Johnson supera la rivolta interna e ottiene l'approvazione della risoluzione di bilancio sostenuta da Trump

Il voto finito 216-214 apre la strada a tagli fiscali per 4 mila miliardi di dollari e all'aumento del tetto del debito di 5 mila miliardi. Ma la strada per un accordo finale sulle singole norme del pacchetto è ancora lunga.

Johnson supera la rivolta interna e ottiene l'approvazione della risoluzione di bilancio sostenuta da Trump

Lo Speaker repubblicano della Camera Mike Johnson ha superato una significativa rivolta interna al suo partito, riuscendo a far approvare poco fa la risoluzione di bilancio sostenuta dal Presidente Donald Trump.

Il provvedimento è passato con un margine risicato: 216 voti favorevoli contro 214 contrari.

Un passo avanti verso la riforma fiscale

L’approvazione rappresenta un importante traguardo per i leader repubblicani, che ora si avvicinano sempre di più alla possibilità di far passare un imponente disegno di legge fiscale entro l'estate.

Il pacchetto prevede tagli alle tasse per un valore complessivo di 4.000 miliardi di dollari, accompagnati da un aumento del tetto del debito di 5.000 miliardi.

Una strada accidentata

Il percorso non è stato però privo di ostacoli. Ieri sera, Johnson era stato costretto a rinviare la votazione, dopo che i "falchi fiscali" all'interno della maggioranza avevano manifestato una forte opposizione.

Secondo questi ultimi, la risoluzione messa ai voti non prevedeva tagli alla spesa sufficientemente incisivi.

Alla fine, solo due deputati repubblicani — Thomas Massie (Kentucky) e Victoria Spartz (Indiana) — hanno votato contro.

Tuttavia, la tensione all’interno del partito è stata palpabile: oltre una decina di ultra conservatori avevano inizialmente minacciato di affossare la risoluzione, opponendosi in particolare a quella approvata dal Senato.

La mediazione e la svolta

Per superare l’impasse, Johnson e la Casa Bianca hanno lavorato instancabilmente nei giorni precedenti, rassicurando i membri della Camera che sarebbero stati ottenuti almeno 1.500 miliardi di dollari in tagli alla spesa.

La svolta è arrivata questa mattina, con una conferenza stampa congiunta tra Johnson e il leader della maggioranza repubblicana al Senato, John Thune.

I due hanno rilasciato dichiarazioni coordinate sul tema dei tagli, impegnandosi pubblicamente a sostenerli.

In particolare, Johnson ha promesso di includere almeno 1.500 miliardi di dollari in riduzioni di spesa.

Thune, da parte sua, ha dichiarato che il Senato è “allineato con la Camera” riguardo agli obiettivi di risparmio delineati nella risoluzione.

Pur senza un impegno formale, queste parole sono bastate a convincere gli esponenti più intransigenti del partito, anche grazie alle pressioni della Casa Bianca.

“Per la prima volta pubblicamente, il leader del Senato ha affermato che siamo sulla stessa linea tra Camera e Senato riguardo alle riduzioni di spesa”, ha commentato il deputato Andy Harris, presidente del Freedom Caucus conservatore.

Ora ha inizio il vero lavoro

Il voto favorevole sulla risoluzione di bilancio segna però solo la conclusione della prima fase del processo di riconciliazione del bilancio, la procedura che i repubblicani intendono utilizzare per trasformare in legge le priorità di politica interna dell’ex presidente Trump.

La risoluzione approvata serve da guida per i prossimi passaggi legislativi.

Ma la parte più difficile arriva adesso. I repubblicani di entrambe le camere dovranno redigere un pacchetto di legge coerente con i parametri della risoluzione, affrontando temi controversi come:

  • l’entità e la distribuzione dei tagli alla spesa;
  • la durata dell’estensione dei tagli fiscali;
  • il tetto alla deducibilità delle imposte statali e locali.

Uno dei punti più scottanti da superare sarà ottenere dalla Parlamentarian del Senato, Elizabeth McDonough, il via libera a considerare l'estensione permanente dei tagli fiscali previsti dalla riforma del 2017 ed in scadenza a fine anno, come un intervento a costo zero.

Nel caso, infatti, in cui McDonough dovesse stabilire che questa ipotesi viola la cosiddetta "Byrd Rule" del Senato – la norma che vieta al Senato di approvare leggi che possano aumentare il deficit oltre i 10 anni – la base dell'intera risoluzione di bilancio appena approvata andrebbe rivista, allungando i tempi.

Il cammino è, dunque, ancora lungo e denso di insidie politiche, ma il primo, importante passo è stato compiuto.

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