acuito dai dazi statunitensi. Mercoledì 7 maggio la People’s Bank of China ha reso nota la riduzione dello 0,5% del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, un intervento volto a facilitare l’erogazione del credito. Parallelamente, è stato abbassato il tasso d’interesse per i prestiti a breve termine alle banche commerciali, che passa dall’1,5% all’1,4%.

Il settore immobiliare, anch’esso in difficoltà, beneficia a sua volta di un alleggerimento: il tasso d’interesse per i mutui dei primi acquirenti scende dal 2,85% al 2,6%. Si tratta di un ulteriore passo in una serie di interventi volti a stimolare la domanda interna, tra cui l’offerta di buoni sconto fino al 20% per l’acquisto di elettrodomestici, computer e telefoni, e l’innalzamento dei limiti di indebitamento per le amministrazioni locali.

Nonostante questi sforzi, il governo di Pechino mantiene una linea cauta nel valutare gli effetti delle misure adottate. Durante le festività nazionali dal 1° al 5 maggio, le spese dei turisti cinesi sono aumentate dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo i 22 miliardi di euro. Tuttavia, il dato rimane ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici.

Secondo diversi analisti, le azioni del governo cinese non sarebbero ancora sufficienti. Molte imprese manifatturiere orientate all’export, già colpite dalla caduta degli ordinativi statunitensi, attendono interventi più diretti. Zhiwei Zhang, economista capo di Pinpoint Asset Management, sostiene in una nota che ulteriori misure concrete saranno probabilmente adottate più avanti, se la guerra commerciale dovesse continuare a penalizzare in modo marcato l’economia.

Anche gli analisti Jing Liu ed Erin Xin di HSBC prevedono un possibile mix di provvedimenti: stimoli a breve termine, come programmi di rilancio e sussidi per la spesa in servizi, accanto a riforme più strutturali. Tra queste, si citano il rafforzamento del sistema di protezione sociale, la revisione del sistema pensionistico e politiche per la stabilizzazione del mercato immobiliare.

Pechino, nel frattempo, ha ribadito il proprio obiettivo di crescita economica per il 2025, fissato intorno al 5%, lo stesso indicato per l’anno precedente. L’evoluzione dei negoziati con Washington e l’efficacia delle politiche interne saranno fattori determinanti per il raggiungimento di tale traguardo.

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