Il Pentagono rimuove la comandante della base in Groenlandia dopo critiche alla visita di Vance
Il Pentagono licenzia il colonnello Susannah Meyers che aveva preso le distanze dalle dichiarazioni del vicepresidente sulla strategia dell'Amministrazione Trump.

Il Pentagono ha rimosso dal suo incarico il colonnello Susannah Meyers, comandante della base militare statunitense di Pituffik in Groenlandia. Il licenziamento è avvenuto dopo che Meyers aveva espresso dissenso rispetto alle dichiarazioni del vicepresidente JD Vance durante una recente visita ufficiale.
L'annuncio della rimozione del colonnello è stato dato giovedì dal Dipartimento della Difesa americano. Il portavoce capo del Pentagono, Sean Parnell, pur non avendo specificato esplicitamente il motivo del licenziamento, ha dichiarato che il dipartimento "non tollera azioni che minano la catena di comando o sovvertono l'agenda del presidente Trump". Nella comunicazione ufficiale, Parnell ha anche incluso un collegamento all'articolo di Military.com che riportava dettagli sulla vicenda.
Secondo quanto riferito da Military.com, il 31 marzo Meyers aveva inviato un'email interna al personale della base, nella quale prendeva le distanze dalle affermazioni fatte dal vicepresidente Vance durante la sua visita del 28 marzo. Nel messaggio, Meyers scriveva di aver riflettuto durante il fine settimana sull'impatto che le parole di Vance avrebbero potuto avere sul personale della base, specialmente considerando la pressione esercitata dalla Casa Bianca per acquisire l'isola artica dalla Danimarca.
"Non presumo di comprendere pienamente la politica attuale", aveva scritto Meyers, "ma ciò che so è che le preoccupazioni espresse dal vicepresidente Vance non riflettono la realtà della Pituffik Space Base". La comandante aveva inoltre aggiunto:
"Mi impegno affinché, finché avrò la fortuna di guidare questa base, tutte le nostre bandiere sventoleranno con orgoglio, insieme".
La visita di JD Vance alla base di Pituffik si era svolta in un contesto di crescenti tensioni diplomatiche, causate principalmente dalle ripetute minacce del presidente Trump di voler acquisire la Groenlandia. Il territorio, autonomo e sotto sovranità danese, è ricco di minerali strategici e situato in una posizione geopolitica cruciale nell'Artico.
Durante la sua visita, il vicepresidente Vance aveva criticato apertamente la gestione danese della Groenlandia, suggerendo che il territorio sarebbe stato più sicuro sotto il controllo degli Stati Uniti, viste le presunte minacce poste da Cina e Russia. Vance aveva inoltre accusato la Danimarca di investire insufficientemente nella sicurezza e nelle infrastrutture della Groenlandia.
Queste affermazioni avevano provocato forti reazioni da parte della Danimarca e della Groenlandia. Il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen aveva replicato dichiarando:
"Siamo aperti alle critiche, ma lasciatemi essere completamente onesto: non apprezziamo il tono con cui queste vengono espresse".
Anche il primo ministro groenlandese, Jens-Frederik Nielsen, aveva espresso disappunto, ribadendo con fermezza che "la Groenlandia non è in vendita" e definendo le avances aggressive del presidente Trump come "una minaccia alla nostra indipendenza politica".