J. D. Vance difende la presenza della Guardia nazionale e dei marines a Los Angeles
Il vicepresidente statunitense sostiene che i militari restano “necessari”, nonostante il ritorno alla calma. Il governatore della California e la sindaca della città denunciano una misura politica e illegittima.

Il vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance ha dichiarato che la Guardia nazionale e i marines resteranno dispiegati a Los Angeles, nonostante l’assenza di disordini negli ultimi giorni. La decisione, presa dall’amministrazione Trump dopo le tensioni scoppiate a inizio giugno tra polizia dell’immigrazione e residenti, resta al centro di uno scontro politico con le autorità locali.
Durante una visita il 20 giugno presso il Wilshire Federal Building, Vance ha affermato che i 4.000 soldati della Guardia nazionale e i 700 marines inviati nella città “restano sempre necessari”, poiché “si teme che la situazione possa nuovamente degenerare”. Le tensioni erano esplose in seguito a una vasta operazione di arresti contro persone in situazione irregolare, che aveva suscitato proteste e incidenti violenti, soprattutto nel centro cittadino e in una località periferica.
I disordini, però, non si ripetono da almeno una settimana e la sindaca di Los Angeles Karen Bass ha revocato il coprifuoco imposto nei giorni più tesi. Anche il governatore della California Gavin Newsom ha più volte dichiarato che le forze di polizia locali erano in grado di gestire la situazione. I due politici democratici hanno condannato l’invio dei militari federali, definendolo una misura “estrema e ingiustificata” che “fabbrica una crisi”.
Tuttavia, secondo Vance, la presenza militare è stata “del tutto legittima e appropriata”, come dimostrerebbe una recente decisione della corte d’appello federale che ha confermato la legalità del dispiegamento. Il vicepresidente ha inoltre avvertito che il presidente Trump “lo rifarebbe se necessario”, annunciando nuove operazioni migratorie anche in città democratiche come Chicago e New York.
L’operazione militare decisa da Trump è senza precedenti dal 1965: l’invio della Guardia nazionale è avvenuto senza il consenso del governatore, che secondo la legge ha autorità su questo corpo militare di riserva. Sul campo, i soldati sono stati incaricati di proteggere edifici federali e agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), in un contesto che ha visto l’arresto di circa 600 persone da parte della polizia municipale e l’avvio delle prime cause giudiziarie contro una trentina di manifestanti.
Vance ha colto l’occasione per attaccare duramente Bass e Newsom, accusandoli di “incoraggiare agitatori di estrema sinistra” e di aver “facilitato la violenza e i disordini”. A suo avviso, le leggi californiane che limitano la cooperazione delle autorità locali con la polizia federale dell’immigrazione trasformano Los Angeles in una “città santuario”, contribuendo ad alimentare l’ostilità verso gli agenti federali. “Trattando la città come un santuario, Gavin Newsom e Karen Bass hanno in un certo senso dichiarato aperta la caccia alle forze dell’ordine federali”, ha affermato il vicepresidente.
L’iniziativa militare a Los Angeles si inserisce nella strategia dell’amministrazione Trump, che ha fatto della lotta all’immigrazione una priorità assoluta sin dal suo ritorno alla Casa Bianca. Il presidente ha ribadito più volte l’intenzione di procedere con l’espulsione di milioni di persone in situazione irregolare, obiettivo che ha già portato al rafforzamento dell’attività dell’ICE e all’estensione delle operazioni in vari Stati governati dai democratici.